Il commento
Prima di presentarsi alla stampa Gian Marco Gandon deve sbollire la rabbia, troppa la tensione accumulata a bordo campo per un fine partita, quella fra Alghero e Ghilarza, vietata ai deboli di cuore.
Capita così che la squadra giallorossa oggi in maglietta bianca, doveva fare un sol boccone dell’avversario. Comincia la partita con un buon approccio, gioca e a tratti ci riesce anche bene, ma la porta del Ghilarza diventa inviolabile.
Così passano i minuti, la squadra non trova la rete del vantaggio e quasi quasi si adegua al fatto, nenanche tanto scontato, che la partita prima o poi si sbloccherà.
Capita invece, come sovente stiamo vedendo al “Pino Cuccureddu” di Maria Pia che la squadra avversaria, votata con molta attenzione alla difesa, che ha concesso poco e soprattutto non si è scoperta ai contropiedi e alle ripartenze dell’Alghero, trova per strada un jolly sotto forma di rigore, trasformato a cinque minuti dalla fine, che rischiava di far diventare la serata, un vero incubo, con conseguente apertura di una crisi dall’aspetto molto complicato. Ma l’Alghero, andata sotto di una rete, e dopo aver visto l’annullamento di una marcatura, prima a Marco Carboni, e poi ad opera di Manunta apparsa ai più regolamentare, ma annullata sul segnalazioni di fuorigioco da parte del guardialinee, di uscire sconfitta dal terreno di gioco proprio non ci pensava.
L’Alghero punta l’avversario a testa bassa, come un animale ferito, punta la porta difesa da Matzuzzi , che deve capitolare sull’ennesima percussione finalizzata da Baraye.
Spazzato via l’incubo l’Alghero tenta il colpo del k.o., dove si vede una squadra frizzante da non credere, in minuti finali letteralmente convulsi, con l’arbitro nel pallone, che non riesce a gestire neanche le furbate di chi le tenta tutte pur di far scorrere inesorabilmente le lancette dell’orologio. E quella che noi ormai da tempo definiamo la sindrome di Maria Pia, anche oggi ha preso corpo, l’ Alghero nonostante abbia meritato, dal campo esce molto ridimensionata. L’avversario di turno il Ghilarza ha fatto un figurone, assaporando persino la vittoria, ma sarebbe stato un furto.
Ma nel calcio si sa quello che conta, è il risultato finale, perché una partita non si vince ai punti e per le occasioni create. L’Alghero viaggia con il freno a mano tirato, non riesce a sbloccarsi, sente la pressione dell’ambiente e della città ma il tecnico Giandon è molto chiaro nel merito: Tutti sappiamo che giocare ad Alghero implica tensione e carico di responsabilità, al pari di chi allena, perché non c’è niente di facile, ma dobbiamo essere capaci a uscire da questa situazione perché è indiscutibile che quello che manca è una vittoria che spazzi via questo momento no, dove la squadra si esprime in maniera più che sufficiente, ma alla fine si è rischiata persino la beffa, sarebbe stato davvero troppo!”.
Questo è stato oggi, al termine di una serata davvero buia dal punto di vista metereologico, che non ha regalato sprazzi di sole ma scrosci di pioggia a non finire. e non vogliamo parlare di quante persone hanno abbandonato il campo “Pino Cuccureddu” per le diverse condizioni meteo, mentre stoicamente tanti sono rimasti al loro posto muniti di ombrello e di resistenza, che però è bene che si sappia in eterno non può durare. Il calcio è spettacolo, va goduto e il comfort minimo che si deve pretendere è una tribuna nella quale accomodarsi possibilmente dotata di copertura. Ma di questo troveremo il modo di parlarne approfonditamente.
Cronaca e tabellino
