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Ottant’anni dopo Pier Luigi Alvau ricorda Giuseppe Sanna e Piero Giglio ordinati al ruolo sacerdotale avvenuto al 25 Luglio 1943

Ottant’anni dopo Pier Luigi Alvau ricorda Giuseppe Sanna e Piero Giglio ordinati  al ruolo sacerdotale avvenuto al 25 Luglio 1943

di Pier Luigi Alvau

“Il 25 luglio 1943 mentre si consumavano gli ultimi atti, quanto meno di governo, del regime fascista, ovvero nelle stesse ore in cui il re Vittorio Emanuele III revocava a Mussolini l’incarico affidatogli fin dal 1922, ad Alghero (forse ancora ignara di quanto avveniva a Roma) il vescovo Mons. Adolfo Ciuchini ordinava due chierici al ruolo sacerdotale: Giuseppe Sanna e Piero Giglio.

Alghero era reduce dal terribile bombardamento aereo subito due mesi prima, che oltre ad aver provocato più di centoventi morti aveva lasciato la città mutilata di numerosi palazzi e fabbricati, nonché il serio e preoccupante danneggiamento di altrettanti edifici, tra i quali la Cattedrale e l’episcopio.

La città quel 25 luglio del 1943 era pressoché deserta; quasi tutti coloro che ne avevano avuto la minima possibilità erano sfollati da settimane nei paesi del circondario o nelle campagne vicine.

Il seminarista ventitreenne Giuseppe Sanna, prossimo all’ordinazione sacerdotale, aveva ospitato dal giorno prima, nella casa di famiglia dell’allora periferica via IV Novembre, il compagno di studi e coetaneo Piero Giglio, il quale aveva affrontato un avventuroso viaggio da Macomer per raggiungere Alghero, sede della diocesi di appartenenza, per ricevere insieme a “Pinuccio” Sanna l’ordinazione sacerdotale.

Il bombardamento, dicevo, aveva reso impraticabile e chiusa al culto la Cattedrale alla quale era stato interdetto l’ingresso. Il vescovo era stato costretto ad evacuare dall’episcopio danneggiato e riparare nella tenuta di Bonaria, ospite della famiglia Bolasco.

La mattina di quel 25 luglio Pinuccio e Piero si svegliarono di buon’ora ed indossato l’abito talare (accuratamente stirato la sera precedente con ferro a carbone) si avviarono verso la chiesa di Sant’Agostino -allora decisamente fuori città e completamente immersa nel verde della campagna- dove il vescovo aveva stabilito che si sarebbe tenuta l’Ordinazione, sia per l’inagibilità della Cattedrale, sia per obbligata prudenza in quanto il centro storico cittadino rappresentava ancora molte carenze in fatto di sicurezza.

Quando i due prossimi sacerdoti raggiunsero l’umile e quasi inesistente sagrato di Sant’Agostino la porta della chiesa era ancora sprangata e nel silenzio dell’aurora e della campagna circostante, con pacata rassegnazione, decisero di attendere finché una suora dell’annesso convento non aprì il portale dall’interno.

Erano già in tre, però mancava ancora il protagonista della funzione che si sarebbe dovuta andare a compiere, ovvero il vescovo. Non passarono molti minuti che la figura del vescovo -riconoscibile anche in virtù della sua veste bianca, in quanto proveniente dall’ordine dei mercedari- comparve nel tratto iniziale della strada di Valverde.  Mons. Ciuchini, che era noto anche per le sue doti di modestia, arrivava dalla tenuta di Bonaria da solo e a piedi. Aveva percorso quei due chilometri preparando mentalmente quelli che sarebbero stati i passaggi salienti della messa che avrebbe celebrato a suggello della funzione di ordinazione dei due nuovi sacerdoti. Arrivò alle 7,30 e con dovizia e paternale modestia impartì ai due futuri presbiteri alcune indicazioni di tipo comportamentale da tenersi durante la funzione.

Nel mentre dal convento erano arrivate altre due suore le quali avevano provveduto ad accendere i ceri, predisporre il messale sull’altare e preparare i paramenti per il vescovo ed i due ordinandi sacerdoti.

La funzione ebbe inizio alle 8,30 e nell’arco di meno di un’ora si concluse una delle cerimonie di ordinazione sacerdotale con meno affluenza nella storia secolare della diocesi algherese.

Nei decenni successivi la chiesa di Sant’Agostino, che diede il nome anche al quartiere che le si sviluppò attorno a partire dal dopoguerra, vantò la cura sia di Dott. Sanna che di Dott. Giglio, i quali dopo l’ordinazione sacerdotale conseguirono entrambi la laurea in Lettere e Filosofia, andando ad insegnare nel Liceo Classico cittadino. Mons. Piero Giglio fu anche uno dei fondatori e dei primi insegnanti di letteratura italiana presso l’Istituto Tecnico Commerciale, del quale per circa un decennio fu anche Preside, prima di rientrare definitivamente al Liceo Classico.

Dott. Sanna nell’immediato dopoguerra fu nominato curato della chiesa di Sant’Agostino e vide nascere il primo quartiere della ricostruzione post-bellica con un imponente intervento di edilizia economico-popolare che segnò una svolta nella crescita urbanistica di Alghero. Dopo essere stato incaricato a cavallo degli anni ‘50 e ‘60 primo parroco della neo istituita parrocchia di San Giuseppe, nel nascente quartiere della “Pedrera”, venne nominato rettore del seminario diocesano e svolse quel ruolo contemporaneamente all’insegnamento di Lingua e Letteratura italiana e latina al Liceo Classico “Giuseppe Manno” fino al suo pensionamento. In città ancora oggi è ricordato per le sue numerose attività a favore dei giovani ma soprattutto per il suo attaccamento all’algheresità che lo portò alla pubblicazione dell’unico dizionario di algherese, edito a Barcellona nel 1988, poco prima della sua morte.

Dott. Giglio dopo l’andata in pensione da insegnante di Storia e Filosofia fu nominato curato della chiesa di Sant’Agostino. Quindi un ritorno, come già per Dott. Giuseppe Sanna, a quella chiesetta non più di campagna dove entrambi erano diventati sacerdoti. Mons. Piero Giglio, seguendo le orme del suo amico “Pinuccio”, che lo aveva preceduto da curato di Sant’Agostino, ha saputo coinvolgere anche lui in maniera determinante i fedeli di un quartiere in continua evoluzione. Fino a pochi giorni prima della sua dipartita, avvenuta nel 2018, ha continuato a dir messa e ad interessare quotidianamente i fedeli partecipanti con le sue erudite omelie, contestualmente chiare ma soprattutto coincise e non tediose.

 

Pier Luigi Alvau

25 luglio 2023 (a ottant’anni da quella data)


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