La vegetazione di Alghero, la macchia mediterranea
La composizione della flora sarda è costituita da circa 2.000 specie botaniche caratterizzate da xerofile (piante che prediligono i climi aridi) provenienti dall’Africa e dal Mediterraneo occidentale, poco rappresentate risultano le specie montane. L’evoluzione della flora sarda è strettamente legata alle vicende climatiche e geologiche dell’isola: l’isolamento geografico di molte specie ha determinato un differenziamento dal punto di vista genetico e morfologico dando origine ad endemismi. Gli endemismi sono specie vegetali che possono essere considerate uniche, poiché la loro localizzazione geografica è limitata ad aree molto circoscritte, quali ad esempio una montagna, un tratto particolare di costa, un isola ecc. Un’indagine sulla flora italiana condotta nel 1990 dalla Società Botanica Italiana e dal WWF Italia su incarico del Ministero dell’Ambiente, ha censito 930 specie endemiche, pari al 16%, del totale. Esse sono concentrate soprattutto nelle Prealpi lombarde, Trentine e Venete, sulle vette appenniniche e lungo le coste, in particolare, meridionali e insulari.
LA MACCHIA MEDITERRANEA
Con il termine macchia mediterranea si intende una formazione sempreverde di altezza inferiore ai 4 metri. Quest’ultima presenta una struttura complessa la cui composizione floristica risulta variabile con una diffusione nelle zone caldo-aride con inverni miti ed estati con quasi assenza di piogge. La diversa altezza dei componenti floristici e il diverso grado di copertura del suolo determinano alcune suddivisioni della macchia di tipo strutturale-fisionomico. Fanno parte della macchia specie con foglie rigide, coriacee, sclerofilliche.
I principali elementi costitutivi sono:
Lentisco (Pistacia lentiscus)
Rosmarino (Rosmarinus officinalis)
Alloro (Laurus nobilis)
Fillirea (Phillyrea latifolia)
Corbezzolo (Arbutus unedo)
Oleastro (Olea europea var. sylvestris)
Euforbia arborea (Euphorbia dendroides)
Palma nana (Chamaerops humilis)
Ginepri (Juniperus oxycedrus; J. phonicea)
Mirto (Myrtus communis)
Cisti (C. monspeliensis, C. salvifolius, C. incanus)
Alaterno (Rhamnus alaternus)
Calicotome (Calycotome villosa e spinosa )
La macchia mediterranea ha una funzione importantissima per la difesa e per favorire i processi di formazione del suolo, assicurando un’efficace regolamentazione idrogeologica. Inoltre la macchia rappresenta uno stadio di evoluzione progressiva verso la formazione forestale di leccete.
LA GARIGA
Il termine Gariga deriva probabilmente dal celtico carra usato per designare la pietra. Diventò Gariga in provenzale, parola usata sia per il leccio che per la quercia spinosa.
Pertanto il legame tra pietraia e questa piccola quercia mediterranea si evidenzia anche nell’evoluzione linguistica.
In apparenza arida e inospitale essa accoglie un’incredibile ricchezza vegetale e animale.
La Gariga è una formazione tipica dei substrati calcarei ed ha origine dalla degradazione delle foreste primarie di lecci, querce e ginepri che caratterizzavano i paesaggi mediterranei.
FRA LE SPECIE PRESENTI:
Centaurea horrida
Astragalus massiliensis
Helychrysum microphyllum
Euphorbia pithyusa
Limonium nynphaeum
Erodium corsicum
Senecio leuconthemiflolius
La fauna
La fauna presente nel territorio del Parco regionale di Porto Conte è caratterizzata da numerose specie di importanza nazionale e internazionale.
Tra gli anfibi sono presenti: il Discoglosso, il Rospo smeraldino e la Raganella sarda.
Tra i rettili sono presenti: il Tarantolino, l’Algiroide nano, la Lucertola tiliguerta, la Biscia dal collare, la testuggine comune.
Tra i mammiferi sono presenti: il Daino, il Muflone, la martora, il Gatto selvatico, la Volpe, il Cinghiale, il Topo quercino, il Mustiolo, la Lepre e la Donnola. Mentre all’interno della foresta demaniale dell’ Arca di Noè circa 30 anni fa sono stati introdotti asinelli e cavalli dell’Asinara. Un problema sempre maggiore negli ultimi anni riguarda la presenza di fauna selvatica, tra cui daini e cinghiali, che rappresentano un pericolo per le coltivazioni locali.
Alcune di queste specie, come il Daino, sono state reintrodotte di recente dall’uomo dopo la loro estinzione. Ricordiamo che il toponimo della penisola di Capo Caccia deriva dall’abbondante fauna e dalle conseguenti battute di caccia che anticamente si svolgevano in quest’area; ma l’intervento dissennato dell’uomo con un prelievo venatorio eccessivo ha portato all’estinzione diverse specie animali. Inutilmente, nel 1956 a Copenaghen, l’UICN “raccomandava la tutela dell’importantissima fauna sarda costituita quasi integralmente da endemismi, fra cui il daino di Sardegna ormai divenuto rarissimo”. Si sa poi come andò a finire la storia. Negli anni ’70 il daino si estinse a causa del bracconaggio. L’altra scomparsa eccellente è la foca monaca (Monacus monacus) di cui non si registrano più avvistamenti dagli anni Sessanta.
Decisamente più comuni altri uccelli come le colonie di Berte maggiori e minori,i gabbiani corsi, il Falco Pellegrino e i piccioni selvatici e ancora la Poiana,i Barbagianni e il Corvo imperiale, questi ultimi avvistabili principalmente a Capo Caccia e Punta Cristallo.