Domenica 8 Settembre, aggiornato alle 19:57

Attenzione a demonizzare la transizione energetica e la dismissione delle fonti fossili. Il punto ora è: le aree idonee e non

Attenzione a demonizzare la transizione energetica e la dismissione delle fonti fossili. Il punto ora è: le aree idonee e non

Ora, fra manifestazioni di piazza, prese di posizioni delle varie Associazioni ambientaliste, sulla transizione energetica in Sardegna, destinataria di 820 progetti fra Eolico off e on Shore e fotovoltaico, la partita si fa davvero complicata.

La gente, tanta gente, spinta da martellanti informazioni,  firma le petizioni, Pratobello 24 è nei banchetti di tutti i partiti, o meglio quelli che hanno deciso di impegnarsi, la gente si avvicina è sempre più numerosa. Tutti siamo d’accordo che la speculazione energetica in Sardegna va bloccata. Costi quel che costi. Tutti siamo d’accordo che il nostro territorio va salvaguardato, ad ogni costi, pronti anche allo scontro fisico, ma poi si scopre che la proprietà privata si vende, e c’è chi compra, e i cittadini possono urlare a gran voce, ma pecunia non olet, e gli affari si intravedono per pochi. E siamo tutti, ma proprio tutti, concordi che quest’isola ha dormito per anni, salvo poi svegliarsi di botto, come uno che appisolato riceve una secchiata di acqua gelida, il risultato è che ci si muove, tanto pure,  ma, a ben vedere ci sono coni d’ombra che qualcuno deve cominciare a spiegare. In verità si prova, ma il risultato è che il clamore di fuoco nemico, sovente soffoca le spiegazioni.

Così capita di sentire dalla viva voce di Vincenzo Tiana, lo storico Responsabile Scientifico  di Legambiente Sardegna, uno che della materia conosce anche le pieghe nascoste, che dichiara che in Sardegna non c’è nessun assalto in corso. Noi – afferma Tiana -come Legambiente da diversi anni abbiamo sollecitato, compresa  la passata giunta regionale, il confronto con il territorio assieme ai comitati. Siamo stati a Villa Massargia,  a Guspini a Paulilatino – afferma – la Giunta regionale deve rendersi conto  che noi abbiamo un grande giacimento di sole e di vento e di paesaggio però, e come Legambiente siamo sempre stati in prima fila nella promozione a difesa del paesaggio e quindi sul tema siamo molto rigorosi. Bisogna fare gli impianti fotovoltaici nel massimo rispetto del paesaggio. Dal 2019  abbiamo fatto un passaggio ulteriore – afferma ancora il responsabile scientifico di Legambiente  Tiana-  abbiamo detto che gli impianti devono migliorare il paesaggio, devono aumentare il capitale naturale, non devono impattare, ma  devono minimizzare l’impatto Purtroppo ci sono tanti progetti, centinaia di progetti, ma quelli approvati sono solo una decina, quindi non c’è nessun assedio, nessun assalto,  sono 323 progetti in istruttoria afferma Tiana – quindi verranno esaminata dalla commissione VIA del Ministero. Alla Sardegna,  il Ministero ha detto di realizzare 6,2 GB , probabilmente nel 2050 ne serviranno 20,  ma bisognerà farli bene, non basta mettere i numeri così, a caso”.

Ed è qui il punto.

La Sardegna il compito assegnatogli, lo porterà a compimento? E i progetti attualmente in corso e in fase di realizzazione, poiché autorizzati, a quanti GW ammontano? Altro punto focale, del quale poco si parla, e si parla altrettanto poco della transizione energetica che prevede un altro compito per la Sardegna, ovvero la dismissione delle fonti fossili, nella creazione di energia a partire dal 2025. Quindi Chiudere gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a carbone entro il 2025, e decarbonizzare il sistema energetico al 2050 in Sardegna, è un obiettivo imprescindibile, evitando al contempo nuovi investimenti in combustibili fossili.

Ma di questo non se ne parla volutamente, si preferisce brandire l’arma delle minacce sulla nostra terra, omettendo di dire, che la Sardegna deve centrare un obiettivo che apre a nuovi scenari: dismettere il carbone non pensare al gas. Interessante uno studio , realizzato per conto del WWF dall’Università di Padova e dal Politecnico di Milano dal titolo “Una valutazione socio-economica dello scenario rinnovabili per la Sardegna”. In questo si evidenzia che “lo studio ipotizza due scenari di transizione al 2025-2030, senza prevedere investimenti nel metano: sviluppo di impianti di pompaggio per una capacità complessiva di 550 MW (come proposto anche da Terna), sviluppo di generazione a idrogeno verde associata ad impianti di accumulo del vettore stesso. Le simulazioni suggeriscono che la dismissione degli impianti a carbone sardi non deve essere necessariamente accompagnata dalla realizzazione di nuovi impianti termoelettrici a metano, ma può essere sostituita da nuovi impianti di pompaggio o nuovi impianti Power-To-Hydrogen (LEGGI DALLA FONTE) 

“Lo studio smentisce molte delle dichiarazioni che si leggono in questi giorni sui giornali della nostra isola –dice Carmelo Spada, Delegato del WWF Italia per Sardegna- il gas è il passato, le rinnovabili sono il futuro e assicurano che il ‘combustibile’ (sole e vento) sia sempre disponibile in natura. Chi pensa di metanizzare oggi la Sardegna e basarsi sul gas per altri 30 anni non ha certo a cuore né i posti di lavoro, né l’indipendenza energetica dell’isola. Peraltro, proprio in Sardegna hanno enormi potenzialità anche le comunità energetiche, fortemente legate ai territori e alla realtà dei comuni dell’entroterra sardo. La ricetta per lo sviluppo sostenibile dell’isola è a portata di mano, chi vorrebbe prendere altre strade non lo fa certo nell’interesse dei sardi.  La totale eliminazione delle fonti fossili nella produzione di energia in Sardegna deve avvenire grazie alle fonti rinnovabili (sole e vento) che potranno e dovranno essere rispettose dei valori paesaggistici, culturali e ambientali dell’isola”.  Sono affermazioni risalenti al 2021, da parte di chi già da allora aveva le idee chiare sul da farsi.

Oggi un partito centrale nel centro destra sardo, esce allo scoperto, e dice senza mezzi termini : Sostegno alla proposta di legge di iniziativa popolare per fermare l’assalto di eolico e fotovoltaico, con la richiesta della procedura d’urgenza (articolo 102 del regolamento consiliare) per una rapida approvazione in Consiglio regionale; stanziamenti adeguati, già nella prossima finanziaria, per le comunità energetiche regionali; ripresa del progetto per la metanizzazione dell’Isola.

Quindi si torna indietro? e cosa se sarà degli impegni presi dal Governo nazionale attualmente in carica? che nel Giugno 2023 ha trasmesso all’UE il PNIEC ( PIANO NAZIONALE INTEGRATO PER L’ENERGIA E IL CLIMA) , verrà disatteso dalla Sardegna? E il contenuto alla pag 405 “Il phase out del carbone sarà accompagnato, in ottica di assicurare una transizione energetica equa, da misure a tutela dei lavoratori per lo sviluppo e la riqualificazione occupazionale, la lotta alla povertà e alle diseguaglianze, la salvaguardia dei territori di appartenenza, dove si evidenzia che in Sardegna ci sono due centrali termoelettriche  a carbone una a Fiumesanto, e una nel Sulcis  su un totale di sei presenti in tutta Italia? ( Centrale di Fiumesanto (SS‐ Centrale di Monfalcone (GO ‐ Centrale di Torrevaldaliga nord (RM ‐ Centrale di Brindisi sud:  ‐ Centrale del Sulcis (CA):  ‐ Centrale di Fusina (VE).

Perché non si parla di questo, che è l’argomento centrale nel dibattito sardo in merito alla transizione energetica? Perché ci si concentra a dire un no a strascico, catturando consenso ( facile), e poi si vede cammin facendo che la rotta che la politica vuol tracciare  riguarda la ripresa del progetto per la metanizzazione dell’Isola?

In Sardegna siamo interessati al  Decreto Del Presidente del Consiglio Dei Ministri 29 Marzo 2022  che ha per oggetto Individuazione delle opere e delle infrastrutture necessarie al phase out dell’utilizzo del carbone in Sardegna e alla decarbonizzazione dei settori industriali dell’Isola. ( LEGGI): Letto con attenzione dice come si deve gestire  la phase out dell’utilizzo del  carbone  in Sardegna e alla decarbonizzazione dei settori industriali dell’isola

Il 13 luglio 2023 il Ministero dell’Ambiente ha consegnato lo schema di decreto per l’individuazione delle aree idonee in Conferenza Unificata delle Regioni.

Il decreto individua la ripartizione fra le Regioni e le Province autonome dell’obiettivo nazionale al 2030 di una potenza aggiuntiva pari a 80 GW da fonti rinnovabili e stabilisce criteri omogenei per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili funzionali al raggiungimento dei suddetti obiettivi. Procede poi a definire gli obiettivi minimi, intermedi e finali, da generare dal 2023 al 2030 per ciascuna Regione e Provincia autonoma:

  • la Sicilia che dovrà installare 10,3 GW,
  • la Lombardia con 8,6 GW,
  • la Puglia con 7,2 GW,
  • l’Emilia-Romagna  6,2 GW
  • la Sardegna  6,2 GW
  • la Toscana 4,2 GW,
  • la Calabria 3,1 GW,
  • il Veneto circa 5,7 GW,

 

  • il Lazio 4,7 GW.

 

E arriva il DECRETO 21 giugno 2024  che deve stabilire principi e criteri omogenei per l’individuazione  da parte delle regioni delle superfici e delle aree idonee e non  idonee all’installazione di  impianti  a  fonti  rinnovabili  funzionali  al raggiungimento degli obiettivi di cui alla lettera a), in  linea  con il principio della neutralita’ tecnologica.

  1. In esito al processo definitorio di cui al presente decreto, le regioni, garantendo l’opportuno coinvolgimento  degli  enti  locali, individuano sul rispettivo territorio:
  2. a) superfici e aree idonee: le aree in cui e’ previsto un  iter accelerato  ed  agevolato  per  la  costruzione  ed  esercizio  degli impianti a fonti rinnovabili e delle infrastrutture connesse  secondo le disposizioni vigenti di cui all’art. 22 del decreto legislativo  8 novembre 2021, n. 199;
  3. b) superfici e  aree  non  idonee:   aree   e   siti   le   cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di  specifiche tipologie di impianti

La Giunta regionale e gli uffici della Regione stanno lavorando senza sosta alla stesura della mappa delle aree idonee e abbiamo già organizzato e tenuto diversi incontri con i sindaci, con i comitati e con tutti i portatori di interesse coinvolti nella definizione delle aree idonee.

La Regione, non solo individuerà le aree idonee, ma individuerà chiaramente e con precisione anche quelle non idonee all’istallazione di impianti per la generazione di energia da fonti rinnovabili. Faremo il nostro lavoro fino in fondo e non permetteremo, a differenza di chi ci ha preceduto negli anni, che la Sardegna venga ancora calpestata e svenduta”. Queste sono dichiarazioni della Presidente della Regione Alessandra Todde, verso la quale bisogna aprire un credito, perché fra le mani si trova una patata bollente e la spinta di una piazza governata talvolta anche a colpi di disinformazione, dove emerge, con il passare di giorni, che la battaglia fra i diversi schieramenti in campo  è anche ideologica, ma scivola verso la cristallizzazione delle posizioni, ipotizzando di fermare tutto l’assalto ( che da più parti si sostiene che oggi NON c’è) per poi   mettere sul tavolo una scelta, che non arriva a caso: la metanizzazione.

E ritornano in mente le affermazioni di Vincenzo Tiana,  che ha corso il rischio di andare controcorrente, sfidando il linciaggio mediatico, l’opposizione dura dei suoi stessi compagni di viaggio ambientalisti, molti dei quali incapaci di produrre uno straccio di proposta che non sia miope e finalizzata alla conservazione del proprio ambito, con l’effetto NIMBY (per Not In My Back Yard) che imperversa. Ma questa è altra storia.

La grande battaglia che in Sardegna si sta compiende contro gli speculatori e la speculazione verrà portata a compimento, ma non possiamo evitare di trattare la problematica partendo da compiti che ci sono stati assegnati,che mirano a dismettere le fonti fossili,  a partire dal 2025 e concludersi nel 2028, e se a parlare sono partiti con ruolo di peso determinante  a livello nazionale, come si deve valutare questa presa di posizione, e sopratutto c’è inganno verso un popolo, quello sardo,  che si è messo in moto da solo, si è organizzato in comitati spontanei, ed è stato inseguito dalla politica sino a cavalcarlo?

Ecco, un altro tema

 

 

 


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