Sabato 27 Luglio, aggiornato alle 19:58

Stagione irrigua 2023 incerta, Consorzio di Bonifica della Nurra: urge completare le opere del passato e aumentare la capacità di invaso

Stagione irrigua 2023 incerta, Consorzio di Bonifica della Nurra: urge completare le opere del passato e aumentare la capacità di invaso

Dopo aver superato indenne una lunghissima stagione irrigua, il Consorzio di bonifica della Nurra è già proiettato verso la prossima, con un check-up della situazione dei bacini, in modo da non farsi trovare impreparato, vista la condizione di siccità che sta continuando a interessare la nostra Regione.

Nei giorni scorsi nella sede di via Rolando, a Sassari, il presidente Gavino Zirattu e gli amministratori del Consorzio, hanno voluto incontrare le organizzazioni professionali di categoria, Coldiretti, Cia e Confagricoltura, con i presidenti Battista Cualbu, Michele Orecchioni e Stefano Taras, per fare il punto della situazione e mettere in campo gli strumenti per affrontare nel migliore dei modi la stagione irrigua 2023.

Attualmente ci sono circa 32milioni di metri cubi nel bacino del Temo, 11milioni nel Cuga e 4milioni nel Bidighinzu. Considerando che 32milioni di metri cubi sono vincolati per uso idropotabile, resterebbero, al momento, circa 15milioni di metri cubi per l’agricoltura, ai quali si potrebbero aggiungere altri 2 milioni di metri cubi di acque reflue provenienti da Alghero e 3 milioni dalla traversa sul Manno.

<Mediamente per ogni stagione irrigua vengono utilizzati 30 milioni di metri cubi, quindi per garantire la stagione servirebbero altri 12 milioni di metri cubi>, spiega il presidente Zirattu.

<Avrebbero potuto risolvere il problema della disponibilità della risorsa idrica alcune opere realizzate nel passato dai Consorzi di bonifica e mai utilizzate dalla Regione. Penso al riutilizzo delle acque reflue di Sassari (circa 12milioni di metri cubi) e l’interconnessione con il Coghinas, in più – prosegue Gavino Zirattu – si sarebbero dovute realizzare ulteriori opere strutturali che avrebbero consentito, nella diga del Cuga, di aumentare la capacità di invaso. Da tanto tempo giace inutilizzata la stazione di sollevamento sulle traverse di Badde Crabolu e Cumone, che avrebbe consentito il recupero di svariati milioni di metri cubi di acqua. Aumentando la capacità degli invasi e completando gli interventi nelle dighe,incalza Zirattu, che è anche il presidente di Anbi Sardegna – si potrebbe aumentare la superficie servita e, allo stesso tempo, produrre energia elettrica, per essere autosufficienti>.

Per il futuro sarebbe opportuno prendere in considerazione la possibilità di realizzazione della diga sul Rio Crabolu, tra Pozzomaggiore e Suni, che consentirebbe un invaso di circa 52 milioni di metri cubi e che completerebbe lo schema idrico del Nord Ovest della Sardegna.

Acqua sicura che permetterebbe agli agricoltori di programmare le stagioni con maggiore tranquillità.

Restano gli ostacoli burocratici ed è per questo che le organizzazioni di categoria hanno chiesto un incontro urgente con gli assessori regionali ai Lavori Pubblici e all’Agricoltura per cominciare a rivedere il quadro normativo che regolamenta la gestione delle dighe, in modo da non doversi trovare ogni anno nell’incertezza.

<In agricoltura – conclude Zirattu – non ci si può affidare agli eventi climatici per programmare le stagioni>. 


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