Sabato 27 Luglio, aggiornato alle 19:58

Habitat Imprese – Isola ancora poco “sostenibile” per lo sviluppo delle imprese: quart’ultimo posto in Italia

Habitat Imprese – Isola ancora poco “sostenibile” per lo sviluppo delle imprese: quart’ultimo posto in Italia

HABITAT IMPRESE – Isola ancora poco “sostenibile” per lo sviluppo
delle imprese: quart’ultimo posto in Italia. Lo dicono i 22 indicatori
sardi su sostenibilità, economia e società. Fabio Mereu e Daniele
Serra (Presidente e Segretario Confartigianato Sardegna): “PNRR e Just
Transition Fund occasioni irripetibili ma attuare anche il regime di
Insularità”.

La Sardegna continua a essere una regione ancora insufficientemente
“sostenibile” dal punto di vista ambientale, economico e sociale, per
la nascita, la crescita e lo sviluppo delle imprese. L’Isola, infatti,
è al quart’ultimo posto nella classifica nazionale per l’habitat delle
attività produttive.

Lo dimostra uno studio dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese
Sardegna che, attraverso un Indice, ha misurato il posizionamento dei
territori regionali rispetto ai tre pilastri della sostenibilità,
ambientale, economica e sociale; il calcolo ha considerato
l’attivazione delle pratiche sostenibili delle imprese e in
particolare delle micro e piccole e le condizioni di contesto e di
habitat che favoriscono la sostenibilità dell’economia del territorio.
L’analisi ha messo in serie i dati Aci, Banca d’Italia, Enea,
Eurostat, Inail, Inps, Istat, Terna e UnionCamere-Aspal del 2023.

“Sono tre i “pilastri” di cui una azienda ha necessità per nascere,
crescere e svilupparsi: se questi fattori non sono forti e allineati,
l’attività imprenditoriale fa fatica a reggere – commenta Fabio Mereu,
Presidente Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – nonostante
gli sforzi fatti negli anni il nostro territorio risulta ancora poco
adeguato e attrattivo per sostenere uno sviluppo economico, ambientale
e sociale che possa competere alla pari con il resto dell’Europa”. “Il
PNRR o il Just Transition Fund rappresentano occasioni imperdibili per
“resettare” il sistema Sardegna – continua Mereu – e creare le
condizioni per la competitività di tutte le imprese, senza alcun
pregiudizio legato alla loro dimensione, puntando su digitalizzazione,
infrastrutture efficienti, transizione green”. “Un sostegno a questo
squilibrio potrebbe arrivare con la concretizzazione dell’Insularità
perché l’Isola ha necessità urgente di una condizione migliore
rispetto a quella che vive da 70 anni a questa parte – prosegue il
Presidente – non la richiesta di privilegi o scorciatoie, ma solo la
necessità di avere le stesse possibilità di crescita, di sviluppo, di
pari diritti e opportunità che, da sempre, che hanno altre imprese di
altri contesti”. “Gli imprenditori non vogliono assistenzialismo –
aggiunge Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato
Sardegna – chiedono solo di essere messi in grado di competere a pari
regole con il resto delle realtà europee e del Mediterraneo. Quindi
via i gap, come quelli legati del credito, della competitività, della
burocrazia, delle infrastrutture, dell’energia, dei trasporti e della
produttività, che costringono le medie, piccole e micro imprese della
Sardegna ad arrancare rispetto agli altri competitor”.

L’Indice di Confartigianato sintetizza 22 indicatori nei tre ambiti
della sostenibilità. In particolare, la sostenibilità ambientale viene
valutata mediante 8 indicatori (per esempio dalla quota di MPI che
svolgono azioni di sostenibilità ambientale alla produzione di energia
elettrica da fotovoltaico per arrivare alla quota di imprese che fanno
formazione per il personale in ambito green) la sostenibilità
economica con 6 indicatori (dalla quota di imprese che fanno
investimenti digitali alla spesa per ricerca e sviluppo fino alla
qualità del credito) e la sostenibilità sociale con 8 indicatori (il
peso dei dipendenti donna, il peso dell’occupazione delle aree
interne, il tasso di occupazione femminile e i dipendenti junior).

Il territorio regionale che presenta un habitat più sostenibile
risulta il Trentino-Alto Adige con un indice pari a 696; seguono Valle
d’Aosta con 652, Friuli-Venezia Giulia con 634, Lombardia con 630 e
Veneto con 626. Al contrario, all’ultimo posto troviamo la Sicilia con
394, al penultimo il Molise con 424 e, al quart’ultimo la nostra
regione con 453.

L’analisi per ambito evidenzia che per sostenibilità ambientale la
migliore posizione è quella del Trentino-Alto Adige con un indice pari
a 673 e superiore del 49,9% rispetto all’indice medio nazionale di
449, seguito da Valle d’Aosta con 668, Basilicata con 611, Calabria
con 551 e Campania con 545. La Sardegna occupa la settima posizione
con 526.

Per la sostenibilità economica primeggia la Lombardia con un indice
pari a 823 e superiore del 36,0% rispetto all’indice medio nazionale
di 605; a seguire si posizionano Veneto con 781, Emilia-Romagna con
768, Trentino-Alto Adige con 682 e Piemonte con 677. La Sardegna è
quint’ultima con 377.

Per la sostenibilità sociale è al primo posto il Friuli-Venezia Giulia
con un indice pari a 835 e superiore del 41,5% rispetto all’indice
medio nazionale di 590 e seguono Valle d’Aosta con 818, Toscana con
756, Trentino-Alto Adige con 733 e Marche con 709. Sardegna sempre al
quint’ultimo posto con 455.


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