Sabato 27 Luglio, aggiornato alle 19:58

Bando di oltre 4 milioni di euro destinti ai progetti finalizzati alla valorizzazione delle lingue e culture minoritarie

Bando di oltre 4 milioni di euro destinti ai progetti  finalizzati alla valorizzazione delle lingue e culture minoritarie

E’ stato pubblicato l’avviso destinato alle amministrazioni statali, territoriali e locali per il finanziamento dei progetti finalizzati alla valorizzazione delle lingue delle culture tutelate dalla legge 15 dicembre 1999 numero 482, recante norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, con riferimento all’annualità 2023.

Un’informazione pubblica poiché il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 30 marzo 2023 recante determinazione dei criteri per la ripartizione dei fondi di cui articoli 9 e 15 della legge 15 dicembre 1999 numero 482 in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, per il triennio 2023 2025 è stato registrato la corte dei conti nel maggio 2023 ed è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il 23 maggio 2023 .

Per il corrente anno il fondo ammonta a euro 4.200.333,89. Il 3% di predetto stanziamento pari ad euro 126.010,02 è destinato alle amministrazioni statali con sedi presso i territori delimitati. Quindi lo stanziamento residuo da destinare al finanziamento dei progetti presentati dalle amministrazioni territoriali, ammonta a 4.074.323,87.

Ciascuna amministrazione statale entro il 7 luglio deve trasmettere il progetto esclusivamente in formato elettronico al Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie.

La legge numero 482 del 1999 contiene le norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche e introduce l’ordinamento in attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei ed internazionali ,una disciplina organica di tutela delle lingue e delle culture minoritarie storicamente presenti in Italia è più specificatamente delle popolazioni albanesi, catalane e germaniche, greche ,slovene e croate, e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il latino, occitano e il sardo.

La legge n. 482 del 1999 delimita un perimetro ‘a numero chiuso’ di minoranze linguistiche, oggetto della tutela in essa prevista in base al loro storico radicamento.

Sono, come menzionato, raggruppamenti linguistici : Arbërish/Albanesi (presenti in Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia, a seguito di migrazioni svoltesi tra la metà del XV secolo, dopo la conquista da parte ottomana di Costantinopoli del 1453, e la metà del XVIII secolo); Catalani (presenti ad Alghero, dal XIV secolo dopo che Pietro IV d’Aragona, sconfitta la flotta genovese, deportò o mise in fuga gli abitanti sardi e genovesi, favorendo una massiccia migrazione di persone provenienti dalla Catalogna); Croati (per effetto di migrazioni del XVI secolo, come per gli albanesi originate dall’avanzata balcanica degli Ottomani, ed oggi concentrati nei Comuni di Acquaviva Collecroce, Montemitro e San Felice del Molise); Ellenofoni (in Calabria, come grecanico, e in Puglia, soprattutto nel Salento, come grika); Francofoni (nelle sue varianti: il patois o arpitano, parlato dai franco-provenzali che vivono nella Valle d’Aosta e in vallate piemontesi in provincia di Torino, contigue al territorio vallesano (Svizzera) e savoiardo (Francia) – e rinvenibile anche nei Comuni pugliesi, in provincia di Foggia, di Faeto e Celle San Vito, la cui popolazione discende da una immigrazione databile al XIII o XIV secolo; l’occitano, o lingua d’oc o provenzale, presente in valli del Piemonte, tra Torino e Cuneo, nella provincia di Imperia ed in quella di Cosenza, nel Comune qui di Guardia piemontese, ove affluirono superstiti delle persecuzioni delle colonie valdesi di Bobbio Pellice); Friulani (secondo alcune ipotesi per effetto della romanizzazione dei Carni, popolazione del gruppo celtico anticamente abitante quei territori); Germanofoni (anche in tal caso con plurime varianti: i Carinziani, dopo la colonizzazione bavarese dell’arco alpino dei secoli X-XIII, con idioma simile a quelli di là del crinale delle Alpi Carniche, parlato in Friuli-Venezia Giulia, in provincia di Udine, nelle insulae linguistiche di Sauris e Timau, o al confine con l’Austria e la Slovenia nella Val Canal, o in Veneto, nel Comune di Sappada; i Cimbri, presenti in Trentino, a Folgaria, Lavarone e Luserna, o nei cosiddetti Sette Comuni dell’altopiano di Asiago, e nella Lessinia, in provincia di Verona; i Mocheni, comunità insediatasi nella valle del torrente Fèrsina; i Tedeschi, presenti nel Trentino-Alto Adige/Sud Tirol, nel quale risiede il gruppo linguistico tedesco, che è quello maggioritario nella provincia di Bolzano; i Walser, discendenti da pastori e contadini alemanni che nell’VIII secolo risalirono l’Oberland bernese per stabilirsi nell’alta Valle del Rodano – detta Vallese, donde walser – e, poi, nel XII secolo, in Italia, stabilendosi attorno al Monte Rosa, ed oggetto di previsione di una legge costituzionale del 1993 che ha introdotto nello Statuto della Valle d’Aosta l’articolo 40-bis, il quale riconosce alla minoranza walser una specifica tutela, comprendente anche l’insegnamento nella lingua materna); Ladini per i quali (si rinvia al dossier n. 452); Sardi (secondo alcuni studiosi la lingua che più ha conservato del latino, peraltro ripartibile nelle varianti linguistiche campidanese e logudorese); Sloveni (in Friuli-Venezia Giulia nella fascia frontaliera che va da Muggia a Tarvisio, nella Val Canale, nella Valle di Resia, nelle valli del Natisone in provincia di Udine, a Gorizia, in varie località in provincia di Trieste). LEGGI


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