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Incontro tra il Cardinale Zuppi e le imprese artigiane a Cagliari

Incontro tra il Cardinale Zuppi e le imprese artigiane a Cagliari

ETICA, IMPRESA E SOCIETA’ CIVILE – L’incontro tra il Cardinale Zuppi e
le imprese artigiane a Cagliari. L’iniziativa di ODG e UCSI con la
collaborazione di Confartigianato Sardegna. Fabio Mereu (Presidente
Confartigianato Sardegna): “Chiamati alla responsabilità di trovare un
percorso condiviso che non lasci indietro nessuno”.

C’è attesa da parte degli imprenditori artigiani della Sardegna, e del
resto delle attività produttive isolane, per l’incontro di domani
mattina, sabato 27 gennaio a Cagliari con il Cardinale Matteo Zuppi,
Presidente della CEI e Vescovo di Bologna, in occasione
dell’iniziativa organizzata dall’Ordine dei Giornalisti della Sardegna
e dall’UCSI Sardegna-Unione Cattolica Stampa Italiana, con la
collaborazione di Confartigianato Imprese Sardegna, durante la quale
si discuterà di informazione, etica, confronto generazionale e
rapporto con la società civile.

“Su questi argomenti, ma anche su altri come impresa, passaggio
generazionale e giovani, come creatori di economia siamo chiamati alla
responsabilità di trovare un percorso condiviso che non lasci indietro
nessuno – commenta Fabio Mereu, Presidente di Confartigianato Imprese
Sardegna, e relatore nella prevista tavola rotonda con le Associazioni
Imprenditoriali – per questo l’incontro con il Cardinale Matteo Zuppi
diventa fondamentale nell’aiutarci a trovare la strada su cui
camminare con lo sguardo sempre rivolto allo scopo morale del fare
attività economica, che non è il profitto in sé, ma il compimento
della vocazione di essere parte attiva nel mondo per noi stessi, le
nostre famiglie, i collaboratori, le comunità”. “Da noi artigiani e
piccole imprese l’economia diventa persona, il nostro capitale non è
il denaro da investire e accrescere da ogni costo, ma è la persona
nella sua integralità – prosegue Mereu– per questo siamo tutti
chiamati ad una responsabilità enorme, sfidante ma doverosa:
collaborare, fare comunità, camminare insieme, fare sistema,
scambiarci le conoscenze e, soprattutto, non darci mai per vinti”.

Questi sono anche i temi trattati nel Quaderno, edito da Fondazione
Germozzi Confartigianato e che verrà distribuito ai partecipanti
all’evento, dal titolo “Spirito Artigiano, un’Idea di Paese”, che
raccoglie una serie di articoli/riflessioni sulle sfide e sulle
opportunità che attendono gli imprenditori artigiani e la società
civile, per affrontare con più responsabilità un’era di trasformazioni
senza precedenti.

“Il nostro plauso e il ringraziamento per aver realizzato questo
confronto di tale portata – conclude il Presidente di Confartigianato
Sardegna – va al Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della
Sardegna, Francesco Birocchi, e al Presidente dell’Unione dei
Giornalisti Cattolici della Sardegna, Andrea Pala, e a tutte e tutti
coloro che hanno partecipato alla sua organizzazione”

L’iniziativa, in cui avvio è previsto alle ore 9.00, si svolgerà
presso l’Aula Magna del Seminario Diocesano (via Monsignor Cogoni 9).

La riflessione del Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna,
Fabio Mereu, dal titolo “Il mondo artigiano a confronto con la
società: il dialogo con il Cardinale Matteo Zuppi”, in occasione
dell’incontro con il Presidente della CEI.

Le nostre imprese non sono solo luoghi di lavoro, sono comunità. Siamo
legati da una passione comune per il nostro mestiere e da un impegno
verso il benessere della nostra comunità. Nel tessuto sociale delle
nostre realtà, gioca un ruolo fondamentale la nostra responsabilità
verso coloro che ci circondano. Lavoriamo non solo per il nostro
guadagno, ma anche per il beneficio di chi vive e lavora accanto a
noi.

Siamo i produttori del PIL sociale. Non possiamo infatti dimenticare
che alla base del nostro essere impresa ed anche del nostro essere
Associazione di rappresentanza, vi è la centralità della persona in
ogni contesto, che comporta per noi la “vocazione” a realizzare in
ogni ambiente un approccio integrale all’uomo. Senza questo approccio,
anche il nostro lavoro, anche la nostra azienda finiscono per essere
compromessi, per avere un respiro breve, per essere vulnerabili.

Negli ultimi anni il sistema produttivo sardo ha affrontato durissime
sfide che hanno messo a serio rischio le fondamenta del “fare impresa”
e che si sono ripercosse sulle comunità e sulle famiglie. E parliamo
di pandemia e venti di guerra, condizione aggravata dalla crescente
preoccupazione per una condizione climatica ed ambientale che
coinvolge ed interroga tutti. Proprio in questi frangenti così
difficili e che ci pongono tante domande, è indispensabile stringersi
ai principi che animano la nostra azione e che mettono al centro la
Persona, la sua dignità, la sua realizzazione.

Per questo l’incontro con il Cardinale Matteo Zuppi servirà ad
aiutarci a trovare la strada su cui camminare con rinnovato coraggio
per superare questi scogli, pur operando nella praticità e concretezza
della vita quotidiana. Concentrandoci quindi sul nostro lavoro, ma con
lo sguardo sempre rivolto allo scopo morale del fare impresa, che non
è il profitto in sé, ma il compimento della vocazione di essere parte
attiva nel mondo per noi stessi, le nostre famiglie, i collaboratori,
le comunità.

Quando parliamo di economia, dobbiamo considerare non solo il nostro
profitto, ma anche la sostenibilità. Abbiamo la responsabilità di
preservare le risorse, di adottare pratiche che rispettino l’ambiente
e di contribuire a una crescita economica equa. Solo attraverso
un’economia etica possiamo garantire un futuro prospero per le
generazioni a venire.

I giovani, in particolare i cosiddetti NEET, meritano la nostra
attenzione e il nostro sostegno. Dobbiamo creare opportunità di
apprendimento e di lavoro per loro, ispirarli a intraprendere percorsi
che valorizzino le loro passioni e talenti. Sono il nostro futuro, e
investire in loro significa investire nel tessuto stesso della nostra
comunità.

Il lavoro, per noi artigiani, va oltre la produzione di beni. È
un’arte, è dedizione, è un impegno quotidiano. Dobbiamo valorizzare
non solo il prodotto finito, ma anche il processo che porta alla sua
creazione. Ogni pezzo che realizziamo ha una storia, e questa storia è
fatta di mani laboriose, di tradizioni tramandate e di un impegno che
va oltre il semplice assemblaggio.

Poi c’è il passaggio generazionale. È un momento cruciale nella vita
di ogni impresa. Dobbiamo essere pronti a passare il testimone con
saggezza, a condividere le nostre esperienze e a lasciare uno spazio
per l’innovazione. Il passaggio generazionale non è solo una questione
di eredità economica, ma anche di valori, di cultura e di identità.

La persona deve, e dovrà, stare sempre di più al centro della società
con l’obiettivo di ritrovare il senso dell’essere donne e uomini e
imprenditrici e imprenditori profondamente impegnati nella costruzione
del bene comune e di un benessere non effimero. Questo anche in
relazione alle necessità di integrarsi in quella che è stata chiamata
la “Megamacchina” dell’economia mondiale che fa nascere macroregioni
economiche, che genera la globalizzazione, la comunicazione mondiale,
la nuova tecnologia e tutto il resto. Una tale società planetarizzata,
chiamata tempo fa società liquida sempre meno dotata quindi di punti
solidi di riferimento, non è più in grado di preservare l’autonomia e
la sovranità delle persone.

In tutto questo non possiamo dimenticare l’impatto che sta avendo
l’intelligenza artificiale: questa deve essere un mezzo e non il fine.
Non va temuta, ma va governata dall’intelligenza artigiana per farne
uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze,
inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che
possano copiare il sapere artigiano e simulare l’’anima’ dei prodotti
e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in
Italy”.

Occorre quindi attivare percorsi per ricostruire il rapporto attivo
del singolo con la società nel suo complesso. In questo compito
fondamentale, una risposta efficace e importante sul versante
economico e del lavoro è data dall’artigianato e dalla piccola impresa
diffusa di territorio e dal mondo associativo che la raccoglie e
rappresenta. L’abbiamo visto nella terribile crisi del Covid, quando
le imprese e le Associazioni erano rimaste tra i pochi paletti che
reggevano comunità piene di paure, dubbi, difficoltà. Da noi
l’economia diventa persona e trova così la creatività, la passione e
quella ricchezza di umanità che è il primo requisito dell’autentico
successo. Il nostro capitale, infatti, non è il denaro da investire e
accrescere ad ogni costo, ma è la Persona nella sua integralità:
imprenditore, cittadino, figlio e genitore, con la mente sempre aperta
alle innovazioni ed all’ascolto delle nuove tendenze e proprio per
questo valido maestro per le nuove generazioni. Componente attivo
della comunità, punto di riferimento per molti. In altre parole:
pietra viva della società. È un messaggio che parla alla coscienza di
tutti perché tocca temi con i quali ognuno di noi è chiamato a
confrontarsi quotidianamente. E soprattutto perché riafferma la
centralità dell’uomo quale punto di riferimento essenziale di fronte
alle grandi sfide. Uno sviluppo soltanto economico non è in grado di
liberare l’uomo, anzi, al contrario, finisce con l’asservirlo ancora
di più. Uno sviluppo che non comprenda le dimensioni culturali,
trascendenti e religiose dell’uomo e della società nella misura in cui
non riconosce l’esistenza di tali dimensioni e non orienta ad esse i
propri traguardi e priorità, ancor meno contribuisce alla vera
liberazione. Con la stessa intenzione Papa Francesco, nella sua
Enciclica Fratelli tutti del 2020 ci dice che in questo mondo che
corre senza una rotta comune, si respira un’atmosfera in cui la
distanza fra l’ossessione per il proprio benessere e la felicità
dell’umanità condivisa sembra allargarsi: sino a far pensare che fra
il singolo e la comunità umana sia ormai in corso un vero e proprio
scisma. Inoltre, la tecnologia fa progressi continui, ma come sarebbe
bello se alla crescita delle innovazioni scientifiche e tecnologiche
corrispondesse anche una sempre maggiore equità e inclusione sociale!
Insomma, siamo tutti chiamati ad una responsabilità enorme, sfidante
ma doverosa: collaborare, fare comunità, camminare insieme, fare
sistema, scambiarci le conoscenze e, soprattutto, non darsi mai per
vinti.

In conclusione, siamo custodi di un patrimonio prezioso. Le nostre
imprese artigiane sono intrecciate con la trama della società stessa.
Lavoriamo con cuore, mente e mani per costruire un futuro sostenibile,
etico e pieno di opportunità per tutti.


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