I requisiti richiesti alle strutture sanitarie private autorizzate e private convenzionate, ha quindi ricordato la presidente della UAP, gravano “sulle nostre spalle almeno il 20-30%, perché ogni sei mesi abbiamo dei controlli serratissimi”. All’interno delle farmacie, intanto, non ci sono medici specialisti “capaci di eseguire gli esami e rilasciare i relativi referti. Il farmacista non ha le competenze tecniche per eseguire o poi leggere un elettrocardiogramma- ha sottolineato ancora Giorlandino- né tantomeno qualsiasi ulteriore attività diagnostica. Ci si chiede a cosa serva consentire alle farmacie, non a norme e non autorizzate, di effettuare esami a costi maggiori di quelli che rimborsa il Servizio sanitario nazionale, che per di più poi devono essere interpretate dai medici di base o dalle strutture sanitarie convenzionate”.
A chi giova allora, si è chiesta la presidente UAP, questo “farraginoso e inutile giro, dove peraltro nessuno si assume la responsabilità civile e penale di un eventuale errore diagnostico? Da dove arrivano poi i fondi elargiti alle farmacie? Le farmacie non rientrano nel Cup nazionale, né tantomeno sono abilitate alla registrazione dei dati sui portali nazionali, mentre le strutture autorizzate private e convenzionate private, che esercitano una vera medicina del territorio, si dovevano tagliare dell’80% i rimborsi per mancanza del fabbisogno. Tutto ciò rischia di essere unamera speculazione economica a danno dei costi e della salute degli italiani”. L’Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità Privata, ha fatto sapere infine Giorlandino, ha indetto per il prossimo 27 settembre a Roma, presso il Teatro Brancaccio, un evento-manifestazione “per denunciare le grandi incongruità che stanno accadendo”.