Sabato 27 Luglio, aggiornato alle 19:58

Punta Giglio – Recapitate al Sindaco oltre 3mila firme: “Si è lasciato che gli uffici se la sbrigassero da soli. Blocchi i lavori”

Punta Giglio – Recapitate al Sindaco oltre 3mila firme: “Si è lasciato che gli uffici se la sbrigassero da soli. Blocchi i lavori”

Stamattina intorno alle 12,00 un folto gruppo di attivisti ha consegnato negli uffici di Piazza Porta Terra, oltre tre mila firme che contengono la richiesta di “blocco immediato dei lavori , in attesa degli sviluppi giudiziari della  vicenda”. Di seguito vi proponiamo la lunga nota che ha accompagnato la richiesta, una nota che porta un titolo emblematico ” il caso Punta Giglio”. Una nota che  ripercorre “il caso” dando spunti che lasciano capire inequivocabilmente verso quale parte del procedimento autorizzativo il Comitato si oppone. Ora che la vicenda è approdata sul tavolo della Procura della Republica di Sassari, si spera possa concludersi quanto prima. Il caso Punta Giglio è all’epilogo, di questo devono prenderne atto tutti, il deliberato della magistratura sarà liberatorio per tutti, per chi si oppone e per chi crede di essere dalla parte del lecito.

Ed ecco cosa scrive il Comitato al Sindaco Mario Conoci:

IL CASO PUNTA GIGLIO

“Quella di Punta Giglio è una vicenda sconcertante, emblematica del fatto che anche i siti di maggior pregio del  nostro territorio, come quelli ricompresi all’interno del Parco di Porco Conte, corrono il rischio di essere ridotti da  paradisi naturali, ineguagliabili per bellezza e nella piena disponibilità della comunità, in luoghi qualunque, senza  anima, destinati ai soliti pochi annoiati in cerca di nuove emozioni. La presenza di una pluristratificazione di  vincoli a tutela delle peculiarità botaniche, faunistiche, geologiche, paleontologiche, archeologiche, paesaggistiche, non  è servita a salvare Punta Giglio da un progetto di trasformazione in chiave turistico ricettiva, portato avanti con  spregiudicatezza, che prevede l’avvio di una attività alberghiera, con corredati servizi ristorante-piscina-Spa.

Uno degli angoli più suggestivi della nostra baia, un santuario della Natura, un avamposto di bellezza caro a chi  vuole ritemprarsi nel corpo e nell’anima, grazie ad un progetto improponibile perché incompatibile già solo come  idea con le peculiarità del compendio (non c’è un numero di posti letto e di coperti che possa definirsi congruo) rischia di trasformarsi in luogo di aperitivi serali, fumi di arrosto, voci sguaiate, che sostituiranno il fruscio delle  fronde, il rumoreggiare delle onde, i profumi della macchia, il canto notturno delle berte.

Grazie alla filosofia ormai dilagante della valorizzazione (parolina magica per consentire qualsiasi intervento umano)  che attribuisce a tutto un prezzo piuttosto che un valore e ammanta di utilità collettiva gli interessi economici  privati, giustificando così i processi di privatizzazione, anche un sito come quello di Punta Giglio, con vincoli che ne  garantiscono la salvaguardia integrale, deve subire la devastazione umana, con un accantieramento eseguito in  maniera sbrigativa, segando alberi, abbattendo siepi, distruggendo cespugli anche di piante protette, aprendo ed  allargando sentieri, utilizzando caterpillar muniti di martellone per realizzare in fretta e furia uno scavo atto al  passaggio dei tubi del sistema idrico fognario , senza scrupoli per i danni causati al delicato contesto naturalistico,.

Un sito che doveva rimanere incontaminato, inviolato, selvaggio, in cui era inammissibile anche il solo pensare di  realizzare un albergo con piscina e ristorante, oggi è trasformato in un luogo di polvere e rumore, dove si scava,  da settimane, senza autorizzazione, sulla carrareccia ormai irriconoscibile, con tonnellate di roccia calcarea durissima  asportate e sostituite con sabbione ed altro materiale con evidente alterazione morfologica dei luoghi e serio  pregiudizio dell’assetto idrogeologico. Un vero e proprio disastro ambientale con alterazioni dei luoghi irreversibili,  a cui difficilmente si potrà porre riparo e per cui, prima o poi, qualcuno ne dovrà risondere.

Di fronte a questo scempio, a questa barbarie ambientale, i cittadini algheresi e tutti coloro, abitanti nell’isola,  peninsulari, stranieri, che amano questo sito così com’è, sono scesi in campo per esprimere la propria contrarietà  ad un progetto per nulla ecosostenibile, di nessuna utilità sociale e senza alcun risvolto positivo sotto il profilo  lavorativo, visto che assicura un numero di posti di lavoro inferiore alle cinque unità. Oltre diecimila persone, tra  sottoscrittori online e presso i banchetti, urlano da mesi il proprio dissenso, con decisione e determinazione, con la  forza della conoscenza della documentazione, attentamente analizzata.

Una moltitudine di persone libere che mai permetterà di farsi ridurre al silenzio da chi, forte della vittoria di un  bando (con idea progettuale difforme dal progetto che si sta attuando) e di tutta una serie di autorizzazioni con  non poche incongruenze, omissioni, interpretazioni ardite delle leggi e delle norme, pensa di poter comprimere la  libertà di espressione altrui, imponendo con arroganza la propria narrazione come unica verità, a sostegno dei propri  interessi particolari, e rivolgendo pubblicamente a chi ha come unico interesse quello di difendere il bene comune  accuse infamanti di manipolazione e falsificazione dei fatti e dei procedimenti amministrativi.

Tutto questo si consuma di fronte ad una Amministrazione Locale distratta, disinteressata, silenziosa, quasi infastidita  nei confronti dei tanti cittadini che, dimostrando grande senso civico, rivendicano la partecipazione alle scelte che  riguardano l’utilizzo delle risorse del proprio territorio e pretendono trasparenza negli atti amministrativi e pieno  rispetto delle leggi di tutela in vigore.

Sappiamo bene che non fu lei a stipulare il protocollo d’intesa e ad accettare di inserire l’ex batteria di Punta  Giglio nel progetto “Cammini e Percorsi”. Ma l’atto politico di indirizzo del 2017 andava necessariamente

perfezionato dalla sua Amministrazione che, a seguito del deposito dell’istanza di avvio dell’iter autorizzativo da  parte della Cooperativa vincitrice del bando, aveva modo di prendere visione del progetto e fare le opportune  valutazioni sulla sua congruità e sull’impatto che una trasformazione in chiave turistico ricettiva poteva avere in un  sito SIC/ZPS quale è Punta Giglio.

Poiché l’illegittimità di fondo consisteva nel fatto che, per realizzare questo progetto occorreva una variante  urbanistica che non poteva essere attuata in quanto lo strumento urbanistico vigente non era (e non è) aggiornato  al Ppr, mancando il PUC, chi governa oggi la città aveva il dovere di intervenire con un nuovo atto politico che  rimettesse in discussione la scelta fatta tre anni prima, anche in considerazione del fatto che il protocollo d’intesa,  della durata di tre anni, era in scadenza.

L’Amministrazione che lei rappresenta avrebbe potuto rescindere il contratto, come previsto dall’art. 6 del protocollo  d’intesa, proprio perchè le previsioni del protocollo non potevano trovare attuazione per l’incongruità dell’intervento  con lo strumento urbanistico vigente. Oppure, scelta altrettanto coraggiosa, avrebbe potuto intraprendere la strada  della variante urbanistica, percorso irto di ostacoli come lo ha definito un funzionario del Comune, portando la  decisione in discussione all’interno del Consiglio Comunale.

Ed invece lei e questa Amministrazione, eletti per rappresentare l’intera comunità e difenderne gli interessi collettivi,  avete preferito lavarvene le mani e, con fare pilatesco, avete delegato gli uffici comunali a gestire questa pratica  come fosse una pratica qualunque, al pari di una sopraelevazione in città o della chiusura di un balcone,  dimenticando che si trattava della realizzazione di un intervento speculativo in un area di pregio, sottoposta ad una  stratificazione di vincoli. Si è lasciato che gli uffici se la sbrigassero da soli e si è dato per scontato che se  un’autorizzazione viene rilasciata è sicuramente rilasciata a norma di legge. Eppure, chi viene eletto, dovrebbe sapere  che nulla va dato per scontato e che i documenti vanno letti tutti, con attenzione e senza pregiudizio.

Se lei, la Giunta, il Consiglio, aveste letto gli atti, vi sareste accorti che non esiste autorizzazione allo scavo, (tranne  una semplice approvazione del servizio SVA in data 30/04/2021) visto che quest’opera infrastrutturale non è mai  stata valutata tecnicamente nella conferenza dei servizi del 6 ottobre 2020 che ha prodotto l’atto autorizzativo unico  né, in tale sede, è mai stato esplicitato dal Dirigente Fois il convincimento che tale parte dell’intervento, messa su  carta il giorno prima della conferenza stessa, fosse esente da valutazione paesaggistica in base al DPR 31/2017.

E vi sareste domandati il perché sia stata indetta una nuova conferenza dei servizi, (a cui sarà presente anche  l’ARPAS mai coinvolta prima) per varianti non sostanziali, una delle quali è rappresentata appunto dallo scavo e  dall’allaccio alla rete idrico fognaria pubblica, ingannevolmente presentata nell’istanza della cooperativa come opera  ancora da realizzare sebbene i lavori siano stati già eseguiti ed ora si attenda l’autorizzazione postuma.

Sareste rimasti basiti nel sentir definire “variazione non sostanziale” la traslazione dei bagni pubblici all’esterno della  casermetta utilizzando una cisterna alla quale si accederà attraverso una scala ricavata scavando la nuda roccia  calcarea. I dirigenti prepostiche hanno presenziato al sopralluogo del 13 luglio a Punta Giglio si saranno sicuramente  accorti che il direttore dei lavori ha preceduto la conferenza dei servizi eseguendo questo ed altri scavi non  contemplati nel nuovo progetto.

Non solo, se aveste letto con attenzione il verbale relativo al procedimento unico, avreste trovato grottesca la  dichiarazione del Geom. Dedola quando affermava che l’intervento sull’ex batteria non richiede cambio di destinazione  d’uso perché ospitare militari in tempo di guerra equivale ad ospitare turisti in tempo di pace, cambia il soggetto  ma non la funzione, equiparando una caserma ad un albergo, una mensa ad un ristorante, il rancio a sfiziosi piatti  di portata, un raccoglitore di acqua piovana in piscina.

E avreste considerato risibile la trovata di musealizzare la struttura, trovata con cui l’Ing. Fois, sempre in conferenza  dei servizi, cerca di giustificare la presenza di una struttura ricettiva in una sottozona H3 di salvaguardia assoluta  e G2 parchi urbani e comprensoriali, pur riconoscendo che non si può attribuire al progetto valenza di opera  pubblica visto che si tratta di una intrapresa privata.

E avreste considerato come fatto gravissimo la mancanza del parere dell’UTP, acquisito sotto forma di silenzio assenso nonostante la Regione non si sia pronunciata perché dichiaratasi incompetente già nella nota del dicembre  2018 e in quella successiva del dicembre 2020 in cui ribadisce che la competenza all’autorizzazione paesaggistica è  esclusivamente in capo agli uffici comunali. E altrettanto grave avreste considerato il mancato inserimento del  progetto riguardante il promontorio di Punta Giglio nel piano di gestione SIC/ZPS che, come parte integrante del  Piano del Parco, sarebbe dovuto essere approvato dai Consiglieri comunali.

Se lei avesse dedicato un po’ della sua attenzione al caso Punta Giglio, anche lei come noi avrebbe avuto l’impressione  che alcuni Enti chiamati ad esprimere il proprio parere abbiano avuto un atteggiamento aprioristicamente favorevole  nei confronti del progetto, come la Soprintendenza che, da organismo deputato alla tutela paesaggistica, si è  trasformata in suggeritore, adoperandosi in tutti i modi a trasformare un progetto irricevibile in un progetto  potenzialmente accettabile, anche grazie all’intervento di un nuovo progettista, allievo del Soprintendente, o come il

Parco che si è prodigato ad assicurare la sostenibilità dell’intervento e la sua autorizzabilità , rendendo la proposta  progettuale compatibile con il quadro vincolistico esistente.

E se Soprintendenza e Parco si sono trasformati in sponsor di un progetto commerciale privato, altri Enti hanno  dato prova di superficialità e distrazione come il servizio di valutazione ambientale (SVA) della Regione che ha basato  le sue valutazioni sulle dichiarazioni della cooperativa stessa e sulle spesso imprecise osservazioni prodotte dall’Ente  Parco. In tutto questo il comune di Alghero è stato assente. Ma non è mai troppo tardi per rimediare e per  impegnarsi anche lei, assieme ai suoi cittadini, in una battaglia di civiltà, a protezione di un sito di inestimabile  valore.

Questa è la lettera di accompagnamento alle firme, oltre 3000, che il Comitato PUNTA GIGLIO LIBERA ha raccolto  in poco tempo, qui allegate, a riprova dell’ interessamento della cittadinanza che chiede all’Amministrazione in  carica da lei guidata , di farsi carico del blocco immediato dei lavori , in attesa degli sviluppi giudiziari della  vicenda”. Conclude la nota.


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