Di Pere Lluís Alvau
Sempre con più anticipo – forse quest’anno un po’ meno per via di contingenze e congiunture dovute all’innegabile crisi economica – vengono predisposte le vetrine dei negozi in tema con le festività natalizie e di fine anno, che con attività ed iniziative collaterali – talvolta non sempre lusinghiere – si cerca di allungare per un potenziale e sperato maggiore volume di vendite.
Credo che molti dei miei coetanei conservino i ricordi che riportano all’infanzia, quando frenetici e laboriosi commercianti innevavano i vetri dei negozi con cotone opportunamente filato ed allargato per dare quell’idea di neve da sempre legata al Natale. Era l’occasione soprattutto per esporre fra le luci delle micro lampadine colorate ed intermittenti anche quanto di meglio potesse offrire il proprio campionario merceologico, soprattutto di natura indumentale e manifatturiero.
Si andava incontro, dunque, al cambio di allestimento delle proprie vetrine adeguandole all’evento eccezionale dell’anno, così come si era fatto in precedenza e si sarebbe continuato a fare per gli appuntamenti fissi che cadenzavano l’attività commerciale, ovvero i cambi di stagione quando dopo aver liquidato le merci del momento (vendendole a prezzi scontati o riportandole in magazzino) si allestiva la vetrina con gli articoli della nuova stagione alle porte.
Tutto ciò avveniva, e continua ad avvenire ancora negli esercizi di provata e garantita professionalità, con dedizione e la dovuta correttezza nei confronti della clientela e dell’utenza in generale, anche se oggi quelle qualità da commercianti quasi illuminati hanno iniziato a diventare, purtroppo, sempre meno diffuse.
Le vetrine venivano (ed ancora oggi, come detto, sempre più sporadicamente) completamente o quasi “oscurate” nella loro interezza agli occhi dei passanti -se non con tende interne a mo’ di sipario che si potevano permettere gli esercizi più avviati e consolidati- con fogli di giornali, preferibilmente quotidiani (anni addietro, per la verità, di dimensioni maggiori delle attuali) che permettevano agli operatori all’interno dei negozi di allestire con comodità, nell’arco di quella mezza giornata strappata alle vendite, gli spazi espositivi che avrebbero offerto ai passanti abituali ed occasionali anche con un vezzo di novità, estro e sorpresa.
Non vi era bisogno di esporre, in quanto era oltremodo evidente e sarebbe stata anche una banalità, alcuna dicitura che annunciasse che la vetrina fosse in allestimento.
Oggi capita sempre più spesso d’imbattersi in vetrine approntate con cura e non di rado con gusto nei minimi dettagli espositivi, illuminate con dovizia e finanche giochi d’ombre e sinuosi drappeggi, che esaltano quanto esposto con invitante e suadente curiosità ai potenziali clienti.
Il tutto condito però con una stonante, inadeguata ed ingannevole scritta “vetrina in allestimento”.
Questa dicitura è passata col tempo dall’essere scritta a mano con finta discrezione su un foglio di carta, alla composizione in grassetto con stampa al computer, alla sfacciata targa plastificata o in metallo o in vetro-metallo con annesso piedistallo da collocarsi in pianta fissa in determinate e sempre più numerose vetrine.
Il tutto in sostituzione e studiata alternativa dell’indicazione dei prezzi che la legge impone siano esposti. Una semplice scritta di pochi centimetri quadrati – talvolta polverosa a testimonianza dei lunghi tempi di esposizione – per eludere un dovere civico ed una forma di educazione e di rispetto di ordine generale dovuti ma di fatto prepotentemente evasi nei confronti dei clienti.
Non mi soffermo a diffondere inviti e consigli fin troppo scontati a potenziali utenti ad evitare gli esercizi che attuano questo genere di comportamento. Un invito lo inoltro invece alle amministrazioni civiche che dovrebbero vigilare con propri interventi e le maestranze di cui dispongono su questo aspetto solo apparentemente marginale, applicando semplicemente quanto già previsto dalla normativa dello Stato ed eventualmente contemplando nei propri regolamenti commerciali anche l’allestimento in corso delle vetrine. Come? Imponendone semplicemente la copertura, possibilmente in maniera decorosa e con l’innegabile fantasia che è propria di molti commercianti (od in alternativa con i tradizionali fogli di giornale), per il tempo realmente necessario per l’allestimento.
Probabilmente non sarebbe neanche necessario esporre quell’antipatica dicitura che troppo spesso e quasi sempre sa di vera e propria presa in giro.