Domenica 11 Giugno, aggiornato alle 20:26

VIDEO – “Ridiamo vita al Parco” un’ assemblea dal sapore antico con tanta partecipazione: “ricreare il clima degli anni ’70. Il Parco va difeso da attenzioni morbose

VIDEO – “Ridiamo vita al Parco” un’ assemblea dal sapore antico con tanta partecipazione: “ricreare il clima degli anni ’70. Il Parco va difeso da attenzioni morbose

“Ridiamo vita al Parco”. Il tema del convegno promosso dal Comitato Punta Giglio libera è stato emblematico, quasi che il Parco di Alghero, quello di Porto Conte sia morto!

Nella sala delle adunanza dell’Oleificio Cooperativo di Alghero,  c’era tanta di quelle gente, che qualcuno non ha trovato posto a sedere e malinconicamente è dovuto andare via.

Tanta gente, che da tempo non si vedeva in una assemblea pubblica, e fra loro c’era  il mondo variegato dell’ambientalismo algherese. Tutta gente che ha fatto la storia del Parco di Porto Conte, che per esso si è battuto, che per anni ha combattuto contro mire speculative che da sempre hanno volteggiato nella Baia delle Ninfe.

E quello zoccolo duro dell’ambientalismo algherese, oggi si ritrova cercando di riannodare i fili di un discorso interrotto,  verso il Parco i Porto Conte e la sua gestione, che negli ultimi anni ha avuto un management con una visone economicista della sua gestione. Ambientalisti, forse sognatori, nostalgici di un tempo passato, per qualcuno, ma loro imperterriti si incontrano, dibattono, si dividono, si ri incontarno e cercano stimoli e voglia di ridare vita al Parco, anche e soprattutto il loro Parco, quello che vorrebbero ma non è. Si ripercorre la storia, di una citta e del suo territorio, storia ormai nota a tanti dei presenti, e si sceglie inconsciamente di non attaccare nessuno, quasi un cambio di passo rispetto al passato. Non si capisce se è scelta o strategia. Si fanno ragionamenti lineari, si richiamano norme, vincoli, si allargano gli orizzonti di un  Parco che non può rimanere ingessato a Porto Conte, il Parco ha orizzonti a Nord verso la costa sino a Stintino e a sud sino a Bosa.

Per oltre 140 minuti, tanto abbiamo resistito in piedi ad ascoltare gli interventi di Tony Torre, Francesco Guillot, Roberto Barbieri, Carlo Sechi, Tore Scala, Giovanni Oliva, Antonio Farris, coordinati dalla Presidente  del Comitato Punta Giglio Libera Elena Pittau, e mai abbiamo sentito frasi fuori luogo. Il  Presidente e Direttore del Parco, Organi del Parco invitati,  non hanno trovato il tempo di presenziare, di contro c’erano in sala persone di fiducia, con il compito mica tanto recondito, di sentire , sebbene si sia puntualizzato di essere in sala a “titolo personale” non in rappresentanza.

In Sala persino Consiglieri Comunali di Alghero, Pirisi, Di Nolfo, Alivesi, quelli che da tempo ci mettono la faccia e hanno voglia di capire cosa ci sia in questo grande contenitore politico-ambientalista che dev’essere ascoltato, condiviso, che possa essere alla base di un dibattito “largo” che comprenda e non escluda.

E tutti gli interventi, portati all’attenzione dei presenti, da autentici cultori e studiosi della materia, hanno dato la chiara sensazione che a tutti “bruci” e non poco il fatto che il Parco di Porto Conte non abbia una Consulta Scientifica, che il Parco non abbia una propria Assemblea ma coincida con il Consiglio Comunale, fatto più unico che raro fra i Parchi Italiani.

Vi proponiamo la registrazione video,   e prendiamo un estratto dell’intervento di Carlo Sechi, ex Sindaco di Alghero, già padre fondatore del Parco, che ne ha tracciato la storia, che ha affermato proprio in chiusura del suo  intervento:

Bisogna ricreare quel clima che si creò negli anni 70, per sostenere il Parco. Oggi che il Parco è realizzato, va difeso dai tentativi di aggressioni, di impoverimento, attraverso meccanismi di sollecitazioni di attenzione morbose, e va difeso da tutti. Perché è un bene di tutti. Allora bisognava trovare una mediazione, ma non fu saggio individuare l’Assemblea del Parco con il Consiglio Comunale. E parla delle istituzioni non presenti nella gestione. In materia di ambiente hanno responsabilità primaria la Regione, che doveva assolutamente far parte del Parco Naturale, la Provincia, che è competente in materia di ambiente, il Demanio foreste della regione Sardegna, che aveva altrettante competenze, quindi doveva esserci un contributo da più parti per mettere in moto il cammino di questo Parco, che  doveva essere solo  il nucleo iniziale, ma  che è rimasto tale perché non c’è stata la capacità di sostenerlo per farlo uscire da questo ambito territoriale.  Magari un giorno, diventerà come quello in Corsica, un vero  Parco Regionale perché tutta la zona entrerà a far parte di un’area parco che ha tutte le condizioni per poterlo fare”. Chiaro il pensiero di Carlo Sechi, questo Parco è troppo piccolo,  si deve pensare a un Parco del Nord Ovest.

Grande attenzione c’è stata alle riflessioni  di Antonio Farris, già docente Universitario e Presidente del Parco di Porto Conte

 “Io credo che il Parco abbia dei problemi che vanno risolti – afferma l’ex Presidente e Docente di Botanica- Punta Giglio rappresenta la punta di diamante, però ci sono tutta una serie di altre problematiche che noi facciamo finta di dimenticare. Certamente, il  problema più grosso del Parco,  oggi è Mugoni . Io avevo proposto provocatoriamente di eliminare Mugoni dal Parco, perché quello non è un Parco, l’Amministrazione sta facendo fare tutto quello che vogliono. Ci sono zone umide di importanza internazionale, c’è una pineta di una certa importanza, c’è una duna che ormai non esiste più, eppure tutti stiamo zitti.

Altro problema – per Antonio Farris – è Lazzaretto. Può continuare Lazzaretto in quel modo? Si chiede – Perché o lo lasciamo nel Parco oppure lo togliamo. E’ un altro problema,  e potrei continuare. Il Parco non è un contesto avulso dalla realtà che ci circonda, dobbiamo cercare di costituire tutta una serie di piccole riserve, Maria Pia a chi la lasciamo? E’ di importanza internazionale, e vedete in che situazione si trova? La duna sta pian piano degradando, per cui non so per quanto tempo ancora potrà resistere. E Ancora,  la gestione della posidonia, che continuano a chiamarla alga, assolutamente non va fatta in quel modo, attraverso mezzi pesanti, trattori, oggi noi beneficiamo di quella spiaggia, ma fino a quando?

Antonio Farris è l’esempio plastico di chi nell’affrontare queste tematiche si scalda perchè si accorge che tutt’intorno c’è scarsa propensione a portare salvaguardia per gli ambienti sensibili. Antonio Farris parla con la foga di chi capisce che si sta sbagliando, e che concentrare tutti gli sforzi per Punta Giglio non è corretto, e’ un po un approccio miope, perchè c’è tutto un contesto, da Mugoni, a Maria Pia, passando per il Calich. che ha bisogno di mani e teste che lo difendano. E il discorso “caldo” e scolastico di Antonio Farris finisce dritto nell’affrontare un grande tema, quello dei giovani. “I giovani non ci sono- afferma – e dobbiamo porci il problema; negli anni ’70 c’eravamo noi, e ancora oggi siamo sempre solo noi. Perchè? Perchè i giovani non sono presenti?”

La prima  di Ridiamo vita al Parco è stata di notevole riscontro, e il dibattito successivo, lungo e partecipato, sta significare che ancora c’è qualcuno che ci crede, e non è solo nostalgia, forse è un riscoprirsi e ritrovarsi, con gli entusiami di un tempo, ma con il peso e la saggezza dell’età

 


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