Sabato 27 Luglio, aggiornato alle 19:58

Alghero – “Siamo genitori di un bambino autistico, nostro figlio chiede di poter giocare a pallone: aiutateci”

Alghero – “Siamo genitori di un bambino autistico, nostro figlio chiede di poter giocare a pallone: aiutateci”

“Ciao a tutti. Siamo i genitori di un bambino autistico. Nostro figlio ama il calcio. È tifosissimo e negli ultimi anni vorrebbe tanto iscriversi in una squadra cittadina, anche solo per allenarsi. Come tante mamme, felice di esaudire la sua richiesta, lo scorso anno sono andata in alcune società sportive di Alghero a chiedere se fosse possibile iscriverlo, ma purtroppo la risposta è stata “no”. Quest’anno ha continuato a chiedermi di voler andare, come tanti suoi amici, ma, nelle stesse società, la risposta è stata sempre “no”. Da mamma, chiedo un consiglio a voi, perché mio figlio, che è un ragazzino autonomo e tranquillo e che, come tanti coetanei, ha una passione , non può esaudire il suo desiderio? Quando mi chiede:” Mamma perché non mi fai iscrivere a calcio”?
Ecco, qua vi chiedo aiuto, secondo voi, che cosa dovrei rispondergli?

La richiesta legittima di una mamma, impotente a rispondere alle legittime richieste di un bambino di 14 anni, diventano di colpo un atto di accusa, e si rivolge pubblicamente a chiedere aiuto attraverso un post su Fb (LEGGI).
E’ una denuncia a un sistema, quello dello sport in genere, e su tutti il calcio, che distratto, punta soprattutto nel far scuola con i normodotati. Troppo impegnativo tenere un giovane autistico sebbene autonomo e tranquillo.  Eppure sarebbe il momento e l’opportunità per rescindere i fili di un modo di comportarsi che si è strutturato per escludere.
Da anni, tanti, si parla di inclusione, di progetti e politiche che mirino all’integrazione dei giovani con disabilità, e alla prova dei fatti si prende atto che se ne parla e basta. Oggi, subito, magari da domani, è il caso che, chi di dovere, prende coraggio e interrompa un modus operandi che non certifica il bene essere di una società. E si spera che sia un Presidente e un dirigente, che si faccia carico dell’onere di prendersi in carico questo ragazzo, dar lui la possibilità di correre, inseguire un pallone e tornare a casa sconvolto dalla fatica, ma felice. E la sua felicità contagerà anche quella di sua madre, e della sua famiglia, incapace sino a oggi, di soddisfare le legittime richieste di un giovane che altro non chiede che poter giocare a pallone.
Una aspirazione che la nostra città, composta da tante persone sensibili e attente, soprattutto, nel mondo dello sport, non può far cadere nel nulla. Sapere che taluni lo hanno rifiutato, sebbene con eleganza, è una sconfitta incommensurabile, perché è stata persa l’occasione per dimostrare, con i fatti, di capire, che il mondo che ci sta attorno si compone anche di persone  diverse, che non possono essere un problema che investe solo la famiglia, ma è la collettività che deve poter contribuire  a farsene carico, chiedendo anch’essa, senza ombra di smentita, il dovuto sostegno, che non deve mancare,  alle istituzioni. Questo è fuori di dubbio.


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