Giovedì 24 Ottobre, aggiornato alle 9:07

Il Ministero della Cultura incrementa i vincoli sui beni culturali in terreni privati

Il Ministero della Cultura incrementa i vincoli sui beni culturali in terreni privati

“Il Segretariato regionale per la Sardegna del Ministero della Cultura ha risposto (nota prot. n. 3372 del 5 luglio 2024) alla richiesta effettuata (28 giugno 2024) dall‘associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) per una conclusione con la massima sollecitudine delle procedure di imposizione del vincolo culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) sui beni culturali esistenti su terreni privati.

I dati forniti dalla struttura regionale del Ministero della Cultura sono decisamente di grande interesse:

nell’anno 2022 sono stati emanati, da questo Segretariato Regionale e a seguito delle dichiarazioni della Commissione Regionale Patrimonio Culturale della Sardegna, n. 32 decreti di tutela archeologica e, nell’anno 2023, i decreti di tutela archeologica emanati sono stati complessivamente pari a 40.

Nei primi 6 mesi del 2024 sono stati ben 57 i decreti di tutela archeologica emanati nella Regione Sardegna“.

Il GrIG esprime il suo forte plauso: ben 129 decreti di vincolo per altrettanti beni culturali negli ultimi due anni e mezzo, dei quali addirittura 57 negli ultimi sei mesi.

Una riprova dei fatti concreti che sostanziano il rilevante allarme degli uffici sardi del Ministero della Cultura per “la situazione di preoccupante criticità per la tutela paesaggistica e monumentale della nostra Regione, causata dalla rilevante e diffusa richiesta di autorizzazioni per la realizzazione di impianti per la produzione di energia“, sebbene l’imposizione dei vincoli culturali non possa “essere certamente considerata risolutiva“.

Risolutiva no di certo, tuttavia fondamentale per un’efficace tutela del territorio, perché la presenza di beni culturali di titolarità privata tutelati con vincolo culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) costituisce garanzia per l’applicazione delle norme di salvaguardia vigenti.

Si ricorda, infatti, che l’art. 6, comma 1°, del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in relazione all’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili è stata individuata una “fascia di rispetto … determinata considerando una distanza dal perimetro di beni sottoposti a tutela (ambientale/paesaggistica e/o culturale, n.d.r.) di sette chilometri per gli impianti eolici e di un chilometro per gli impianti fotovoltaici“. Successivamente, con l’art. 47, comma 1°, del decreto-legge n. 13/2023, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 41/2023, la fascia di tutela è stata ridotta a “tre chilometri” per gli impianti eolici e a “cinquecento metri” per gli impianti fotovoltaici.

Quindi, è attualmente vigente una fascia di rispetto intorno ai beni ambientali e culturali di tre chilometri per l’installazione di centrali eoliche e di cinquecento metri per centrali fotovoltaiche.

La recente giurisprudenza è stata molto chiara in materia: bisogna tener presente che il bene culturale (es. Nuraghe, Chiesa campestre, ecc.) presente in aree di titolarità privata dev’essere formalmente oggetto di provvedimento di vincolo per poter esser preso in considerazione (vds. T.A.R. Sardegna, Sez. I, 29 maggio 2024, n. 414), in quanto per il solo “patrimonio culturale di proprietà pubblica è previsto un sistema di tutela che può definirsi reale in quanto vige una presunzione di interesse storico ed artistico ai sensi del D.Lgs. n. 42 del 2004, art. 12, comma 1 (Cass. Civ., Sez. II, ord. 17 ottobre 2023, n. 28792)“.    Bisogna anche tener presente che “una volta esaurita la fase di consultazione, il Ministero dell’Ambiente è tenuto a concludere l’iter procedimentale entro termini precisi – che riguardano tanto l’adozione del provvedimento finale quanto le fasi prodromiche- scaduti infruttuosamente i quali dovrebbe attivarsi il potere sostitutivo” (T.A.R. Sardegna, Sez. II, 3 giugno 2024, n. 436), per cui i tantissimi procedimenti di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) attualmente in corso potrebbero esser conclusi in tempi brevi.

La situazione attuale è decisamente gravissima e non sarà, purtroppo, fermata dalla legge regionale sulla c.d. moratoria, la legge regionale 3 luglio 2024, n. 5.

In Sardegna, le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 30 giugno 2024 risultano complessivamente ben 824, pari a 54,39 GW di potenza, suddivisi in 547 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 23,82 GW (43,81%), 248 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 16,72 GW (30,73%) e 29 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica  a mare 13,85 GW (30,90%).

54,39 GW significa quasi 30 volte gli impianti oggi esistenti in Sardegna, aventi una potenza complessiva di 1,93 GW (i 1.926 MW esistenti, di cui 1.054 MW di energia eolica a terra + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna, 2021).

Un’overdose di energia che non potrebbe esser consumata sull’Isola (che già oggi ha circa il 38% di energia prodotta in più rispetto al proprio fabbisogno), non potrebbe esser trasportata verso la Penisola (quando entrerà in funzione il Thyrrenian Link la potenza complessiva dei tre cavidotti sarà di circa 2 mila MW), non potrebbe esser conservata (a oggi gli impianti di conservazione approvati sono molto pochi e di potenza estremamente contenuta).

Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti).

La Soprintendenza speciale per il PNRR, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “nella regione Sardegna è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) tale da superare già oggi di ben 7 volte quanto previsto come obiettivo da raggiungersi al 2030 sulla base del FF55, tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto” (nota Sopr. PNRR prot. n. 27154 del 20 novembre 2023 e nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024).

Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.

Questa autentica sciagura può essere evitata anche con il vincolo di Nuraghi, Domus de Janas, Chiese campestri, Tombe dei Giganti, ruderi minerari attualmente su terreni privati.

E gli uffici sardi del Ministero della Cultura stanno facendo un gran lavoro positivo in proposito” chiude la nota p. Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) Stefano Deliperi


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