di Pere Lluís Alvau
Quando nel luglio del 1981 fu demolito ad Alghero lo stabile dell’antica stazione ferroviaria, lasciando però il binario perché permettesse l’arrivo del treno fino all’originaria fermata, non si pensò che quello sarebbe potuto essere il germe di un innovativo servizio tranviario per la città.
Gli anni ’80 ed ancor più il successivo decennio degli anni ’90 vedeva a livello europeo riaffacciarsi prima e riaffermarsi successivamente la mobilità urbana su rotaie. Tantissime città, grandi e piccole, con concetti, tecnologie e mezzi diversi, hanno ripristinato e rammodernato le originarie strutture ed altrettante città hanno fatto il primo passo di avvicinamento a questo non certo innovativo tipo di mobilità urbana. Altre città di levatura europea come Milano hanno lasciato intatte non solo le sempre funzionanti linee ma, come nel caso di Lisbona, hanno conservato e restaurato gli antichi tram che oggi, oltre a continuare a snellire il traffico urbano, fanno parte dell’arredo storico e caratteristico di quella come di altre città.
In quegli anni i finanziamenti comunitari venivano indirizzati – anche in maniera massiccia – nella direzione della mobilità urbana su rotaie.
Un politico che proprio in quei due decenni ebbe responsabilità di rilievo ad Alghero intuì la possibilità di non “mortificare” la fine dei binari algheresi oltre un chilometro prima del termine originario; anzi ne vedeva il prolungamento fin dentro la città, con due diramazioni proprio dalla Petraia (stazione di Sant’Agostino vecchio) fino a due punti nevralgici della città. La prima diramazione con una minimetropolitana fino alla rotonda centrale dei giardini “Manno”. La seconda con una linea tranviaria di superficie, che avrebbe dovuto fungere anche da circonvallazione su rotaie, fino al popoloso quartiere di Sant’Agostino (nuovo) con capolinea nello slargo principale tra le palazzine IACP nei pressi della parrocchia del Santissimo Nome.
Quel politico riconosceva che il suo teorico progetto potesse sembrare troppo innovativo a molti suoi colleghi troppo spesso sonnacchiosi per i miglioramenti urbani con opere di finalità pubblica ed invece più spesso aperti per una città ormai in quegli anni al culmine della politica del mattone. Quella politica che aveva impedito l’approdo ad una pianificazione urbanistica ordinata e rivolta al futuro, finalizzata ad una seria programmazione sociale, economica e turistica. Quello stesso sistema che privo appunto di ordinata impostazione già dava sintomi evidenti di cedimento qualitativo.
Sempre quel politico vantava (senza millantare, a differenza di altri) rapporti e conoscenze con rappresentanti dei vari governi dell’epoca. Pare che un ministro ed alcuni parlamentari avessero informalmente garantito la loro disponibilità a sostenere un eventuale progettazione in tal senso, se fosse pervenuta da parte del Comune di Alghero la formale istanza corredata dalla documentazione necessaria (progetti, relazioni e quant’altro). L’idea di quel politico però non venne presa sul serio, anzi alcuni suoi compagni di partito lo derisero affermando che fosse un visionario di soluzioni troppo avveniristiche. Sta di fatto che nonostante quelli fossero ancora anni di “vacche grasse” e di interventi economici dall’alto relativamente facili per quanto riguardava le opere pubbliche, l’idea di una minimetropolitana algherese con tramvia urbano non solo venne accantonata ma non fu presa neanche in considerazione in termini di dibattito all’interno del partito che esprimeva quel rappresentante..
Sarà un caso ma pochi mesi dopo Sassari presentò la sua proposta di una metropolitana di superficie che venne subito abbracciata dalle varie forze politiche presenti in Consiglio comunale e furono avviate a tempi di record progettazione, istanze per i finanziamenti ed avvio dei lavori. Non è azzardato affermare che i politici sassaresi (e di altre aree limitrofe) siano sempre stati più scaltri e lungimiranti di quelli algheresi.
A tutt’oggi, nonostante la non facile raggiungibilità, dal centro città, della stazione Alghero-Sant’Agostino nel quartiere della Petraia, la linea ferroviaria Sassari-Alghero (o viceversa, per non scontentare i pochi campanilisti rimasti!) è la più frequentata di tutte le linee a scartamento ridotto della Sardegna. Decine di lavoratori e studenti pendolari la utilizzano quotidianamente da Alghero per raggiungere il capoluogo, nonostante gli oggettivi ed evidenti disagi per raggiungere la stazione. Nei periodi di vacanza (la sempre più lunga stagione balneare, le festività natalizie e pasquali, i ponti con festività civili, nonché i fine settimana) i viaggiatori aumentano notevolmente nei due sensi di marcia e ciò che stupisce è che questa linea ferroviaria non è relegata a fasce di età o categorie sociali limitate e definite ma è utilizzata trasversalmente da tutti.
Perché dunque non riutilizzare parte dell’area lasciata libera dall’eliminazione dei binari dal tratto che va dall’attuale stazione ferroviaria sino al porto al fine di ripristinare un moderno binario marcia tram che andrebbe ad occupare sicuramente uno spazio molto più ridotto che in passato? Garantirebbe soprattutto l’arrivo fino in centro dei numerosi passeggeri – sia utenti quotidiani che turisti – che sicuramente, data la comodità di un mezzo a disposizione, andrebbero ulteriormente ad aumentare.
Lascio a chi ha competenze tecniche specifiche l’eventuale soluzione di problemi e difficoltà non certo insormontabili. Penso solo che con le nuove tecnologie e con i nuovi mezzi non ci sarebbero problemi di sicurezza e si andrebbe a dare anche un giustificato e parziale utilizzo a quell’enorme spartitraffico fino allo scalo Tarantiello. Si, perché vedrei il tram arrivare al suo capolinea ideale proprio alla fine (od inizio per chi guarda in senso opposto) dello spartitraffico che ha origine all’inizio di via Garibaldi (lato Lungomare Barcellona).
Non bisogna pensare ad a un treno tradizionale, si dovrà pensare ad un tram che potrebbe essere utilizzato non solo per i passeggeri per Sassari, passando per Olmedo, ma anche ad un eventuale navetta per l’aeroporto che si congiungerebbe con quella che ormai sembra definita per i sassaresi la linea Sassari-Aeroporto.
Non diciamo “no” in tronco come fu detto a suo tempo a quel politico di cui vi ho parlato prima. Il mio è un invito alla riflessione proiettata ad un futuro già sperimentato da altre realtà che ne hanno tratto soltanto benefici in termini di mobilità, igiene ambientale, decoro urbano, decongestione del traffico, efficienza del servizio pubblico.
Ben venga, dunque, il comitato costituito in queste ultime settimane ad Alghero con finalità simili se non analoghe a quelle qui illustrate.
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