“Recentemente è comparso sugli organi di informazione nazionali un articolo dedicato alla nostra Alghero e particolarmente incentrato sul ruolo del Parco di Porto Conte. Da sempre ritengo questa risorsa del territorio fondamentale per lo sviluppo economico e la difesa dell’ambiente, ma da qui a presentare la gestione dell’Ente come l’esempio di ineccepibile amministrazione, ne passa. Andiamo con ordine a contestualizzare questa affermazione. Parliamo per prima cosa dell’Area Marina Protetta di Capo Caccia – Isola Piana. Questa viene gestita dalla stessa dirigenza dell’azienda speciale Parco di Porto Conte. L’area Marina rappresenta un paradiso fragile, turbabile e corruttibile dalle attività umane, tanto da dover meritare lungimiranza nelle scelte strategiche e gestionali. Tuttavia essa viene turbata dall’attività di pesca illecita e dalla dispersione di rifiuti o attrezzi da pesca abbandonati. Ad oggi uno dei pochi interventi posti in essere dall’Ente gestore risulta intrapreso sul solco del programma PO FEAMP 2014-2020 e consiste principalmente nell’attività di recupero di rifiuti, nonché nel monitoraggio del pescato, che coinvolge la piccola pesca locale. Nello specifico le unità censite e autorizzate ad operare nella AMP, vengono invitate a partecipare, se in possesso di alcuni requisiti, ad un’attività che abbina la pesca a quella di recupero di rifiuti, raccolti nella stessa occasione. Per tale operazione è stabilito anche un consistente trattamento economico, articolato come rimborso spese. Orbene, valutata anche la pia intenzione da parte dell’Ente gestore, tutto questo appare ben poca cosa, nonché un sistema ingestibile che vede la ben prevedibile difficoltà di verificare la tracciabilità del rifiuto come recuperato effettivamente dalle acque. Lo stesso rimborso parrebbe svincolato dalla quantità di materiali ripescati, non incentivando quindi il professionista a massimizzare l’attività di recupero. Al di là di questo urge una ben più ampia riflessione. L’AMP rappresenta un’ampia zona di ripopolamento, consistendo in una sorta di bacino zoologico, indispensabile per assicurare la salvaguardia del mare locale e quindi della pesca professionale. L’art. 4, comma 7 lett. G), del D.M. 20 settembre 2002 (istitutivo dell’AMP), consente l’attività professionale disciplinata dall’Ente gestore con gli attrezzi della piccola pesca, compatibilmente alle esigenze dell’area tutelata. Proprio quest’ultima precisazione spingerebbe a considerare, viste le criticità della zona, provvedimenti coraggiosi ma indispensabili quali la costituzione di una zona di riserva integrale su tutta l’estensione dell’AMP. Tale provvedimento anche se non permanente sarebbe auspicabile almeno per stagioni di pesca alternate o per periodi biennali, in modo da allentare la pressione delle catture e incentivare esclusivamente le attività di recupero dei rifiuti, nonché degli attrezzi da pesca abbandonati. Continuando nella disamina volta a porre il dubbio che forse non è tutto oro ciò che giornalisticamente viene fatto luccicare, parliamo del secondo punto critico: la filiera cerealicola patrocinata dal Parco. Qual è il ruolo esercitato dall’azienda speciale? Un ruolo assolutamente attivo nella filiera. Essa acquista in proprio il grano prodotto, provvedendo alla commercializzazione successiva. A modesto avviso è proprio questo il punto critico del sistema. Il pubblico si assume un rischio di impresa che altera il mercato stesso. Al contrario sarebbe stato auspicabile la formalizzazione di un consorzio di produttori che, con il vantaggio del marchio Parco di Porto Conte, provvedesse da sé alla rivendita del prodotto, ideando anche investimenti volti alla trasformazione in proprio della risorsa. In Sardegna esistono altri esempi in questo senso, con dimensioni ben maggiori dei circa 50 Ha di media che vedono la base della produzione cerealicola del Parco. Sarebbe opportuno, ora che viene celebrato il terzo raccolto, conoscere il reale peso dell’operazione nell’economia locale! Parimenti, sapere se l’intera produzione di grano ha visto la conseguente lavorazione in farina e questa in prodotti lavorati. In ultima analisi, in merito alla recente notizia data dai consiglieri di opposizione del M5Stelle, sulla quale si svolgono ancora dei necessari approfondimenti, voglio dire con forza che non si permetterà mai che il Parco venga usato per l’edificazione di ville ed alberghi!
Nota a firma del Dott. SPANO Giovanni Baldassarre, candidato nelle liste del PSd’AZ nelle amministrative 2019 e incaricato per la formazione del programma di coalizione.