Venerdì 18 Luglio, aggiornato alle 19:09

Spano, Correddu e Alivesi dell“Osservatorio per la legalità  Alghero”: la Riviera delle nebbie

Spano, Correddu e  Alivesi dell“Osservatorio per la legalità  Alghero”: la Riviera delle nebbie

Alghero: la riviera delle nebbie.

Ormai siamo abituati ad un’opinione pubblica inerte e distante da qualsiasi tema.

Tutto ciò assume maggior gravità quando si parla di mafia.

Nella dimensione locale, in un territorio che storicamente non è stato funestato da tale fenomeno, questa indifferenza rischia di divenire un humus favorevole all’insediamento di fenomeni criminali associativi tristemente noti.

Ad Alghero è palese che l’economia cittadina sia perturbata da investimenti che sfuggono dalle normali regole di mercato.

Vi sono imprese che si espandono con una facilità  sconosciuta e che ormai detengono saldamente intere zone della città, tanto da condizionarne l’offerta turistica.

Ormai molti visitatori della riviera del Corallo si illudono che questa risorsa marina si possa  acquistare tra oggettini di plastica, ad esempio.

Da sempre le aree turistiche costituiscono zone essenziali per gli investimenti di denaro sporco e Alghero parrebbe non fare eccezione.

Tutto ciò è stato evidenziato da recente stampa nazionale, la quale in maniera diretta ha acceso un riflettore su una delle situazioni anomale presenti in città, che necessitano di dovuti approfondimenti.

Al di la della fondatezza di quanto apparso sulla stampa, dopo l’articolo del Fatto Quotidiano del 4 aprile scorso ci si aspettava  un dibattito pubblico prolungato e serio sulla vicenda. Invece è calato il silenzio più assoluto, interrotto dai non so, non è mio compito e stime di solidarietà assolutamente fuoriluogo nei confronti degli amministratori cittadini pro tempore, peraltro non soggetti a nessuna censura.

Parrebbe quasi che excusatio non petita accusatio manifesta.

Negare un fenomeno senza porsi dei legittimi interrogativi costituisce la prova che vi è un cortocircuito nella politica locale, dove va detto che i più sono stati colpevolmente zitti.

Da almeno due decenni ad Alghero si assiste una concentrazione di investimenti in capo a soggetti imprenditoriali che non sono di certo degli Aga Khan della costa occidentale.

Il follow the money, metodo che Giovanni Falcone ha insegnato come fondamentale nel contrasto all’economia mafiosa, è ora necessario per salvare il tessuto imprenditoriale algherese.

Il potere dell’economia criminale è l’alterazione totale della competizione commerciale. La preponderante disponibilità di denaro infatti esenta tali attività dalle regole di mercato.

Questo si traduce nel fatto che un’attività non deve tanto guadagnare ma ricavare, per giustificare una ricchezza che non ha origine dall’attività lecita.

Spesso questo genere di esercizi commerciali si possono definire scontrinifici.

Paradossalmente l’imprenditore di mafia, proprio per questa necessità di mettere in collegamento la ricchezza illecita con quella lecita, diviene un contribuente esemplare e un datore di lavoro scrupoloso, senza il minimo “difetto sulla carta” in caso di controlli.

L’altra faccia della medaglia però è costituita dalla rapida gangrena delle attività “sane”  e il loro ingresso nel sistema economico malavitoso.

Alghero può definirsi lontano da questa realtà? È una città che si può permettere di avere una politica locale più pronta a negare il fenomeno che ad investigando?

Ebbene vi è da credere che non sia così.

Se gli algheresi vogliono difendere seriamente la propria comunità devono pretendere chiarezza su quanto sta accadendo all’economia cittadina.

Senza questo, da riviera del Corallo a riviera del silenzio il passo è breve.

Il veri nemici delle mafie stanno infatti  nella parola e nella ricerca di chiarezza.

Dott. Giovanni Baldassarre Spano, Dott.ssa Paola Correddu e Dott.ssa Maria Antonietta Alivesi, promotori Comitato spontaneo “Osservatorio per la legalità  Alghero”


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