La messa in sicurezza della falesia di Punta Giglio oggi è stata portata in commissione Ambiente, la Quinta, quella presieduta da Cristian Mulas.
In aula erano presenti i membri effettivi della Commissione Gianni Spano, Nina Ansini, Giusy Di Maio, Mimmo Pirisi, assenti Valdo Di Nolfo, Alessandro Loi e Giovanni Monti.
Per i capigruppo erano presenti Maria Antonietta Alivesi, Raimondo Cacciotto, Pietro Sartore, Mario Bruno e Peppinetto Musu.
In aula, in un ambiente sufficientemente teso, è stato il Direttore del Parco di Porto Conte AMP Mariano Mariani che ha ribadito con piglio deciso, quello che nei giorni scorsi aveva già espresso.
“Non è possibile ipotizzare un blocco dei lavori già appaltati”.
Il Direttore senza mezzi termini afferma che se si dovesse rilevare, in tempi brevi, che in autotutela si debbano fermare i lavori già appaltati, e sotto contratto, bisogna trovare subito le risorse almeno 150.000 € per ristorare la Ditta che si è aggiudicata i lavori per oltre 700.000 €uro.
Ha affermato Mariano Mariani: è del tutto legittimo, legato alla preoccupazione della collettività, e non si mette in discussione, però qualcuno mi deve dire, perché poi ne rispondo personalmente, in quanto Direzione, di una mancata attuazione di una contrattualizzazione già avvenuta, con conseguente restituzione di risorse per mancata attuazione di progetti finanziati dal Ministero. Qualcuno mi deve spiegare – ribadisce – come il sottoscritto, poniamo in autotutela, decida di interrompere questa iniziativa. Ho già spiegato – afferma Mariano Mariani – che questa regola dell’autotutela che io potrei anche adottare, se fossi un matto, presuppone la rifusione della società contrattualizzato, che ha un danno emergente e un lucro cessante, derivante dal contratto che non viene più posto in essere, perché io interrompo i lavori. Abbiamo la capacità di poter rifondere questa società? Chiede all’aula il Direttore del Parco Mariano Mariani.
Problema sollevato che non riesce a trovare una risposta plausibile e convincente. Si esprimono a vario titolo i commissari presenti ma non c’è nessuno che trovi una via d’uscita al problema sollevato da Mariano Mariani. Lo stesso Presidente Christian Mulas è in linea con il Direttore: non ci sono margini se non si trovano risorse per chi si è aggiudicato i lavori.
Emerge in tutta evidenza che i lavori si faranno.
Gli interventi di Joan Oliva per il comitato Punta Giglio Libera, di Mauro Gargiulo per Italia Nostra Sardegna, Francesco Guillot per la Lipu, Carmelo Spada per il WWF, certificano ulteriormente che fra associazioni ambientaliste e management del Parco lo scontro è pressochè totale.
Una domanda senza risposta ha riguardato chi si assumerà la responsabilità di quello che potrebbe accadere se i lavori danneggeranno la falesia e non la metteranno in sicurezza , con stralci del progetto letti in aula, con passaggi tecnici e descrittivi che non dissolvono i dubbi.
L’altra domanda , posta al Direttore del parco da parte di Raimondo Cacciotto, riguardava l’eventualità di rimozione dei divieti da parte della Capitaneria di Porto una volta terminati i lavori. un po’ il tentativo di sapere a priori come potrebbe evolversi ,il problema dell’interdizione che nel futuro potrebbe addirittura rimanere. Il direttore del Parco ha ricordato quanto successe nella messa in sicurezza della falesia su Capo Caccia, il lato che interessava la scalinata verso la Grotta di Nettuno che, alla fine delle operazioni è stata resa fruibile. Ma non fornisce certezze perché non dipendono da lui.
Si è avuta l’impressione che l’area interessata dai lavori potrebbe essere destinataria di un altro provvedimento, poiché difficilmente qualcuno si assumerà l’onere rischioso di dichiarare la zona priva di pericoli. Ma questo è un altro tema.
Ad oggi il grande movimento popolare partito dal basso, che ha ricevuto ad ora 31.565 firme di adesione in una piattaforma online, che ha visto in prima linea pronunciarsi scienziati ornitologi, tutti tutte le associazioni ambientaliste, da ultimi 40 studiosi e docenti dell’Università di Sassari trovano un ostacolo insormontabile in un progetto che è sotto contratto. Se non si trovano le risorse per ristorare l’azienda che si è aggiudicata i lavori non c’è spazio per nessun tipo di discorso. Anzi si, c’è spazio, solo per le chiacchere.