Martedì 17 Settembre, aggiornato alle 16:34

Sardegna tra le prime 5 destinazioni per “vacanze lunghe”, il recupero sulle presenze pre-Covid è ancora lungo: -6,2% sul 2019

Sardegna tra le prime 5 destinazioni per “vacanze lunghe”, il recupero sulle presenze pre-Covid è ancora lungo: -6,2% sul 2019

TURISMO – L’Isola tra le prime 5 destinazioni per “vacanze lunghe” ma
il recupero sulle presenze pre-Covid è ancora lungo: -6,2% sul 2019.
Meloni e Serra (Confartigianato Sardegna): “Necessarie nuove soluzioni
per il turismo: destagionalizzare e diversificare l’offerta oltre le
coste e verso l’interno”. Più di 14milioni di presenze: 8 milioni i
sardi e quasi 7 gli ospiti del resto del Mondo.

La Sardegna nel 2023 si è confermata tra le prime cinque destinazioni
regionali in Italia per vacanze lunghe (4 giorni e più). L’Isola era,
infatti, al quinto posto anche nel 2022. Per ciò che riguarda le
presenze turistiche, l’Isola è 14esima in Italia, con 3,2% di tutte le
presenze italiane. In testa il Lazio con il 10,2%, la Campania con il
4,6% e la Sicilia con il 3,7%. Nel paragone con il 2023 il nostro
territorio registra un calo del 3,4% delle presenze rispetto al 2022
mentre rispetto al 2019 il calo è del 6,2%, contro il +17,2% del
Lazio, il +8,9% della Puglia e l’8,8% della Sicilia, con una media
nazionale del +2,4%. I dati del 2023 dicono anche che nell’Isola le
presenze sono state 14milioni e 700mila, di cui 8milioni sardi e
6milioni e 700mila del resto d’Italia e stranieri.

Lo dicono i dati del dossier “Verso l’estate 2024”, predisposto
dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, che ha rielaborato i
numeri dell’Istat della passata stagione turistica.

“Il recupero rispetto al pre covid è ancora lento e i dati lo
confermano – commenta Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato
Sardegna – ma c’è da dire che i tempi cambiano e l’offerta turistica
si evolve in base alle richieste dei viaggiatori”. “I dati ci portano
anche a fare una riflessione su quanto sia importante la
destagionalizzazione e la diversificazione dell’offerta – prosegue
Meloni – il turismo estivo non è più sufficiente per sostenere lo
sviluppo economico e sociale delle nostre comunità. È fondamentale
puntare a una diversa stagionalità degli arrivi per valorizzare anche
le zone interne. Questo approccio non solo contribuirà a distribuire i
flussi turistici lungo tutto l’arco dell’anno, ma permetterà anche di
scoprire e promuovere le bellezze e le peculiarità dei territori meno
conosciuti. Investire nella diversificazione dell’offerta turistica
significa garantire un futuro più sostenibile e prospero per l’intero
settore”.

L’analisi del turismo nel 2023 dice anche come nel “totale delle
vacanze in Italia”, la regione più frequentata sia l’Emilia Romagna
(12% dei turisti), seguita da Toscana (9%) e Trentino (8%). Tra quelle
dove si trascorrono “vacanze lunghe 4 o più notti” la classifica è
aperta sempre dall’Emilia Romagna (11%), seguita da Puglia (8,9%),
Trentino (8,5%), Calabria (8,5%) e dalla nostra Isola al quinto posto
con l’8,2%. Tra le mete per le “vacanze corte 1-3 notti”, apre
l’Emilia Romagna con il 14,8%, seguita dalla Toscana con il 12,7% e il
Veneto con il 10,4%.

Nelle presenze turistiche straniere, la Sardegna, con il 48%, occupa
il 9° posto, con una media italiana del 52,4%. Apre la classifica
Bolzano con il 70,5%, il Veneto con il 69,3% e il Lazio con il 63,7%.

“Oggi la rotta delle vacanze sta cambiando con il turista che ha un
occhio più consapevole e nella ricerca della meta preferita – prosegue
Meloni – ovvero si tiene conto di diversi aspetti legati non solo alle
solite località ma anche, e soprattutto, a quelle forme di turismo
esperienziale, informato e rispettoso dei luoghi”. “C’è la necessità
di disegnare un nuovo modello di sviluppo turistico sempre più diverso
da quello convenzionale – aggiunge Daniele Serra, Segretario Regionale
di Confartigianato Sardegna – meno stagionale e capace di offrire
servizi in modo combinato alle intersezioni dei percorsi di diversi
turismi esperienziali (collegati ai cinque sensi: culturale/artistico,
sportivo, slow/green/wellness, enogastronomico, spirituale), passando
dalla intermodalità logistica alla intermodalità esperienziale”.

Il turismo esperienziale, infatti, rappresenta un’evoluzione
necessaria per un settore in continua trasformazione. Non solo un
nuovo modo di viaggiare, ma un’occasione per valorizzare i territori,
creare nuove opportunità lavorative e promuovere uno sviluppo
sostenibile. Un’avventura resa possibile solo dalla sinergia di tutti
gli attori del settore: enti locali, operatori turistici, comunità e
viaggiatori. Insieme, creano un ecosistema di ospitalità autentica e
sostenibile, nel rispetto dell’ambiente e delle culture locali.

Secondo le ultime analisi dell’ENIT, il 75% dei circa 35 milioni di
Italiani che viaggiano affermano di essere mossi da motivazioni
turistiche non convenzionali, (culturali, sportive, enogastronomiche,
spirituali e di benessere in generale) che generano un indotto
importante, con una spesa media di circa mille euro per viaggio, che
può durare tra i 2 e 6 giorni. Un contributo fondamentale per il
settore turistico del nostro Paese, con enormi potenzialità di
crescita e di ricadute benefiche per quei territori non inclusi nei
circuiti del turismo di massa.

Secondo l’indagine ogni esperienza di turismo non convenzionale, il
60% della quale avviene in periodi diversi da quello estivo,
corrisponde a una vacanza di 5-6 giorni per cui si è disposti a
percorrere in media circa 350 km, spostandosi al di fuori dai confini
della propria regione o di quelle immediatamente adiacenti, e a
spendere mediamente oltre 850 euro. Quello che emerge è il profilo di
un viaggiatore che fa della multidimensionalità la sua caratteristica
distintiva. Un turista, insomma, che combina almeno 3,5 esperienze
diverse l’anno e replica più volte questi viaggi perché è mosso da una
molteplicità di motivazioni.

In media ogni turista si riconosce in almeno tre motivazioni
differenti che lo portano a sperimentare varie tipologie di viaggio,
tra cui spiccano il “dedicarsi a sé stessi” (47%), la possibilità di
sperimentare esperienze mai provate e scoprire luoghi mai visitati
(43%, in particolare per il turismo enogastronomico), e la
socializzazione.

Dato ulteriormente significativo – e che rispecchia una sensibilità
sempre più condivisa rispetto al turismo esperienziale – è l’esistenza
di un 20% di viaggiatori potenziali interessato a questa nuova
modalità di visitare luoghi e che trova spazio soprattutto tra i
giovani.


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