Sabato 27 Luglio, aggiornato alle 19:58

Pro su sardu, ma a beru”: appello alla politica da parte di Assemblea Natzionale Sarda

Pro su sardu, ma a beru”: appello alla politica da parte di Assemblea Natzionale Sarda

Pro su sardu, ma a beru”: appello alla politica da parte di Assemblea Natzionale Sarda con docenti e professionisti del settore per l’utilizzo del sardo e delle lingue di Sardegna in campagna elettorale.

 Parlare e scrivere del sardo senza parlare e scrivere in sardo non ha alcun senso. È come parlare di una statua di un museo che si deve tutelare, magari anche “valorizzare”, ma è e rimane come la vediamo nella vetrina del museo: immobile e senza vita.

In politica, che sia un comizio o un post social di un partito o organizzazione sarda, non si sente o si legge quasi mai una parola in sardo o in altre lingue di Sardegna.

Lo insegnano poeti, cantadores e studiosi: quando morirà la lingua sarda, morirà il popolo sardo.

Assemblea Natzionale Sarda (ANS) lancia l’appello “Pro su sardu, ma a beru” (in italiano: Per il sardo, ma per davvero)  per chiamare i politici, i partiti e i movimenti che vorrebbero governare la nostra Isola, di qualsiasi schieramento e ideologia, a una presa di responsabilità e a una dimostrazione di impegno e coerenza, chiedendo loro di utilizzare il sardo e le altre lingue di Sardegna (tabarchino, algherese, turritano e gallurese) nella loro comunicazione pubblica, che sia all’interno di comizi e dibattiti o nel mondo dei social.

Già decine di  docenti universitari, ricercatori, lavoratori del mondo dello spettacolo, sportellisti, associazioni che si occupano o si sono occupati della lingua sarda e della sua salvaguardia hanno sottoscritto l’appello. Il testo e la lista di firmatari è consultabile in sardo e in italiano sul sito di ANS a questo indirizzo: https://www.assembleasarda.org/pro-su-sardu/

 

L’OBIETTIVO

«Il fine – dichiara Riccardo Pisu Maxia, presidente di Assemblea Natzionale Sarda – è quello di contrastare una situazione nella quale la rivitalizzazione della lingua viene rivendicata da più parti e quasi sempre inserita nei programmi elettorali, ma nei fatti tali dichiarazioni si traducono spesso in iniziative poco strutturate e estemporanee o in forme di tutela che si relazionano alla lingua come fosse un oggetto privo di vitalità che viene relegato in un angolo nel quale lo si può osservare e esibire, ma che non viene utilizzato nella quotidianità. Affinché una lingua rimanga viva, è indispensabile utilizzarla nella quotidianità e a qualsiasi livello, che sia in una discussione tra amici, in un convegno universitario, in una pubblicità o in un incontro elettorale».

In vista delle imminenti elezioni e della campagna elettorale appena cominciata e che entrerà nel vivo durante le prossime settimane, il ruolo di chi si candida a governare la regione è per Assemblea Natzionale Sarda fondamentale, specie per riportare la lingua sarda nella quotidianità. In questo periodo, i vari partiti e i loro candidati saranno spesso a contatto col pubblico: creeranno manifesti, scriveranno sui social, parleranno agli elettori durante interviste, comizi, dibattiti. ANS e i firmatari chiedono che lo facciano in sardo e nelle altre lingue di Sardegna. Non una comunicazione monolingue, quindi, ma che almeno siano tenute in considerazione le lingue dell’isola, e che chi le conosce si impegni a utilizzarle.

È ormai noto che gli studi sui benefici del bilinguismo siano innumerevoli e sono note le conseguenze positive in campo cognitivo e non solo: giacché la lingua è il codice primario che veicola tutti gli altri codici culturali, lasciare che una lingua scompaia significa lasciare che sparisca l’immensa eredità culturale della comunità che la parla. Il plurilinguismo è la normalità nel mondo, e il monolinguismo è una eccezione che impoverisce una società sotto molteplici aspetti.

«Non ci limitiamo a chiedere nuove leggi che astrattamente garantiscono la tutela delle lingue minoritarie all’interno dello Stato Italiano – afferma Marco Piras, coordinatore di ANS – Le norme già esistenti – almeno in Sardegna – non hanno avuto conseguenze rilevanti sull’utilizzo del sardo e delle lingue di Sardegna. Ciò che è imprescindibile è che queste lingue vengano normalizzate e sdoganate con l’utilizzo. Prendiamo come esempio i rappresentanti delle comunità che parlano lingue minoritarie all’interno dello Stato spagnolo. Parlando le loro lingue senza vergogna, le hanno portate fin dentro il Parlamento del loro Stato e oggi si stanno adoperando affinché il diritto al loro utilizzo sia riconosciuto anche all’interno delle istituzioni europee. Galiziani, Baschi e Catalani sono un grande esempio di ciò che si può e che si deve fare.  Quello che si chiede ai politici sardi, in confronto, è un’azione molto più semplice: che usino il sardo e le altre lingue di Sardegna qui nell’Isola, con i loro elettori».

I FIRMATARI

Hanno già sottoscritto all’appello, tra gli altri, diversi docenti e ricercatori delle Università di Cagliari, di Sassari, ma anche di atenei esteri (Venezia, Amsterdam, Edimburgo, Cambridge e altri ancora), nonché ricercatori, sportellisti, associazioni e altri professionisti della lingua sarda. Nelle prossime settimane, ANS continuerà a diffondere l’appello e a portare avanti la raccolta firme che verrà presentata ai candidati nelle prossime settimane – quando la campagna elettorale entrerà nel vivo – chiedendo loro di assumersi questa responsabilità nei confronti di tutti i sardi e le sarde e delle loro lingue. Assemblea Natzionale Sarda verificherà passo passo che la classe politica sarda tenga fede a tale impegno.

 

 

 


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