Venerdì 26 Luglio, aggiornato alle 19:58

Ampliamento della fabbrica delle bombe RWM: nessun colpevole ma restano gli abusi

Ampliamento della fabbrica delle bombe RWM: nessun colpevole ma restano gli abusi

Ampliamento della fabbrica delle bombe RWM:
nessun colpevole ma restano gli abusi.
L’assoluzione dei nove imputati del processo RWM non cancella i numerosi abusi edilizi
commessi nel corso dell’ampliamento dello stabilimento di Domusnovas–Iglesias e, per
fortuna, neppure li sana.
La Procura di Cagliari, con una inchiesta avviata nel 2019, ha cercato di stabilire se vi
fossero responsabilità penali legate agli abusi commessi, e per questo, nel 2022, ha chiesto
il rinvio a giudizio dei vertici aziendali oltre che di alcuni tecnici che avevano lavorato ai
progetti di ampliamento e di alcuni funzionari comunali che ne avevano rilasciato le
autorizzazioni edilizie. L’inchiesta aveva esaminato ben 84 pratiche edilizie, nelle quali il
progetto complessivo di ampliamento era stato frammentato tra il 2016 e il 2019, ravvisando
numerose lacune e irregolarità, da cui le accuse di falso (art. 483 e 479 cp) e abuso edilizio
(art. 44 D.P.R. n. 380 del 6/6/2001) rivolte agli imputati.
Il limite della sentenza di ieri, ma soprattutto dell’inchiesta condotta dalla Procura di Cagliari
è quello di non essere riusciti a trovare i colpevoli degli abusi. Attenderemo le motivazioni
della sentenza per saperne di più.
Certo è inquietante che non sia stato possibile individuare nessun responsabile per un
ampliamento realizzato abusivamente in un’area che, in buona parte, non ha neppure una
destinazione industriale, tutelata dal Piano Paesaggistico Regionale e inserita nel Parco
Geominerario della Sardegna. Nessuna responsabilità per aver realizzato questo enorme
ampliamento che ha comportato scavi e sbancamenti per oltre 100.000 mc, di cui 40.000
mc di roccia demolita con l’utilizzo di mine, la rimozione di circa 80.000 mq di copertura
boschiva, anche in aree vincolate per il rischio idrogeologico e nell’alveo del torrente ad
elevato rischio esondazione che attraversa lo stabilimento. Un intervento che ha comportato
il completo stravolgimento dell’area, con un danno ambientale enorme, come rilevato dalla
PM Rossella Spano nella sua requisitoria.
Che l’imponente ampliamento dello stabilimento per la produzione di esplosivi e bombe a
Domusnovas – Iglesias risulti abusivo lo ha provato la sentenza del Consiglio di Stato del
Novembre 2021, poi riconfermata nel 2023. Sentenze definitive che hanno annullato le
autorizzazioni rilasciate dai Comuni e dalla Regione Sardegna per la sua realizzazione.
Infatti l’effetto di queste sentenze ha impedito che i nuovi reparti, benché terminati alla fine
del 2021, potessero entrare in produzione, in quanto privi di autorizzazione edilizia.
Al momento l’azienda ha attivato una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale
postuma, di dubbia legittimità e senza rispettare le sentenze del Consiglio di Stato, nel
tentativo di sanare in qualche modo l’abuso e poter finalmente produrre i micidiali ordigni
anche nei nuovi reparti. Noi restiamo del parere che gli abusi devono essere demoliti, con il
ripristino dello stato precedente dei luoghi e compensazione del danno prodotto, anche
perché la presenza dello stabilimento è incompatibile con i vincoli esistenti e le
caratteristiche ambientali dell’area.
Va comunque detto che la vicenda giudiziaria non è ancora finita, perché il prossimo 24
gennaio il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cagliari dovrà decidere sul rinvio
a giudizio di un altro funzionario del comune di Iglesias accusato di omissione di atti di ufficio
urgenti e indifferibili per aver occultato il ricorso straordinario al Capo dello Stato presentato
da numerose associazioni, contro l’autorizzazione alla realizzazione del Campo Prove degli
esplosivi. conclude la nota a firma d
• Italia Nostra Sardegna
• Comitato Riconversione RWM
• Assotziu Consumadoris de Sardignia
• USB Sardegna
• Centro Sperimentazione Autosviluppo
• Cagliari Social Forum
• Movimento Nonviolento Sardegna
• Ufficio Studi G.M. Angioy,
• Confederazione Sindacale Sarda


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