“Adesso possiamo dirlo: siamo pronti a vivere e condividere con voi l’inaugurazione dell’estate 2023 del Baretto di Porto Ferro. Sarà una inaugurazione speciale, perché quest’anno durerà tre giorni e perché questo non si tratta di un semplice inizio di stagione: sarà la festa per i nostri vent’anni di attività. Ce la meritiamo, ma vogliamo condividerla con chi in questi 20 anni è stato al nostro fianco, ci ha scoperto, ed ha guardato il sole calarsi nella baia insieme a noi“. Così Danilo Cappai, uno dei volani che negli anni ha animato e illuminato il Baretto di Porto Ferro. Sorride con un certo luccichio negli occhi nel parlare dei 20 anni di una attività che, superata la maggiore età, naviga spedita verso la piena maturità.
Tutto bellissimo già prima di esplodere in un ventennio di musica e festival dedicato al tramonto alla luna e alla “Dea”, in brindisi e Surf Camp e party da spiaggia memorabili, nella piena attuazione di mission orientate alla socialità, all’integrazione e all’inclusione, nelle collaborazioni nel segno del surf e della green life, nella consapevolezza che anche su una spiaggia incastonata tra rocce, spazzata dal vento e lontana dalla strada è possibile costruire qualcosa di unico. Di meritevole. E di duraturo. Nel 2009 nasce il logo del Baretto griffato Antonio Fadda. Il Surf Camp è l’origine di tutto, di quella magia che si sente circondati da amici davanti al tramonto: non riesci a spiegarlo con le parole, ma che c’è.
“Tre giorni di festa, in cui racconteremo il passato e presenteremo le proposte della nuova stagione. Tre giornate di mostre fotografiche, tre giorni di musica, tre giorni di incontri, tre giorni di presentazione delle collaborazioni che ci hanno accompagnato e ci accompagneranno per tutta l’estate. E si, tre giorni di amore: amore per le cose, l’arte, la natura, le persone e il lavoro che facciamo – spiega Cappai –. Diversi eventi in calendario lungo un cartellone musicale costruito attraverso un percorso che attraversa due decenni e quelle che definisco tre grandi ere: il paleozoico, il triennio 2003-2006, l’età del reggae; gli anni dal 2007 al 2014, la consapevolezza e l’homo erectus, l’età del rock e il dj set di Pau dei Negrita, Sikitikis, Giorgio Canali, Salmo al tempo degli Skasico, Bunna e tanta scena sarda; il 2015 – 2023 ovvero l’età moderna, quella in cui il Baretto diventa faro riconoscibile all’orizzonte e fioriscono i nostri festival“.
L’età del reggae. Il 15 agosto 2003 si celebra il primo PortoFerrAgosto della storia del Baretto. Solo il maestrale, nemmeno il Covid, ha interrotto la tradizione ferragostana sulla baia. “L’idea arrivò da Davide Merlini. All’epoca aveva i dread lunghi sin sotto le ginocchia. Il Baretto era sconosciuto, Porto Ferro un posto sperduto. Facciamo il ferragosto, dice. Arriva una marea di gente, non ce la saremmo mai aspettata. La marea, quella vera, arrivò quel giorno sin dietro al bancone. La risacca però non portò via il nostro piccolo grande successo. In quegli anni oltre al levare, oltre a Dj Merlini, bazzicava Porto Ferro un giovane autore e cantante: gli incroci astrali che partivano proprio dal Baretto e lì poi riportavano, probabilmente alimentarono lo spirito che generò il formarsi dei Primo Chef del Cosmo la cui giovane era appunto Pasquale Demis Posadinu“.
L’età del rock. “Capiamo che nella baia si poteva provare a fare sul serio. Che si potevano proporre al pubblico belle cose, alternative e speciali. Nel 2007 si sceglie di organizzare un evento per il primo maggio, migliaia di persone ed una piccola Woodstock sul mare: una scommessa giocata a occhi quasi chiusi e vinta, vinta in Sardegna“. Quel 2007 – racconta una leggenda che sa di realtà – è figlio dell’impegno di una ventina di giovani nulvesi tra i 20 e i 25 anni. “La cucina sfornò panini dalle 11 del mattino a mezzanotte, a ritmo continuo. Ai Primochef servivano alcune migliaia di euro per girare un video in pellicola con Lorenzo Vignolo già al top con Baustelle e Subsonica: organizzammo la festa assieme. Decine di gruppi underground si esibirono su un palco che per fortuna non era un palco e per questo non serviva il collaudo che, altrimenti, avrebbe fatto saltare tutto. Il Baretto era il nostro palco fronte mare: la Polizia Municipale lo appurò e andò via. Andammo oltre ogni più rosea aspettativa. chiedemmo 10mila lattine di birra. Un solo fornitore si fidò di noi. Ne vendemmo 9978“. Da allora in avanti – covid a parte – nessuna pausa, declinando il tutto oltre che sul fronte musicale anche su quello sportivo.
L’età moderna. Le stagioni che vanno dal 2015 al 2023. Tempi moderni che coincidono purtroppo con la chiusura di un campeggio speciale, il Surf Camp, da cui tutto come già sottolineato ebbe origine. “Un campeggio unico in Sardegna. Un campeggio dedicato ai minori di tutte le età e provenienze, culture ed estrazioni sociali“. Quel periodo però coincide con il consolidamento dell’identità: tutti i festival e gli appuntamenti fissi nascono in questo frangente – Girl Surf Power, Dea, Blues Sunset, Vibes & Waves, BarettOnair e #beatforBitti -, e si apprestano a vivere il loro prossimo futuro.
Eppure tutto era iniziato “appena” 20 anni fa, là dove tutto era selvaggio e sconosciuto ai più.