Esce domenica 5 febbraio la prima produzione discografica del 2023 firmata S’ardmusic/Jazzino e distribuita da Egea Music. Un nuovo progetto dal titolo Nur Bisu interamente dedicato al lavoro del poliedrico musicista Matteo Muntoni, bassista, compositore e sound-artist con una lunga esperienza alle spalle.
Attivo come artista visivo e sonoro, Matteo Muntoni (laurea in jazz e musica elettronica, un documentario dedicato al culto dell’acqua in Sardegna, un lungo storico di pubblicazioni), è da sempre un appassionato di archeologia sarda. Ed è infatti interamente dedicato alla Sardegna nuragica, al forte legame tra passato e presente, alla continuità identitaria del suo popolo, il lavoro musicale che lo ha visto protagonista del disco assieme a un sestetto composto da Francesca Corrias (voce), Elisa Zedda (voce), Emanuele Contis (sax), Raffaele Pilia (chitarre), Antonio Pinna (batteria e percussioni) e lo stesso Muntoni alla chitarra acustica e al basso.
“Il mio progetto nasce alla fine del 2016 – spiega Muntoni – andando poi a consolidarsi negli anni in un ensemble composto da tre voci femminili, basso, chitarra e percussioni. Una musica composta da un flusso sonoro acustico fortemente ispirata agli antichi culti e misteri, ai riti ancestrali che si svolgevano nei siti sacri, rimasti intatti sino ai giorni nostri, e capaci di restituire i tratti di una sonorizzazione fantastica e immaginaria”.
Domenica 5 febbraio, a partire dalle ore 19, sul palcoscenico del Jazzino, lo storico jazz club cagliaritano di via Carloforte 74, verranno suonate per intero le due suite contenute nel disco. La prima, dal titolo “Nur”, si lega a una parola in grado di rappresentare l’intera epopea della Sardegna antica, il fascino e il mistero che ancora caratterizzano molte delle costruzioni appartenenti alla civiltà nuragica disseminate sull’Isola.
La seconda suite Bisu (sogno), si riferisce invece alle leggende orali, ai riti e alle tradizioni culturali che caratterizzavano il tempo della vita comunitaria, esperienze in parte tramandate e praticate ancora oggi e trasformate da Muntoni in fonte di ispirazione per la creazione di una dimensione sonora ex novo, onirica e immaginifica, in cui la musica rimarca l’aspetto rituale di una profonda partecipazione emotiva e collettiva.