Affrontare temi complessi, avere una visione generale e non particolaristica non vuol dire rinunciare alla tutela ambientale. Questo approccio è un dovere civico e responsabile nei confronti di tutti i cittadini
Rivendicare la tutela di tutte le aree verdi attrezzata e chiedere di essere informati attraverso i monitoraggi è un dovere civico e responsabile nei confronti di tutti i cittadini
Tutti abbiamo paura (razionale e irrazionale insieme) delle antenne e istintivamente vorremo schivarle. C’è forse bisogno di un rito collettivo apotropaico ma moderno e razionale: l’art. 20 del Regolamento, cioè le misurazioni
Gli stessi problemi di accettazione del piano delle radiofrequenze che sta avendo oggi l’assessora Giovanna Caria li ha avuti nel 2015 l’allora assessore Raimondo Cacciotto e prima ancora l’assessore – mi pare si chiamasse Altea – con il piano redatto dall’ing. Tuminelli e l’installazione dell’antenna nell’aiuola spartitraffico di via De Gasperi
L’amministrazione comunale promuova incontri pubblici. Fare informazione corretta e diretta è la cosa migliore per comunicare con i cittadini e concordare patti di corresponsabilità.
INTERVENTO
Nessun albero sia tagliato, non un filo d’erba venga estirpato, non si riduca di un solo centimetro quadrato l’estensione della fruibilità per bambini, anziani e cittadini tutti del parco Tarragona. Altrettanto si faccia per gli altri spazi verdi in cui sono previste installazioni di antenne (spazio verde di via Massimiliano Barraccu: stazione radio base n.7 e spazio verde di via Nulauro: stazione radio base n. 10) e, qualora non fosse possibile, si adottino appropriate misure di mitigazione e compensazione. Tale perentorio auspicio scaturisce dall’oggettiva assenza di adeguati standard urbanistici di spazi verdi all’interno della città. Infatti uno studio calcola in 57.800 mq – l’esigua quantità del verde pubblico di Alghero – comprendendo 11 aree: dai Giardini Manno (14 mila mq) sino a Piazza Maria Carta (700 mq). Ipotizzando una popolazione estiva di 80 mila persone si ricava che ogni abitante di Alghero dispone di mq 0,7; mentre in inverno – con 40 mila abitanti residenti – la superficie sale a 1,4 mq per abitante. L’esiguità di tale disponibilità si evince rapportandola alla media nazionale che è di 31,5 mq pro capite! Con questi numeri si può affermare – senza tema di smentita – che comunque coloro che abitano (come chi scrive) nei pressi del parco Tarragona o Manno sono dei “privilegiati” rispetto a tanti altri cittadini che non possono usufruire nei pressi della propria abitazione di un albero o un’aiuola e magari si ritrovano pure un’antenna per telefonia (SRB). A questo divario inaccettabile, le politiche urbanistiche devono porre rimedio senza più indugi: spazi verdi per tutti i cittadini e antenne sotto controllo con i monitoraggi continui. Questo atteggiamento è un dovere civico e responsabile nei confronti di tutti i cittadini e di una diffusa qualità della vita in tutta la città.
La giusta e condivisibile richiesta del comitato spontaneo del parco Tarragona può trovare accoglimento con l’innalzamento dell’antenna (Nella mappa delle installazioni si legge: Impianto sportivo via Tarragona: stazione radio base n. 6) nell’impianto sportivo dell’ex tennis club lasciando intatto lo spazio verde. Ma senza nascondersi dietro la foglia di fico, il problema che resta sono le emissioni elettromagnetiche che le antenne generano e la legittima richiesta dei cittadini di essere informati e tutelati. E’ un diritto sacrosanto di tutti i cittadini in qualsiasi punto della città si viva o lavori. E’ un dovere di chi amministra pro tempore di fornire tutte le garanzie. Gli stessi problemi di accettazione del piano delle radiofrequenze che sta avendo l’assessora Giovanna Caria li ha avuti nel 2015 l’allora assessore Raimondo Cacciotto (si legga il verbale della riunione del consiglio comunale del 19/3/2015) e prima ancora l’assessore – mi pare si chiamasse Altea – con il piano redatto dall’ing. Tuminelli e l’installazione dell’antenna nell’aiuola spartitraffico di via De Gasperi alla convergenza con via Kennedy. E’ inutile girarci intorno: la gente ha paura (a torto o ragione) delle antenne. Tutti abbiamo paura delle antenne e vorremo schivarle. C’è forse bisogno di un rito apotropaico collettivo, ma moderno e razionale: l’art. 20 del Regolamento, le misurazioni in continuo delle emissioni elettromagnetiche. Gli amministratori pro tempore hanno il dovere di fornire garanzie ai cittadini. La garanzia principe può essere fornita dai monitoraggi continui come prevede il nuovo regolamento comunale delle radiofrequenze. E’ auspicabile che l’amministrazione comunale promuova incontri pubblici sul tema. Fare informazione corretta e diretta è la cosa migliore per confrontarsi con onestà intellettuale con tutti i cittadini e concordare patti condivisi di partecipazione e di corresponsabilità.
Entriamo nel merito del quadro normativo di riferimento: le antenne (come una fognatura o un palo della luce) non si possono schivare.
Le norme vigenti (Codice delle comunicazioni elettroniche) non prevedono una distanza minima dalle abitazioni. L’autorizzazione all’installazione e all’esercizio di ripetitori di telefonia mobile è subordinata a vari criteri quali il rispetto delle norme relative alla limitazione dell’esposizione delle persone ai campi magnetici prodotti dalle reti di comunicazione elettronica, in conformità alle norme comunitarie. La normativa pone degli obiettivi che devono minimizzare i valori di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. Gli obiettivi di qualità per aree densamente frequentate sono di 6V/m per i campi e 100 mW/m2 per la densità di potenza. Inoltre va rimarcato che questo valore andava misurato nell’intervallo temporale di una media di 6 minuti, ma che nel 2012 l’allora Governo Monti, con il Decreto Sviluppo, innalzò il tempo di misurazione dei campi elettromagnetici a 24 ore! La raccomandazione del Consiglio europeo 519 del 1999 fissa a 61 volt per metro il limite massimo per le emissioni dei ripetitori della telefonia cellulare. Diversi Paesi Europei non hanno fissato limiti o li hanno fissati più alti delle stesse raccomandazioni Ue (Olanda, Danimarca, Svezia, Lettonia, Austria). L’Italia ha tra i valori più bassi (ma col trucco del 2012 sopra cit.). Per capirci: in Italia si installano antenne meno potenti e conseguentemente occorrono un numero maggiore di antenne diffuse nel territorio. E’ auspicabile che si passi a nuove tecnologie di telecomunicazione quale la fibra e il cavo. Nel frattempo questo è il mondo nel quale ci tocca vivere.
Entriamo nei dettagli di carattere locale sui controlli.
Chi deve effettuare le misurazioni delle emissioni elettromagnetiche delle RSB, cioè antenne? Spetta all’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sardegna (ARPAS).
Nel 2015, in seguito ad una richiesta di accesso atti-informazioni ambientali rivolta all’agenzia in merito ai monitoraggi delle emissioni nel territorio comunale nel quinquennio, il direttore del Dipartimento risponde: “Da una ricognizione effettuata è risultato un controllo con esisto positivo svolto nel 2012 presso la località monte Timidone”. E’ chiaro? In 5 anni un solo monitoraggio fuori città! Si potrà inoltrare una analoga richiesta riferita agli ultimi 8 anni. E se venisse confermata la situazione rilevata nel quinquennio 2010/15 è chiaro che tutti i cittadini avranno pieno diritto di chiedere a chi amministra pro tempore, di procedere immediatamente – come previsto all’art. 20 del regolamento che recita: “L’Amministrazione comunale può attivare risorse economiche necessarie allo svolgimento delle operazioni di controllo, anche attraverso programmi di monitoraggio in continua. I dati delle misure devono essere tenuti a disposizione delle autorità competenti alla vigilanza, registrati e pubblicizzati anche attraverso la rete civica in modo che possa essere letto da parte dei cittadini l’andamento delle emissioni”. Le antenne possono essere fermate solo se vi sono accertate anomalie rispetto ai parametri normativi in vigore. Se non si capisce – o non si vogliono capire – questo dato di realtà, si è totalmente perdenti sulla visione d’insieme che invece è dovere civico avere come obiettivo per rispetto di tutti i cittadini di tutte le vie della città, delle borgate, delle frazioni, dell’agro abitato etc dove insistono antenne. Se si ottenesse lo spostamento di un’antenna da una via, quella stessa antenna dovrà essere innalzata in un’altra. Oppure i telefoni li si lascia muti? Oppure i sottoscrittori di una petizione, per coerenza, sono disposti a rimanere senza servizio telefonico? Staccare la sim e spegnere i telefoni? E’ necessario che tutto il sistema di copertura nell’intera città sia esercitato in sicurezza cioè entro i parametri stabiliti dalle norme di tutela vigenti. Questo è un ragionamento universale che deve tutelare tutti. Questo approccio è un dovere civico e responsabile nei confronti di tutti. Raccogliere firme per bloccare un’installazione è un bell’esercizio, ma va detto che il provvedimento autorizzativo verrà rilasciato – non da un sindaco o da un assessore – , bensì da un dirigente comunale, che non è un “essere” brutto e cattivo, ma un pubblico ufficiale che dovrà vagliare i pareri che verranno espressi in conferenza di servizi e, se non ci sono fondati motiviostativi, rilasciare il dovuto provvedimento amministrativo all’installazione sulla base delle norme nazionali, regionali e del regolamento comunale approvato (a maggioranza) dal consiglio comunale in data 18 maggio 2022.
ARPAS: IL MONITORGGIO DEL RADON
Infine, come cittadino sardo manifesto apprezzamento per l’importantissimo lavoro di monitoraggio e Classificazione delle aree a rischio Radon della Sardegna eseguito dell’ARPAS Sardegna. Il Radon (gas radioattivo di origine naturale, inodore, incolore e insapore), è considerato quale principale causa di morte per tumore ai polmoni dopo il fumo di tabacco. L’articolato e complesso lavoro sul territorio regionale ha documentato che il 14%, della popolazione della Sardegna cioè circa 223.000 persone sono esposte a valori di concentrazione di radon indoor superiori ai 300Bq/mc.
Questo studio dimostra (qualora ce ne fosse bisogno) che le risorse umane, professionali e tecniche dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Sardegna sono all’altezza della missione ascritta: spesso mancano le condizioni per poter svolgere il lavoro per cui si è deputati.
Alghero, 12 settembre 2023
Carmelo Spada