Venerdì 29 Settembre, aggiornato alle 10:35

La recessione tedesca mette in crisi l’export sardo. Lai e Serra (Confartigianato Sardegna): “Crisi tedesca da osservare attentamente

La recessione tedesca mette in crisi l’export sardo. Lai e Serra (Confartigianato Sardegna): “Crisi tedesca da osservare attentamente

La recessione tedesca mette in crisi l’export sardo:
50milioni di euro di prodotti venduti ma crollo del 23,8%. Timori
anche per le vacanze germaniche nell’Isola: mezzo milione di arrivi e
2milioni e mezzo di presenze soprattutto nei “mesi di spalla”. Lai e
Serra (Confartigianato Sardegna): “Crisi tedesca da osservare
attentamente: le imprese sarde da anni lavorano con continuità e
profitto con Berlino con prodotti e servizi molto apprezzati”.

La Germania va in crisi e l’export sardo verso Berlino crolla con il
timore che la recessione tedesca possa anche frenare l’arrivo dei
turisti tedeschi verso la nostra Isola.

L’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, analizzando i dati ISTAT,
ha infatti registrato un calo del 23,8% dell’export delle imprese
isolane verso la Germania, osservando i flussi del primo trimestre
2022 con il pari periodo del 2023.

In ogni caso, negli ultimi 12 mesi, la nostra regione ha piazzato in
Germania 50milioni di euro di controvalore, rappresentati da
alimentari e bevande per 15,8 milioni, prodotti chimici per 15,3
milioni, prodotti metalliferi per 9,3milioni, moda per 3,5 milioni,
prodotti petroliferi per 3,4milioni, gomme-plastica-vetro-cemento per
3 milioni, apparecchiature elettriche per 1,7milioni più altre varie
voci per il restante ammontare.

“Il rapporto commerciale tra la Germania e Italia, e quindi anche con
la nostra regione, è da sempre molto attivo – commentano Maria Amelia
Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, e Daniele Serra,
Segretario Regionale – sia per la qualità dei prodotti Made in Italy
venduti a Berlino, sia per il “valore” dei servizi turistici offerti
ai visitatori che arrivano nell’Isola. Dall’agroalimentare alla moda
al turismo solo per fare qualche esempio, per la Sardegna lo scambio
commerciale tedesco vale decine di milioni di euro. Abbiamo il timore
che questa cifra, fra qualche mese, potrebbe essere fortemente a
rischio”. “Per questo osserviamo con estrema attenzione l’andamento
sia dell’economia tedesca, sia quella dell’Unione Europea – continuano
Lai e Serra – anche perché queste due analoghe situazioni stanno già
frenando, e lo faranno nel prossimo futuro, l’export dei nostri
prodotti, mettendo in crisi l’attività di tante piccole aziende che
con il Paese germanico hanno trovato nuove e stabili vie commerciali”.

L’analisi ha anche messo in luce come l’Isola sia l’ultima tra le
regioni per valore di esportazioni verso la Germania; a guidare la
classifica la Lombardia con 20miliardi di export mentre, al contrario,
penultima la Calabria con 66, con l’Italia che fa registrare un totale
di 74miliardi di controvalore venduto. E sono ben 5 le altre regioni,
oltre all’Isola, che hanno cominciato a registrare una frenata delle
vendite verso Berlino: le Marche calano del 38,9%, il Lazio del 17,9%,
il Friuli del 2,7%, la Lombardia dell’1% e la Puglia dello 0,7%.

L’analisi provinciale dice anche come dall’area del Nord Sardegna
siano stati spediti verso la Germania 21 milioni di euro di beni con
un calo del 9,3% (1 trimestre 2022 sullo stesso periodo del 2023); da
Cagliari siano partiti 13 milioni di euro di prodotti con un calo
registrato del 49,5%; il Sud Sardegna abbia esportato per 12 milioni
di euro con un calo dell’11,5%; da Nuoro siano partiti 2 milioni di
euro di prodotti, registrando un +12,9%; anche da Oristano abbiano
varcato il mare 2 milioni di euro di controvalore ma con un trend
negativo del 35,9%.

Una situazione, quella della recessione tedesca e della paventata
austerity, che potrebbe anche influire pesantemente anche sugli arrivi
delle centinaia di migliaia di turisti germanici che in Sardegna
passano le vacanze e ravvivano l’economia turistica soprattutto nei
mesi di bassa stagione.

Secondo l’Osservatorio Sardegnaturismo dell’Assessorato Regionale al
Turismo, la Germania è il primo Paese di provenienza dei viaggiatori
nella nostra Isola, fondamentale per il riempimento delle strutture
ricettive soprattutto nei “mesi di spalla”.

Nel 2022 in Sardegna sono arrivati 454.743 turisti tedeschi: 67mila a
maggio, quasi 90mila a giugno, 110mila a settembre e quasi 50mila a
ottobre per non prendere in considerazione gli altri mesi di punta.
Tutto ciò corrisponde a 2milioni e 256mila presenze germaniche:
260mila a maggio, 450mila a giugno, 535mila a settembre e 240mila a
ottobre.

“I rapporti tra la nostra regione e la Germania sono al top da sempre
soprattutto grazie ai collegamenti tra tutte le città tedesche e i
nostri 3 aeroporti – concludono Lai e Serra – per questo motivo le
imprese sarde, manifatturiere, dei servizi e delle vacanze, sono molto
preoccupate per le conseguenze di una crisi di tale portata. Tutti
questi settori potrebbero essere colpiti in maniera importante. In
particolare l’agroalimentare, in grado di esprimere eccellenze molto
apprezzate dai compratori e dai visitatori tedeschi, come dicono anche
i dati dell’export”.

L’analisi nazionale

Nel primo trimestre del 2023 si conclama la recessione tecnica in
Eurozona, su cui agisce la pesante flessione dell’economia della
Germania, il cui PIL nel primo quarto del 2023 segna il secondo
arretramento consecutivo, pari al -0,3% dopo il -0,5% del quarto
trimestre 2022.

La storica avversione della Germania all’inflazione, sta orientando la
politica fiscale tedesca verso l’austerity.

L’inflazione in Germania a giugno 2023 è al 6,8%, in linea con il 6,7%
dell’Italia ma superiore al 5,5% della media Eurozona. Mentre
l’elevata inflazione sta guidando una pesante stretta monetaria, con i
tassi di riferimento della Bce aumentati di 400 punti base in un anno,
la scorsa settimana il Governo tedesco ha varato il budget federale
per il 2024, delineando la fine della finanza pubblica espansiva. La
spesa pubblica scende del 6,1% in termini nominali e il deficit di
bilancio sarà significativamente ridotto. La politica fiscale
restrittiva ha lo scopo di frenare l’inflazione e di garantire il
margine di manovra di bilancio del governo federale.

La Germania è il primo mercato del made in Italy, con esportazioni che
negli ultimi dodici mesi ad aprile 2023 sono pari a 77.537 milioni di
euro, e la frenata dell’economia tedesca sta riducendo la domanda di
prodotti importati, tra qui quelli italiani. Secondo le previsioni
dello scorso maggio della Commissione europea, nel 2023 le
importazioni tedesche di beni e servizi sono previste in salita di un
limitato +0,6% a fonte del +3,1% dell’Eurozona.

Ad aprile 2023 il valore dell’export verso la Germania scende
dell’8,7% rispetto un anno prima, entrando in territorio negativo dopo
quasi tre anni di crescita.

Nei primi quattro mesi del 2023 il valore dell’export sul mercato
tedesco è a crescita zero, nonostante l’aumento dei prezzi
all’esportazioni, spinto dal caro commodity e dalla crisi energetica.
Il volume delle esportazioni verso la Germania, nei primi tre mesi del
2023, scende del 4,8%, risultando più pesante del calo dell’1%
dell’export verso l’Eurozona. La flessione dell’export verso la
Germania manifesta conseguenze diffuse, seppur differenziate, sulla
manifattura dei territori italiani.

L’analisi dei dati territoriali evidenzia che il grado di esposizione
sul mercato tedesco è più elevato in Veneto dove l’export degli ultimi
dodici mesi a marzo 2023 è pari all’8,1% del valore aggiunto regionale
(seconda regione per valore assoluto export in Germania, pari a 11.156
milioni di euro). Seguono, con valori superiori rispetto alla media
nazionale del 4,9%, Friuli-Venezia Giulia con l’8,0%, Emilia-Romagna
(terza regione per valore assoluto con 10.344 milioni di euro) con
7,5%, Piemonte (quarta regione per valore assoluto con 8.578 milioni
di euro) con 7,5%, Trentino-Alto Adige con 6,6%, Lombardia con 6,2%
(prima regione per valore assoluto con 20.868 milioni), Marche con
6,1%, Umbria con 5,9%, Abruzzo con 5,7% e Basilicata con 5,2%.

In chiave provinciale l’esposizione sul mercato tedesco più elevata si
registra ad Ascoli Piceno dove le esportazioni in Germania valgono il
18,0% del valore aggiunto provinciale (prima provincia italiana per
export farmaceutico sul mercato tedesco); seguono con un incidenza in
doppia cifra, Terni con 14,4%, Chieti con 13,0%, Mantova con 12,8%,
Lecco con 12,0%, Brescia con 11,9%, Reggio nell’Emilia con 11,2%,
Vicenza con 11,1%, Bergamo con 10,9%, Cremona con 10,8%, Arezzo con
10,7%, Novara con 10,2%. L’incidenza è elevata anche a Verona con
9,9%, Piacenza con 9,8%, Vercelli con 9,6%, Treviso con 9,5%, Modena,
Pordenone e Udine con 9,3% e Frosinone con 8,8%.

Per valore assoluto, le maggiori province esportatrici di prodotti
manifatturieri in Germania sono Brescia con 4.380 milioni di euro
negli ultimi dodici mesi a marzo 2023, Torino con 4.207 milioni,
Milano con 4.189 milioni, Bergamo con 3.509 milioni, Vicenza con 2.862
milioni, Verona con 2.667 milioni, Treviso con 2.412 milioni, Bologna
con 2.320 milioni, Roma con 2.227 milioni, Modena con 2.136 milioni,
Reggio nell’Emilia con 1.879 milioni, Bolzano con 1.822 milioni,
Padova con 1.784 milioni, Monza e della Brianza con 1.626 milioni,
Varese con 1.560 milioni, Mantova con 1.429 milioni, Cuneo con 1.350
milioni, Udine con 1.318 milioni, Parma con 1.298 milioni e Firenze
con 1.291 milioni.

Tra le dieci regioni esposte sopra alle media, l’export al I trimestre
2023 rimane in crescita su base annua in 7 regioni mentre in 3 casi
segna una flessione. Tra le 46 province esposte sopra alla media, in
30 casi il trend dell’export nel primo quarto del 2023 rimane positivo
mentre è in negativo in 16 province.


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