Il calcio non è solo uno sport: è un’emozione che attraversa le generazioni. Per Alghero, il calcio è identità, appartenenza, passione pura. Dietro ogni partita c’è il cuore di una comunità che ama profondamente i propri colori e che vive ogni domenica come un appuntamento con la propria storia. La retrocessione è un dolore sportivo, ma non una sconfitta. Anzi. È proprio in questi momenti che si misura il valore autentico di un gruppo dirigente, fatto di uomini e donne che con impegno, dedizione e sacrificio hanno riportato l’Alghero a competere ad alti livelli, ridando dignità e futuro a una maglia gloriosa. A loro va il nostro rispetto e il nostro grazie. Ai tifosi, fedeli anche nei giorni più duri, va il mio abbraccio: la loro presenza è la spinta più potente per ripartire per continuare a lottare. A tutta la città, che non ha mai smesso di sognare insieme a questa squadra, dico che è solo un passaggio.
Il percorso non si interrompe: si trasforma, si fortifica. Ho la certezza che l’Alghero tornerà dove merita di stare. E non sarà sola. Come amministratore, come cittadino, come amante dello sport in tutte le sue forme sarò al fianco della società per tutto ciò che potrò fare. Ad majora ragazzi.
Sono le parole di Enrico Daga, Assessore alle Finanze del Comune di Alghero con delega alle strutture Sportive. Rompe il silenzio e parla da uomo di sport e da amministratore. Lui neofita prestato al calcio, proveniente dalla Pallacanestro. Ma il calcio, la sua passione, le emozioni che regala lo hanno conquistato. E’ stato a Maria Pia, al fianco del Sindaco a spingere l’Alghero al miracolo, è rimasto travolto da un ambiente e da un pubblico che l’Alghero è riuscito a riportare sugli spalti, riempendoli. Dopo anni di limbo l’Alghero ha restituito a una città un ruolo nel calcio che conta, oggi, dopo una retrocessione traumatica, ci si organizza, si cerca di essere razionali in un momenti di grande difficoltà.
E giusto per dare dei segnali inequivocabili, la dirigenza giallorossa, al completo ieri si è riunita, senza neanche aver metabolizzato il trauma, ma con la forza che contraddistingue chi ha l’obbligo di tenere la barra a dritta, in una nave che di colpo ha trovato il mare in tempesta.
L’Alghero, questo è certo, non sbaracca, l’Alghero riparte, e da dove e con chi lo si saprà nei prossimi giorni. Quel che emerge è che intorno a questa società, ci dev’essere la volontà delle forze imprenditoriali locali, di sostenere un progetto che miri a dare fondamenta solide a una rincorsa, possibile. Porte aperte a nuove forze, con l’attuale dirigenze che nei prossimi giorni valuterà, in primis, la figura tecnica che sarà capace di dare all’Alghero quel contributo decisivo, che inutile negare, determina le fortuna di una squadra.
I vertici societari rimangono al comando, non sono previsti sconvolgimenti, ma il riassetto complessivo potrebbe avere una rivisitazione. Il sapere che non c’è aria di smobilitazione, è già una buona notizia, e sapere che persino l’Amministrazione è pronta a sostenere questa società, indica che ad Alghero, chi si è proposto a riportare passione e tifo, ridando lustro a colori che si erano sbiaditi, ha dimostrato competenza e capacità, ma non può essere lasciato da solo. C’è voglia di ripartire con obiettivi chiari e di rivincita, nell’immediato.
Il calcio, oggi, non è più quello conosciuto qualche tempo fa. Il calcio oggi deve far fronte a oneri importanti, la sua gestione è da intendersi come gestione di una azienda, dove ogni tassello dev’essere funzionale agli obiettivi che non devono mancare. E il primo, in una scala prioritario, riguarda l’impianto che deve ospitare il gioco e il pubblico, che non può continuare ad essere in “un disterru”. E da qui si deve partire, perchè le belle parole talvolta fanno piacere ma non bastano. Qui, e non fra anni, ma relativamente subito c’è bisogno di sapere cosa si vuol fare. Non prima di aver detto che siamo enormemente in ritardo, e parlare di colpe, responsabilità, oggi serve a poco, anzi serve solo a dare un alibi a chi, per scelta, Amministra la cosa pubblica.
E poi alla fine, una nostra personalissima convinzione, figlia di decenni di frequentazioni di campi di calcio, dirigenze, nate, cresciute e scomparse: Alghero non si può permettere due squadre di calcio, che competono sullo stesso piano. Prima o poi, questo sarà un tema, pressante, da affrontare, anche se può non piacere.