Venerdì 26 Luglio, aggiornato alle 19:58

Competenze digitali – Un terzo delle imprese sarde ha difficoltà nel reperire figure professionali con capacità digitali

Competenze digitali – Un terzo delle imprese sarde ha difficoltà nel reperire figure professionali con capacità digitali

COMPETENZE DIGITALI – Un terzo delle imprese sarde ha difficoltà nel
reperire figure professionali con capacità digitali. E l’Isola sconta
ancora un elevato gap di maturità digitale. Fabio Mereu
(VicePresidente Confartigianato Sardegna): “Utilizzare i fondi PNRR
per colmare divario con il resto d’Italia”.

In Sardegna quasi 1 impresa su 3 dichiara di avere difficoltà nel
reperire figure professionali con capacità di utilizzare competenze
digitali e applicare linguaggi, metodi e tecnologie per innovare
processi. Nonostante tali complessità, quasi il 71% delle realtà
produttive sarde ha investito in tecnologie informatiche, nuove
formule organizzative aziendali e nuovi modelli di business, valori
sempre più necessari per la crescita imprenditoriale.

E’ questo ciò che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di
Confartigianato Sardegna, sui dati del 2021 di
Unioncamere-Tagliacarne, sulle competenze digitali delle imprese.

La graduatoria provinciale delle imprese con difficoltà di reperimento
figure con capacità di utilizzare linguaggi e metodi informatici, è
aperta da Nuoro con 35,2%; segue Oristano con il 27,8%, Cagliari con
27,1% e Sassari con 26,2%. A livello nazionale apre Terni con una
difficoltà del 59,3% e chiude Imperia con il 23,8%. Tra le realtà
sarde con più difficoltà nel trovare professionisti che abbiano
competenze digitali capace di gestire e produrre strumenti di
comunicazione visiva e multimediale, ci sono quelle di Sassari, con il
36,5%. Seguono quelle di Nuoro con 34,8%, Cagliari con 31,7% e
Oristano con 28,3%. A livello nazionale apre Gorizia con il 54% e
chiude Trapani con il 28%. Le attività isolane che invece hanno
maggiori difficoltà nell’ottenere servizi da esperti con capacità di
applicare tecnologie 4.0 per innovare processi, vi sono quelle di
Nuoro con il 37,5% di complessità; seguono Sassari con 27,4%, Cagliari
con 26,9% e Oristano con il 26%.

“La pandemia, con le restrizioni che ne sono derivate, ha accelerato
la corsa degli imprenditori all’utilizzo del digitale – afferma Fabio
Mereu, Vicepresidente di Confartigianato Imprese Sardegna e delegato
per l’innovazione tecnologica – che però hanno un il livello di bassa
dimestichezza con gli strumenti tecnologici ancora troppo basso che
potrebbe essere ridotto anche grazie ai progetti del Pnrr”. Infatti,
l’Isola sconta una bassa maturità digitale delle imprese; i dati di
Uniocamere dicono che in una scala da 1 a 4, il livello di tale indice
nelle realtà isolane sfiora il 2, in crescita rispetto a pochi anni
fa. Nella nostra regione, l’incremento della maturità digitale in
quest’ultimo periodo è stata più consistente tra le imprese dei
servizi e della manifattura rispetto a quelle agricole, tra le
attività di medie e piccole dimensioni rispetto alle imprese micro e
tra quelle che operano all’interno di una filiera rispetto a quelle
che hanno rapporti con il cliente finale e sul mercato.

“La diffusione del virus che ha dato una fortissima accelerata alla
digitalizzazione delle imprese – continua Mereu – con le attività
hanno puntato soprattutto sul cloud, per sostenere il lavoro dei
dipendenti in smart working, e sui pagamenti elettronici per
soddisfare la domanda crescente dei consumatori confinati nelle mura
domestiche. Progressivamente, però, hanno volto l’attenzione alla
cybersecurity, investimento che si sta rivelando quanto mai strategico
nel contesto attuale”.

Rispetto al 2018, le imprese isolane che utilizzano il Cloud e i
pagamenti elettronici sono aumentate di 8 punti percentuali; quelle
che si avvalgono di strumenti di cybersecurity e che hanno avviato un
e-commerce di 9 punti.

E con la digitalizzazione sempre più diffusa crescono anche i rischi
per la sicurezza e la privacy come dimostra la crescita mondiale del
Cybercrime. Sebbene la percezione dei rischi legati ai crimini
informatici nel nostro Paese sia ancora molto bassa, negli ultimi anni
si è assistito ad una crescita molto significativa del numero di
imprese che offrono strumenti e servizi per combattere questa nuova
minaccia. In Sardegna crescono, passando da 75 a 77, le imprese
anti-hacker che a livello nazionale sfiorano ormai quota 3mila unità.
Gli addetti sardi sono circa 271 mentre a livello nazionale passati da
21.500 a 28.400 unità, corrispondenti a una media di 15 addetti per
azienda. A livello italiano, dal punto di vista delle performance
finanziarie, analizzando i bilanci delle 815 imprese del comparto
costituite nella forma di società di capitale e che hanno presentato
il bilancio negli ultimi tre anni (il 32% del totale), nel 2020 il
valore della produzione è stato di quasi 3 miliardi di euro, in
crescita del 58,8% rispetto a quello realizzato dalle stesse imprese
nel 2018.

“In ogni caso, per gestire le sfide tecnologiche e gestionali che le
imprese devono affrontare, è strategico il possesso di importanti
competenze digitali combinate tra loro, come la padronanza di almeno
due competenze digitali – continua Mereu – per tali mix di competenze
le difficoltà di reperimento raggiungono il 40% della domanda, che
nell’ambito delle professioni specialistiche si concentrano nelle
figure legate all’implementazione dei processi di digitalizzazione
nell’organizzazione aziendale, quali ingegneri elettrotecnici (il
77,9% delle entrate per le quali il mix di competenza è ritenuto
strategico è di difficile reperimento), progettisti e amministratori
di sistemi informatici (65,0%) e analisti e progettisti di software
(64,2%)”.

Nel 2021 le imprese italiane hanno domandato competenze digitali di
base per la comunicazione visiva e multimediale a 2,8 milioni di
profili professionali ricercati (pari al 60,5% del totale delle
entrate), abilità relative all’utilizzo di linguaggi e metodi
matematici e informatici a 2,3 milioni di posizioni (il 50,5%) e
capacità di gestione di soluzioni innovative 4.0 a 1,7 milioni di
entrate (il 36,4%).

Inoltre, ad oltre un quinto delle figure da assumere è richiesto con
un elevato grado di importanza il possesso di capacità di base per la
gestione e produzione di strumenti di comunicazione visiva e
multimediale, mentre le competenze matematico-informatiche e di
gestione di soluzioni innovative sono considerate molto rilevanti,
rispettivamente, per il 16% e per il 10,9% delle entrate programmate.

“La progressiva digitalizzazione dell’economia italiana e sarda è
stata rafforzata dagli investimenti e incentivi sull’Impresa 4.0 –
conclude il VicePresidente di Confartigianato Imprese Sardegna – che
ha creato numerose opportunità di crescita per un settore, come quelle
delle imprese digitali, che per tanto tempo non era riuscito a
emergere. Queste realtà, inoltre, si stanno distinguendo anche per la
continua trasformazione dei processi tradizionali, immaginando come
saranno quelli del futuro, per migliorarli e offrire un’esperienza, su
prodotti e servizi, unica e, prima di oggi, inimmaginabile”.


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