Giovedì 22 Maggio, aggiornato alle 21:23

Altari lignei di Alghero in deposito temporaneo ad Aggius e Tempio : i Frati Francescani espressero parere favorevole “condizionato” nel 1985. Contravvenute le norme?

Altari lignei di Alghero in deposito temporaneo ad Aggius e Tempio : i Frati Francescani espressero parere favorevole “condizionato” nel 1985. Contravvenute le norme?

Ora in tanti ad Alghero  ricordano la storia degli altari lignei che da San Francesco sono partiti e non ci hanno fatto più ritorno.

E’ una storia dai contorni semi seri, dove al centro ci sono dei reperti di grandissimo valore artistico,  prelevati per essere restaurati, dalla chiesa di San Francesco nel lontano 1980, parcheggiati pro tempore nella Chiesa del Rosario, poi trasferiti dopo l’intervento, nel 1987, e da allora non hanno fatto più rientro in città . Questi altari furono  prelevati dalla Soprintendenza ai beni storici e artistici su ordine dell’allora Dirigente Marilena Dander.

E’ bastato rinverdire la storia, con un articolo da noi proposto nello scorso mese di settembre, al quale si  sono agganciati Giampoalo  Barcelloneta Frulio e Gianni Careddu Panu, giornalisti nelle vesti di Agenti 0010, che la storia si è sviluppata in maniera ordinata mettendo in fila gli avvenimenti con contorni che meriterebbe un approfondimento. Pagine persino sui maggiori quotidiani, per gli altari “parcheggiati”  in altra Diocesi da circa 38 anni.

Si è cercato di capire il perché di tanta superficialità, nella gestione di un bene appartenente alla collettività Algherese, ma ci si è scontrati con la riottosità soprattutto da parte di chi, avrebbe preferito che sulla storia fosse messa una pietra tombale. Parliamo dei frati francescani di Alghero.

Ed ecco la prova documentale che i frati francescani sono responsabili del nulla osta concesso per la dipartita degli altari lignei da Alghero verso Aggius e Tempio, una conditio sine qua non voluta, parrebbe, dalla Soprintendenza.

È il Ministro Provinciale padre Giuseppe Simbula che indirizza alla Soprintendente per i Beni Culturali ambientali di Sassari Marilena Dander una nota che si fa risalire al 6 giugno 1985, nella quale si legge:  il proposito di voler restaurare e collocare in luoghi adatti gli altari lignei rimossi dalla nostra chiesa di San Francesco in Alghero, lo vediamo in anzitutto come segno ed espressione di una ritrovata attenzione verso un indiscusso patrimonio artistico per lunghi anni ignorato e trascurato. In linea con questa nuova sensibilità ci permettiamo di suggerire che siano restaurati non solo i due altari da collocare nella chiesa oratorio di Santa Croce ad Aggius e nella chiesa oratorio di Santa Croce in Tempio ma anche gli altri di cui sono andate perdute alcune parti per l’umidità e altri fattori vari”.

Ecco scoperto l’arcano,  a leggere ancora la nota indirizzata alla soprintendenza:  il Definitorio provinciale cui compete dare l’autorizzazione richiesta, ha espresso voto favorevole alle seguenti condizioni: a) che negli altari che saranno collocati ad Aggius e Tempio sia posta una targa che indichi la proprietà (provincia O.F.M. Conv della Sardegna) e la provenienza (chiesa di San Francesco in Alghero).

La nota è firmata da padre Giuseppe Simbula Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali della Sardegna. Ed è la prova documentale che i frati francescani autorizzarono la partenza senza ritorno degli altari lignei, di fatto avvallando le richieste dell’allora Soprintendente Dander, che aveva deciso di non appesantire lo spazio vitale della chiesa di San Francesco, di fatto subordinando l’intervento di restauro degli altari,  alla possibilità di sistemarli altrove, come è avvenuto. Contravvenendo di fatto alla norma generale sul restauro comprese le  circolari Ministeriali che vietano il trasferimento delle opere d’arte in luogo diverso da quello naturale, per impedire che esse vengano separate dalla storia di cui sono testimonianza.

 

Ora si ri-parla di altari in viaggio, taluni cannibalizzati, altri limati, con taglio della chioma eccedente, visti gli spazi esigui. Supposizioni, talune fantasiose altre vicine alla realtà, almeno a raffrontare le immagini oggi disponibili. E l’immagine di copertina riporta proprio questo caso dove dalla comparazione fotografica sembrerebbe che proprio la chioma sia stata limata.

E se è vero che gli altari lignei, di pregio , opera di due artisti algheresi, Michele e Agostino Masala, risalenti al XVIII° secolo, erano sino agli anni 80, nella chiesa di San Francesco ad Alghero, è altrettanto vero che oggi, almeno quattro di loro si trovano in “deposito temporaneo”, in una chiesa di Aggius, di Tempio e di Calangianus.

Una decisione a cui fece seguito,  quasi una sommossa ad Alghero. Tutto merito dello studioso Dott Antonio Serra, capace di reperire  non meno di 4000 firme di cittadini algheresi invocando l’intervento dell’allora ministro dei Beni Culturali Alberto Ronchey, il 30 Luglio 1993, affinché si adoperasse perchè gli altari lignei  prelevati dalla chiesa di San Francesco agli inizi degli anni 80,   ritornassero in città.

E si scopre a sfogliare i giornali di allora, che l’allontanamento degli altari lignei da Alghero non dura 38 anni come da noi riportato nel precedente articolo, ma ben 45 anni.

Oggi, e lo si potrà sentire a seguire il reportage televisivo che andrà in onda su Catalan Tv alle ore 21,00, si apprende della grande apertura della Soprintendenza disponibile a riportare nel luogo di origine i reperti dei maestri ebanisti Michele e  Agostino Masala.

Ma se ad Alghero la notizia di un possibile ritorno degli altari, è accolta in maniera entusiastica da parte di tutti, si apprende che da altre parti si sta cercando di dimostrare che i reperti sarebbero stati  regalati, o meglio “donati” con il placet dei padri francescani di Alghero. Si parla, con il condizionale d’obbligo non a caso, perchè aspettiamo di vedere nel dettaglio il contenuto, di un opuscolo-libricino, dove si fa menzione degli altari e si ringraziano le persone di buona volontà di allora.

Ma non possiamo esimerci dall’affermare, che la prova documentale di un bene è certificata , e che l’unico Ente in grado di porre il sigillo sulla veridicità storica dei reperti, autentiche opere d’arte,  è il Catalogo Generale dei Beni Culturali. Qui sono contenute le opere risalenti alla prima metà del secolo XVIIIº realizzate da Masala Michele e Agostino due fratelli maestri ebanisti di Alghero. La data di realizzazione è data fra il 1700 e il 1749, la localizzazione delle opere è la chiesa di San Francesco ad Alghero. Dove  competente per la tutela è la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e paesaggio per le provincia di Sassari e Nuoro, che è anche l’ente schedatorio delle opere, dove la  scheda compilata risale al  1980 poi aggiornata nel 2006. E’ la certificazione che sulla vicenda mette una pietra tombale, dove, ogni pretesa  si scontra con le prove documentali agli atti.

E c’è persino curiosità su come intenderà muoversi l’attuale Sindaco di Alghero Raimondo Cacciotto, che vista l’età, della storia conosceva poco se non per sentito dire. Riuscirà nell’intento di portare a casa gli altari? Se lo farà centrerà un obiettivo non riuscito a Carlo Sechi, che nel 1998 aveva persino chiuso l’accordo con l’allora Soprintendente Paolo Scarpellini, e i Sindaci e parroci  di Aggius, Tempio e Calangianus, compresi i rappresentanti del  Ministro Provinciale dei frati Francescani e dei Vescovi, tutti riuniti intorno a un tavolo. Quindi c’è solo da attendre gli sviluppi della vicenda

 

 

 

 


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