Di seguito l’intervento di Mario Bruno in aula, quando si discuteva il Preliminare del Puc. Si legge
La discussione di oggi sul preliminare del piano urbanistico comunale ci consente di fare un passo ulteriore rispetto ad un lavoro che parte da lontano. Come noto, gli assetti ambientali, storico-culturali e insediativi contenuti nel piano sono frutto di un lungo processo di co-pianificazione tra la Regione e l’amministrazione comunale stabilito nel protocollo d’intesa firmato in data 30 luglio 2014, a pochi giorni dalla mia elezione a sindaco. La proficua sperimentazione della nuova metodologia di confronto con la Regione ha assicurato, oltre al costante confronto con la struttura tecnica dell’Assessorato regionale, una notevole semplificazione e razionalizzazione delle complesse procedure ordinariamente stabilite per la definitiva approvazione dei piani urbanistici comunali e dei loro strumenti attuativi, che segnano per noi un ritardo di 30 anni. Costituiscono parte integrante del piano, cioè più della metà del piano in discussione oggi, gli elaborati relativi all’intero quadro della conoscenza (le prime 60 pagine su 110) validati dalla Regione nel marzo 2019, due mesi prima delle elezioni. Oggi, come si attesta a pagina 21 del preliminare, si può solo prenderne atto. Oltre la metà di questo piano era già approvato e non è modificabile se non con un nuovo processo di copianificazione con la Regione, ed era validato dal marzo 2019. Da quel protocollo del 2014 è scaturito anche il Piano di valorizzazione e Conservazione dell’Area di Bonifica, l’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano Paesaggistico Regionale, al Piano di assetto Idrogeologico e al Piano Stralcio delle Fasce Fluviali. Una pianificazione alla quale nella scorsa consiliatura, l’ufficio di piano e di progettazione, ed in particolare gli assessori Usai e Balzani, hanno dedicato un lavoro immenso, proseguito in questa consiliatura con l’assessore Piras. A loro, allo studio Zoagli e ai loro collaboratori, alla consulenza del Professor Peghin va il nostro grazie. Senza quel lavoro condotto dal 2014 non saremmo stati qui, ed anche l’unico tentativo di adozione fatto nella consiliatura conclusa nel 2011, non avrebbe potuto trovare compimento senza l’approvazione del PAI introdotto in norma nel 2006. Quindi ci troviamo per la prima volta, dal 1989, poiché il PUC discende dalla 45 del 1989, senza più scuse. Tutto il lavoro tecnico e programmatorio propedeutico e di adeguamento alle norme sovraordinate è stato fatto. Tuttavia, ci troviamo solo di fronte ad un preliminare, un atto di indirizzo, un mero atto d’indirizzo. Che comunque troviamo abbastanza vuoto. Il nuovo PUC deve servire per costruire il futuro di Alghero. Un futuro che sia credibile e condiviso dai suoi abitanti e dai soggetti economici e sociali, per far sì che tale futuro si avveri. Questo futuro è carico di molte sfide che con il PUC devono essere affrontate: la sfida della globalizzazione – lo abbiamo visto con la pandemia, ma lo sperimentiamo ogni giorno – e per uno sviluppo economico equilibrato ed equo, la sfida del diritto alla casa, la sfida della qualità urbana, la sfida della sostenibilità ambientale, la sfida della giustizia sociale. Per affrontarle, si tratta di impiegare e far leva sulle risorse che Alghero ha già; risorse che sono straordinarie, tali da consentire di eleggere come orizzonte del nuovo PUC la visione di “Alghero città delle qualità e della qualità della vita”. A condizione che questo piano lo riempiamo di contenuti.
La rigenerazione
La qualità della vita per noi è di tre tipi: ambientale, urbana e sociale. Ecco, queste linee d’indirizzo, che abbiamo definito poco più di linee guida, sono prive di indicazioni sulla qualità sociale a cui vogliamo indirizzare la città, e sono intrise di affermazioni che parlano sempre di mix e di equilibrio tutela dell’ambiente-edificato, impercettibile se non in futuro, durante la progettazione, a cui rimandano sempre. Manca una parte importante dell’idea che noi abbiamo di città e di rigenerazione della città. Il primo obiettivo strategico del nuovo PUC deve essere la riqualificazione, la rigenerazione e la cura della città esistente, dei quartieri e delle borgate. Il nuovo Piano dovrà favorire il processo di riqualificazione della città, dei quartieri e delle borgate con l’obiettivo di migliorarne le caratteristiche e contribuire alla realizzazione di una qualità urbana diffusa, migliore. La riqualificazione delle periferie, che in questo piano manca, è una delle sfide per costruire una città equa e di qualità, un’attività fondamentale per le politiche di sviluppo, un’opportunità per ottenere e utilizzare bene risorse strutturali.
I processi di riqualificazione comportano un’attenuazione dell’impatto ambientale e generano occupazione qualificata; sono la grande occasione per lo sviluppo dell’impresa, dell’artigianato e dell’intero settore dell’edilizia che non implichi consumo eccessivo di suolo e che sia sostenibile e durevole. In una città in cui uno dei più importanti settori economici è il turismo, il miglioramento della qualità complessiva dell’edificato è un’azione necessaria.
In sede di elaborazione del PUC, dovranno essere definite politiche per favorire l’uso delle case vuote, utili anche per la residenza di popolazione temporanea e per incrementare e qualificare l’offerta ricettiva diffusa. Ci tornerò, perché di questo nel preliminare non si parla. L’obiettivo strategico della riqualificazione dovrà essere perseguito per noi tramite: una progettazione integrata della riqualificazione a livello di quartiere, di borgata o per macrocomparti, con interventi di recupero, trasformazione e riorganizzazione urbanistica.
Non si prevede più il progetto di riqualificazione dei quartieri, a cominciare dalla Pietraia. Il quartiere della Pietraia per la sua localizzazione, per le dotazioni di infrastrutture e di servizi anche sovra-locali, per la composizione sociale, si prestava ad essere un modello per sperimentare un progetto di riqualificazione a livello delle migliori esperienze internazionali con l’obiettivo di migliorare la qualità architettonica ed edilizia, di riqualificare il vasto patrimonio di “seconde case” di viale Europa, di attrarre e generare attività economiche tradizionali e innovative, di essere la “spalla” del Parco territoriale di Maria Pia. Un’occasione di partecipazione in senso proprio e che poteva e può indicare le linee guida per progetti analoghi in altri quartieri della città (Sant’Agostino, Pivarada, Carmine, Caragol, Carrabuffas, Taulera, solo per citarne alcuni).
Dopo decenni di edilizia orientata quasi esclusivamente alla costruzione di nuovi edifici, si tratta, tramite il PUC di governare un’autentica transizione del comparto imprenditoriale e artigianale verso un’edilizia nuova e diversa, orientata a riqualificare i quartieri, addensare, recuperare, ristrutturare, riusare, ammodernare, trasformare, ricostruire, rigenerare. Tutto questo, nel caso di Alghero, può dare certamente più posti di lavoro, posti di lavoro migliori e più qualificati, e può offrire opportunità d’impresa, stimolare il rafforzamento e il rinnovamento del tessuto delle imprese edili e dell’artigianato orientato alla qualità edilizia e alla sostenibilità ambientale.
Far west
Nel frattempo, in questi quasi 40 anni che ci separano dal Piano Regolatore Generale, la città è cresciuta quasi senza regole, tanto da far parlare di far-west, con alcune regole contradditorie come nel caso degli interventi di demolizione-ricostruzione, i famosi lotti interclusi, gli standard che sono saltati, e con interventi edificatori che hanno reso sature le zone B, le zone urbane. Una situazione resa ancor più grave in questi ultimi 20 anni dai piani casa che – derogando ad ogni atto programmatorio – sono andati a esaurire presto tutta la edificabilità residua prevista dal PRG. Interpretazioni suggestive e al limite della norma, hanno reso poi possibile che aree di servizi di quartiere siano state utilizzate in modo non sempre appropriato, con creazione di precedenti che sono diventati norma generale.
La casa
Una città come Alghero che ha una doppia velocità, quarantamila posti letto in seconde case, 36 alberghi, 1497 esercizi di ospitalità per altri 19.200 posti letto, tanto da far dire a gran voce nel preliminare in discussione che nessun altro comune della Regione possiede un’offerta ricettiva di entità simile. Ma ci sono 500 famiglie in graduatoria per avere una casa. Senza tetto. Di cui nel preliminare del PUC non si parla. Eppure, è importante sapere come questa priorità troverà spazio nel PUC e se risponderà alla reale domanda della popolazione algherese, alla domanda di servizi dei quartieri, alle centinaia di abitanti in graduatoria di assegnazione di un alloggio popolare e alle decine di giovani che non trovano una casa adatta alle loro esigenze. Alghero ha tante case vuote, costruite per chi viene in vacanza, a prezzi elevatissimi e di dimensioni non adatte a una famiglia che voglia viverci. Nel PUC si parla di 5.000 nuovi residenti, ma non si trova traccia di quali azioni concrete mettere in atto per attrarne e non farne andar via. Cosa accadrà nella città esistente, si continuerà a demolire per costruire palazzi a dieci piani, destinati ancora una volta a seconde case e non a chi vorrebbe viverci? Di questo non si trova traccia. Sarebbe importante sapere se nel nuovo PUC ci sarà spazio per le coppie di algheresi in cerca di casa e come questa previsione di aumento da 43.000 residenti a 50.000 residenti potrà avverarsi. Anche perché è dall’ipotesi di dimensionamento che discendono i metri cubi da edificare. Le nuove edificazioni nella cerchia urbana, ma anche a Fertilia e nelle borgate, devono essere orientate a risolvere la questione dell’abitare. Gli interventi di completamento nel centro urbano devono perseguire prioritariamente questa logica e questi obiettivi: un’edilizia volta a risolvere il problema della casa, che sia essa pubblica, sociale (di cosiddetto social housing), di cooperative, privata, di autocostruzione, assistita.
Pertanto, il Piano, sia nella parte di disegno progettuale che attraverso i suoi dispositivi normativi, deve creare i presupposti per efficaci politiche della casa di lungo termine. Che in questo preliminare non si intravvedono. Queste politiche sono necessarie ed essenziali anche alla luce della natura duale del mercato abitativo di Alghero, in cui oltre alla domanda di residenza sussiste una notevole domanda esterna (per seconde case, per case di vacanza e per usi ricettivi). Il raggiungimento di questo obiettivo passa per l’identificazione di aree e interventi per la realizzazione dell’edilizia pubblica, come anche di forme di co-housing e l’autocostruzione, anche tramite prescrizioni che prevedano adeguate cessioni all’Amministrazione comunale delle superfici edificabili da destinare a tali interventi; la costituzione di un patrimonio di edilizia pubblica o privata a canone calmierato tramite meccanismi e prescrizioni urbanistiche che prevedano possibilità di accordi di cessione degli alloggi in cambio di premialità volumetriche; l’istituzione di meccanismi normativi che favoriscano la destinazione delle abitazioni come casa di residenza. Solo alcuni suggerimenti se si considera il problema casa una priorità. Ma da questo piano non sembrerebbe.
Dinamiche demografiche
Eppure, se prendiamo per buone le dinamiche demografiche e socio-economiche previste nel preliminare (quelle del preliminare ambientale invece fanno parte di un lavoro commissionato a Criteria che sarebbe da aggiornare, parlo dell’allegato del PUC legato alla VAS, i cui dati sono vecchi), ma da pag. 48 del preliminare del PUC si capisce la tendenza: decrescita, saldo naturale negativo, indice di vecchiaia crescente, indice di natalità al di sotto della media italiana e sarda. 42.325 abitanti, 21.000 nuclei familiari, famiglie piccole, massimo 2 persone in media, 10.313 persone vivono da sole. Gli ultra 65enni sono il 26.4%, erano il 17% vent’anni fa, i ragazzi fino ai 14 anni meno del 10%, erano il 12.6% 20 anni fa. Il 45% della forza lavoro non ha una occupazione, questo è un dato attuale, anche se i dati forniti nel preliminare sono fermi al censimento del 2011. 11.000 pensionati su 42.000 abitanti costituiscono il più grande ammortizzatore sociale in una città che deve essere progettata dopo una lettura attenta dei suoi dati, se pensiamo – ce lo ricorda spesso l’assessore Salaris – che 3500 famiglie sono state costrette nel 2020 a rivolgersi ai servizi sociali, quasi 1 algherese su 4. Capite che abbiamo una occasione unica col PUC, che non è un piano di fabbricazione, per indirizzare la pianificazione strategica della città in termini di servizi e di migliore qualità della vita per tutti. E laddove si parla, a partire dalle linee guida, di una città che tende a 50.000 abitanti, dobbiamo capire come ci arriva, con quali indirizzi, con quali interventi. A questo serve un preliminare. Altrimenti, siamo di fronte ad un dimensionamento – come temo – sproporzionato rispetto alla realtà di oggi e di domani. Che città emerge dal preliminare? Una città turistica? Dai dati sembrerebbe di no. Una città di commercianti, o comunque di lavoratori che vivono dal commercio. Subito dopo arrivano i lavoratori, spesso stagionali, dell’ospitalità diffusa e della ristorazione. Infine, le costruzioni. Se avessimo un dato aggiornato, vedremmo molto probabilmente il balzo effettuato dal comparto edile grazie al decreto crescita e ai vari bonus fiscali. L’agricoltura è invece in crisi, così la pesca, i posti letto alberghieri risultano in crescita, ma soprattutto nell’ospitalità diffusa, non abbiamo un’offerta alberghiera di qualità (pochi 5 stelle). La domanda alla quale il PUC deve rispondere, ma non ho trovato l’indirizzo nel preliminare, sarebbe: che turismo vogliamo? Che turisti vogliamo? Da qui anche le scelte infrastrutturali e di sviluppo aeroportuale, portuale, dei collegamenti interni, dell’offerta culturale. Che città vogliamo? Quali servizi per i giovani e per gli anziani? Il verde, i parcheggi, i luoghi di aggregazione. Per i residenti e per gli ospiti.
Lo scenario progettuale di riferimento
Si dice che il PUC sarà un mosaico, composto dal PUL, dal PAI, dal Piano Urbano del Traffico che nella versione del professor Willy Husler è stato già adottato nella scorsa consiliatura, dal Piano del Porto, da quello del Parco. Dichiarate quindi, e noi siamo favorevoli, che in questi mesi ci sarà uno sforzo concentrico per giungere insieme al PUC all’adozione di questi strumenti indispensabili per la pianificazione complessiva della città e del suo territorio. Se il piano del traffico deve rivisitare la viabilità in relazione agli effetti che produrrà la circonvallazione e (speriamo) il primo lotto della Sassari-Alghero, deve intervenire sulle aree di sosta che mancano, sulla pedonabilità in vaste aree, penso allo scalo tarantiello, ai grandi spazi dell’area portuale, fino a via primo maggio; se il piano dei litorali deve garantire un quadro coerente di regole a tutela di cittadini e imprese e di preservazione degli ecosistemi costieri, il piano del parco, sovraordinato al PUC, è necessario che si muova in coerenza assoluta e in sincronia con il PUC.
Porto Conte
Nel PRG degli anni 70-80 si è fatta la scelta della salvaguardia assoluta su Porto Conte, si concedeva – quasi come compromesso – la possibile parziale compromissione dell’area di Maria Pia e Cuguttu, mentre per Calabona si sono date negli anni interpretazioni diverse sull’obbligo di pianificazione congiunta a monte e a valle della provinciale Alghero/Bosa. In questo preliminare sul PUC le tre aree pregiate della città ritornano, con una definizione che sembra anch’essa compromissoria. Emergono tre poli definiti turistico-ambientali. Non si dice molto. Non ci si sbilancia. Però su Porto Conte si afferma che qui si completerà l’offerta ricettiva sulla fascia costiera, con riqualificazione e completamento delle strutture ricettive. Si parla di recupero di manufatti esistenti e di aree integrate con le norme sulla ricettività diffusa prevista nel piano della bonifica. Sono interventi che vanno armonizzati col piano del parco. Valutati nel dettaglio con attenzione. Sorprende l’inserimento nel paesaggio urbano di Pischina Salida e Tramariglio, trattati alla stessa stregua delle borgate dell’agro. Anche se devo ammettere che nella risposta alle osservazioni e nell’istruttoria degli emendamenti l’ufficio specifica – ed è riportato agli atti – che non si prevede nuovo consumo di suolo e un processo coerente col piano del parco nel cui perimetro Porto Conte ricade e con esso Pischina Salida e Tramariglio, alla ricerca di difficili equilibri tra fatti insediativi e tutela ambientale.
Maria Pia
Per Maria Pia non si scrive altro che la previsione di un importante progetto in cui la tutela ambientale si integra con strutture ricettive e turistiche di eccellenza. E’ un po’ vago per una zona tutelata nella quasi totalità della superficie, tra l’altro in buona parte recuperata alla proprietà pubblica, grazie al rilancio dell’azione a difesa della collettività.
Calabona
Altro polo turistico-ambientale è previsto a sud, a Calabona. Qui si va dalla previsione del parco geominerario al recupero dei manufatti della miniera fino a quelli della base di Poglina, con previsioni di realizzazione di nuove strutture ricettive. Dove? Come? Chi vivrà vedrà.
Ospedale
Anche sull’ospedale non si fanno scelte chiare, tutt’altro, vedi pagg. 90 e 108. Si va dall’ubicazione a Mamuntanas del nuovo ospedale all’ampliamento dell’esistente. Con nostri emendamenti ribadiamo la nostra visione: la creazione di una cittadella sanitaria a La Taulera, nella quale realizzare il nuovo ospedale DEA di primo livello adiacente all’attuale struttura che, a sua volta, diventerà sede degli ambulatori specialistici e dell’amministrazione sanitaria; l’Ospedale Marino manterrà funzione ospedaliera e polo riabilitativo – traumatologico, con corsi di laurea e specializzazione in traumatologia dello sport. Punto.
Ferrovia e penetrazione urbana
A livello della mobilità si prevede la realizzazione di un centro intermodale, e se a pagina 60 si prevede di riqualificare la tratta ferroviaria Alghero-Sassari in termini di metropolitana di superficie, integrandola col polo intermodale nell’area urbana, al collegamento con l’aeroporto (passando per Maria Pia) e con un’ulteriore linea tranviaria urbana che raccordi nord e sud della città, nella parte relativa alle previsioni progettuali non se ne fa più cenno, ma soprattutto fatti concludenti contingenti affermano che quest’amministrazione si accontenta del collegamento sassari aeroporto stazione pietraia. Errore clamoroso perché nessuno che deve dirigersi dalla città all’aeroporto andrà alla pietraia in auto per lasciarla parcheggiata alla stazione e prendere il treno. Ed è una previsione possibile, quello del tram treno e della penetrazione urbana, con risorse alla portata. Se non ora, quando?
Surigheddu e Mamuntanas
La previsione è quella di separare l’unico grande e fertilissimo compendio regionale: fare agricoltura, golf, sistema ricettivo. E l’ospedale nuovo. Una grande confusione. La nostra proposta è anche in questo caso chiara: mantenere l’unitarietà del compendio Surigheddu-Mamuntanas e il suo recupero produttivo finalizzato all’occupazione locale e al completamento della filiera agricola, dalla produzione alla trasformazione, dalla commercializzazione alla didattica.
Aeroporto
Il piano si limita a prevedere per lo scalo aeroportuale ciò che il master plan della Sogeaal da tanti anni già contiene. Riteniamo invece che sia l’occasione per pianificare l’espansione dell’aerostazione in armonia con il piano di sviluppo aeroportuale e sulla base delle previsioni di traffico per gli anni futuri, alimentato non più soltanto dalla “continuità territoriale” con la penisola – fattore comunque determinante – ma soprattutto dalle nuove rotte del traffico turistico di tipo low cost verso una città che è storica porta turistica dell’isola nonché accesso privilegiato a molte tra le località turistiche della Sardegna. Ulteriore impulso perviene dalla necessità di adeguarsi ad un nuovo concetto di aeroporto, diffusosi negli anni recenti in concomitanza con lo sviluppo del traffico low cost. Accanto all’originaria funzione infrastrutturale, sono iniziate a fiorire anche funzioni legate al territorio quali commercio, attività ricettive e terziarie che dovranno essere ora disciplinate, pianificate, sviluppate ed armonizzate
Il dimensionamento
Il dimensionamento del Piano in termini di fabbisogno abitativo e ricettivo dovrà essere derivato dalla “Relazione sull’assetto demografico, socioeconomico e sul settore turistico”. A tal fine, lo studio dovrà essere aggiornato per tener conto dei più recenti trend demografici del Comune di Alghero, come anche dell’evoluzione dei flussi turistici e dell’offerta ricettiva. Occorre riconsiderare i volumi delle zone B1 e B2, in quanto aree che necessitano di interventi di riequilibrio urbano, di riqualificazione architettonica e dotazione di servizi adeguati alle esigenze antropiche.
Le trasformazioni edilizie devono tendere alla diminuzione del carico urbanistico in atto, inteso come riduzione degli indici esistenti e come alleggerimento delle funzioni congestionanti.
Sebbene le previsioni demografiche a livello locale (e ancor più quelle legate alle dinamiche del turismo, un comparto economico in rapida evoluzione) presentino sempre un grado di incertezza, i più recenti dati demografici dell’Anagrafe comunale, con diminuzione della popolazione residente da 44.000 abitanti a 42.000 abitanti, in pochi anni, non evidenziano elementi incoraggianti. Il Piano dovrà perseguire l’obiettivo di rendere minimo il consumo di suolo, utilizzando aree all’interno degli ambiti urbani costituiti e individuando interventi ai loro margini per disegnare, consolidare e completare il tessuto urbanizzato al fine di condurre a un’armoniosa forma urbana. Noi vogliamo che Alghero abbia il PUC, non un PUC qualsiasi, ma quello che consenta alla città di crescere dal punto di vista sociale, direi della giustizia sociale, ambientale ed economico. Lo vorremmo realizzare in modo partecipato, con i cittadini, con i comitati di quartiere e borgata, in modo aperto e trasparente. Ci saremmo aspettati molto di più da questo preliminare. Ma faremo avere il nostro apporto. Prendiamo questo atto per quello che è, dandogli la giusta importanza, poco più che linee guida incomplete, e sapendo che tutto il lavoro vero di progettazione appartiene al futuro e alla nostra capacità di disegnarlo insieme”, conclude Mario Bruno.