Venerdì 4 Ottobre, aggiornato alle 21:58

In Sardegna oltre 10 mila imprese guidate da stranieri, sono del Marocco, Cina, Romania, Albania e Bangladesh

In Sardegna oltre 10 mila imprese guidate da stranieri, sono del Marocco, Cina, Romania, Albania e Bangladesh

In Sardegna crescono le imprese guidate da
stranieri. Oltre 10mila realtà ma l’Isola è quint’ultima nel panorama
nazionale. Maria Amelia Lai (Confartigianato Sardegna): “Impegnarsi
per cancellare le sacche d’illegalità che penalizzano tutte le
imprese: sarde e straniere”.

In Sardegna, alla fine del 2022, le imprese guidate da titolari non
italiani erano 10.536 in aumento dello 0,8% (+84 unità) rispetto al
quadriennio precedente (2018) rappresentando il 6,2% rispetto al
totale delle aziende registrate presso le Camere di Commercio, e
contro le 160.772 attività economiche gestite da italiani.

Nella classifica nazionale, l’Isola si piazza quint’ultima
(quindicesima): prima la Toscana con il 15,1% e ultima la Basilicata
con il 4,0%, contro una media italiana del 10,8%.

Sono questi i dati più significativi del dossier “Le imprese artigiane
a conduzione straniera” realizzato dall’Ufficio Studi di
Confartigianato Sardegna (fonte UnionCamere 2022), che ha analizzato
le aperture e le chiusure delle aziende sarde da parte di
imprenditrici e imprenditori nati fuori dai confini italiani.

Nell’Isola questi provengono soprattutto da Marocco, Cina, Romania,
Albania e Bangladesh, si occupano principalmente di commercio,
edilizia (lavori specializzati e costruzioni immobili), alloggio e
ristorazione, attività manifatturiere oltre a attività di servizi
vari, agricoltura, trasporto e magazzinaggio.

Il Sardegna, tra il 2018 e 2022, la crescita maggiore è stata rilevata
nella vecchia provincia di Oristano con un 11,7%, seguita da Nuoro con
+7,3% e Cagliari con un +0,1%. In calo Sassari-Gallura con una
decrescita del 2,5%.

“La via dell’impresa si conferma una delle modalità attraverso le
quali, gli stranieri giunti in Sardegna, possono integrarsi nel nostro
sistema economico e sociale – commenta Maria Amelia Lai, Presidente di
Confartigianato Sardegna – in quest’epoca ci dobbiamo confrontare con
imponenti flussi migratori, e vale allora la pena di ricordare che,
oltre alle politiche di accoglienza, devono essere messi in campo
strumenti e politiche di integrazione a basso costo per la nostra
regione”. “Tra queste – continua la Presidente – quelle di supporto
all’avvio dell’attività imprenditoriale, dove le Associazioni di
Categoria possono giocare un ruolo importante per chi vuole aprire una
nuova impresa”.

L’analisi settoriale nazionale dice che le imprese artigiane straniere
sono fortemente concentrate nei “Lavori di costruzione specializzati”
(50,6%); seguono le “Costruzioni di edifici” (7,8%), l’“Abbigliamento
e il confezionamento di articoli in pelle e pelliccia” (5,9%), i
“Servizi per edifici e paesaggio” (5,5% prevalentemente operative in
pulizia di edifici, cura e manutenzione del paesaggio, global service6
ecc.), le attività di “servizi per la persona” (5,2%, soprattutto
lavanderie, parrucchieri, estetiste e centri benessere fisico), i
“Servizi di ristorazione” (4,4%), il “Trasporto terrestre e trasporto
mediante condotte” (3,3%), la “Fabbricazione di prodotti in metallo”
(esclusi macchinari e attrezzature) (2,6%), la “Fabbricazione di
articoli in pelle e simili” (2,0%), la “Riparazione di computer e di
beni per uso personale e per la casa” (1,6%), il “Commercio
all’ingrosso e al dettaglio” e la “Riparazione di autoveicoli e
motocicli” (1,5%). Chiudono le “Altre industrie manifatturiere” (1,1%,
soprattutto lavorazione di gioielli, bigiotteria e pietre preziose,
occhialeria e fabbricazione e riparazione di protesi dentarie).

Sempre su base nazionale, dall’analisi sui diciassette principali
comparti artigiani, per nove di questi si osserva una dinamica di
crescita migliore della media nazionale (+1,5%): l’“Attività di
supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle
imprese” cresce del 15,5%, la “Riparazione di computer e di beni per
uso personale e per la casa” del 9,5%, le “Altre attività di servizi
per la persona” del 6,9%, i “Servizi per edifici e paesaggio” del
6,4%, il “Commercio all’ingrosso e al dettaglio” e “Riparazione di
autoveicoli e motocicli” del 4,9%, la “Riparazione, manutenzione e
installazione di macchine ed apparecchiature” del 4,5%, gli
“Alimentari” del 4,4%, l’“Abbigliamento; confezione di articoli in
pelle e pelliccia” del 3,1% e i “Servizi di ristorazione” del 2,1%.

“Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di imprenditori
giovani, che scelgono la via del lavoro autonomo per integrarsi nella
nostra società – riprende la Presidente di Confartigianato Sardegna –
valorizzare anche gli imprenditori stranieri, quelli registrati presso
le Camere di Commercio e che pagano le tasse come gli italiani,
significa anche impegnarsi per far emergere quelle sacche d’illegalità
che rischiano di penalizzare i tanti stranieri che, onestamente e con
passione, concorrono allo sviluppo del nostro sistema produttivo”.
“Questo significa – conclude la Presidente – contrastare con forza
l’illegalità e il lavoro nero, che alimenta il sommerso e la
contraffazione, penalizzando le imprese regolari sarde e straniere”.


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