Giovedì 22 Maggio, aggiornato alle 14:19

Gli altari lignei in deposito temporaneo ad Aggius e Tempio, lontani da Alghero 45 anni. Ora c’è l’inchiesta degli agenti 0010 su Catalan Tv

Gli altari lignei in deposito temporaneo ad Aggius e Tempio, lontani da Alghero 45 anni. Ora c’è l’inchiesta degli agenti 0010 su Catalan Tv

Il nostro merito? Essere riusciti ad accendere i riflettori su una storia, a metà strada fra l’incredibile e il menefreghismo, che racconta le vicende degli altari lignei di Alghero, partiti per ristrutturazione e mai tornati alla loro sede naturale, la Chiesa di San Francesco (LEGGI).

La memoria ci è stata rinverdita da un’amica, Caterina Salerno, che si imbatte nella scoperta, quasi per caso, nel corso di una visita per chiese della Gallura. La colpisce quella etichetta presente, afferma di essre proprietà della Chiesa di San Francesco ad Alghero con una dicitura chiarissima: in deposito temporaneo presso questa chiesa. Peccato che quella temporaneità ricalcolata oggi, ammonti a circa 45 anni. Tanti infatti sono gli anni di distacco delle opere lignee dei due artisti ebanisti Algheresi, dalla città catalana, la loro partenza, per restauro,  si fa risalire al 1980, quindi fatti due conti sommari, gli altari vanno velocemente verso il mezzo secolo di vita sistemati in Gallura “in deposito temporaneo”.

E sulla scena irrompono persino due Soprintendenti, Marilena Dander e Paolo Scarpellini, che la vicenda conobbero bene e la seguirono. La prima attivò il percorso di restauro, con la dipartita da San Francesco e sosta presso la chiesa del Rosario, sempre ad Alghero, da li il ricovero per restituirli alla bellezza originale. Ma una volta ultimati i lavori, si parla del 1987, gli altari lignei fanno ritorno … ad Aggius, Tempio e Calangianus. Una cambio si sede e persino di Diocesi di appartenennza. E qui ogni buona ragione e giustificazione, si scontra con un pragmatismo che in questi casi doveva guidare chi doveva decidere, dove gli altari lignei dovevano tornare, ovvero Alghero.

Ecco da qui, con piccole divagazioni di stampo giornalistico, compresa qualche informazione lacunosa, si cerca di mettere in fila la vicenda. Noi con il nostro contributo che ha squarciato i ricordi ormai annebbiati di tanti, Giampaolo Barcellonetta Frulio, con il giornalista Gianni Careddu Panu, hanno approfondito, trovando spunti di riflessione, nell’inchiesta, che merita attenzione. Emergono persino responsabilità, di chi doveva e da parte di chi non ha fatto. E fra tutto si prende atto della grande disponibilità, e della professionalità  che arriva direttamente dalla Soprintendenza di Sassari, che accoglie i giornalisti, ne parla con illuminante competenza, da in visione un corposo fascicolo, e arriva persino a una conclusione. Un grande esempio di professionalità e competenza tipico di chi non ha niente da nascondere anzi, coglie l’occasione per mostrarsi in tutta la trasparenza che deve contraddistinguere un ufficio pubblico e i suoi servitori che all’interno operano. E il riferimento è alla Dr.ssa Maria Paola Dettori delegata dalla Soprintendente a dialogare e spiegare il reale stato della storia.

Gli altari Lignei. Ma di cosa si tratta nello specifico?

Gli altari lignei, sono delle opere d’arte, sono contenuti nel Catalogo Generale dei Beni Culturali. Sono opere e della prima metà del secolo XVIIIº realizzate da Masala Michele e Masala Agostino due fratelli ebanisti di Alghero. La data di realizzazione è data fra il 1700 e il 1749, la localizzazione delle opere è la chiesa di San Francesco ad Alghero

Opere eseguite dai fratelli Masala artigiani di Alghero come appare dall’iscrizione sul basamento, l’altare è stato realizzato in stile barocco, competente per la tutela è la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e paesaggio per le provincia di Sassari e Nuoro, che è anche l’ente schedatorio delle opere, dove la  scheda compilata risale al  1980 poi aggiornata nel 2006.

Dopo il nostro articolo trattato in maniera epidermica poco tempo fa, degli altari lignei di Alghero, pro tempore   nelle chiese di Aggius, Tempio e Calangianus, si ritorna a parlare, e oggi risalgono prepotentemente alla ribalta.

Come detto il tema è stato ri-trattato, con approfondimento da parte dell’Agenti 0010, ovvero Giampaolo Barcelloneta e Gianni Panu. Partendo dalle nostre informazioni, i due giornalisti ne hanno ricavato un reportage interessante che verrà proposto su Catalan TV mercoledì. E’ La storia di tre altari lignei, che nel 1987 dopo il restauro furono collocati in alcune chiese della Gallura, Aggius, Tempio e Calangianus.

Una decisione dell’allora Soprintendente Marilena Dander, a cui fece seguito, veramente,  quasi una sommossa ad Alghero. Tutto merito dello studioso Dott Antonio Serra.  Si parla di non meno di 4000 cittadini che scrissero all’allora ministro dei Beni Culturali Alberto Ronchey sollecitandone l’interessamento affinché si adoperasse per i quattro altari lignei  prelevati dalla chiesa di San Francesco agli inizi degli anni 80,  per interventi di restauro, che non vi fecero più ritorno.

E si scopre a sfogliare i giornali di allora, che l’allontanamento degli altari lignei da Alghero non dura 38 anni come da noi riportato nel precedente articolo, ma ben 45 anni. Per decisione della soprintendenza di Sassari sono stati destinati due nella chiesa di Santa Croce ad Aggius, uno a Tempio e uno a Calangianus nella chiesa di Sant’Anna.

Da allora ad Alghero i tentativi  per farli tornare a casa furono numerosi, ma non  sortirono alcun effetto. Ci fu persino l’interessamento diretto della classe politica cittadina, molto attivo fu Antonello Usai, lo stesso Pietrino Fois ci provò, mentre da parte dell’onorevole Francesco Carboni addirittura ci fu una interpellanza parlamentare. L’ultimo intervento in ordine di tempo fu quello di Maurizio Pirisi, Assessore nella Giunta Tedde nel 2005. Ma non si schiodò nulla .

Neanche la petizione sottoscritta da 4000 cittadini algheresi sortì effetto. Ora, con grande meraviglia le notizie che trapelano, via Soprintendenza di Sassari  sono molto positive.

E comunque al di là di come questa vicenda si concluderà, è stato interessante far conoscere alla nostra collettività, ai giovani,  i risvolti di una storia che tanti non conoscevano. Un po il passaggio di un testimone del “sapere”, fermo restando che ora, dopo le dichiarazioni  rese , come non mai, si ipotizzano scenari nuovi.

 


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