Mercoledì 22 Marzo, aggiornato alle 20:08

Le aziende sarde continuano ad assumere nonostante le difficoltà. Elisa Sedda: solo l’11,6% degli assunti avrà un posto stabile

Le aziende sarde continuano ad assumere nonostante le difficoltà. Elisa Sedda: solo l’11,6% degli assunti avrà un posto stabile

GIOVANI E LAVORO – Le aziende sarde continuano ad assumere nonostante
le difficoltà: 120mila contratti nei primi 6 mesi dell’anno ma solo
l’11% è a tempo indeterminato. In difficoltà gli under 30: solo 3mila
hanno trovato lavoro stabile. Elisa Sedda (imprenditrice e Delegata di
Confartigianato Sardegna per le Pari Opportunità): “Gli imprenditori
hanno bisogno di forza lavoro qualificata e incentivi alle assunzione
e formazione”.

Le imprese sarde continuano ad assumere. Nonostante le difficoltà date
dal caro energia, da crollo del potere d’acquisto delle famiglie e
dall’aumento del costo delle materie prime, le attività economiche
isolane nel primo semestre di quest’anno hanno firmato oltre 120mila
contratti di lavoro, di cui più di 40mila hanno riguardato gli under
30 (il 33,1%).

Sono questi i dati relativi al dossier sulle assunzioni in Sardegna
nel 2022, elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese
Sardegna, su fonte UnionCamere, Anpal ed Excelsior.

Nel totale delle assunzioni, 14mila sono stati i contratti a tempo
indeterminato, 48mila a tempo determinato, 1.500 gli apprendisti,
43mila gli stagionali, quasi 7mila i contratti di somministrazione e
6mila gli intermittenti. Le percentuali parlano che solo l’11,6% del
totale degli assunti avrà un posto stabile nel tempo (indeterminato)
mentre al restante 88,4% sono state offerte altre soluzioni
lavorative.

Sul totale degli assunti, come anticipato, i contratti under 30 sono
stati più di 40mila (il 33,1% del totale delle assunzioni), con quasi
3mila a tempo indeterminato (7,5%), 14mila a termine (35,6%), 1.300
gli apprendisti (3,3%), oltre 16mila gli stagionali (40,3%), 2.500
quelli a somministrazione (6,4%) e più di 2.700 quelli intermittenti
(6.9%).

Il record delle assunzioni è stato registrato nel Nord Sardegna, con
51.600, di cui quasi 18mila per gli under 30: di questi ultimi, solo
443 sono stati assunti a tempo indeterminato (5,9%). Segue Cagliari
con oltre 32mila assunzioni, di cui 10mila under 30 con 997 giovani
(il 9,9%) che hanno avuto il contratto a tempo determinato. Poi 17mila
nel Sud Sardegna, di cui 5.700 under 30 e 121 (il 7,7%) a tempo
indeterminato. Ancora Nuoro con 12mila assunzioni, di cui 4.100
giovani, con 315 che hanno avuto una offerta stabile (7,7%). Chiude
Oristano con oltre 7mila assunzioni, di cui 2.200 per i giovani e 184
a tempo indeterminato (8,1%).

“Le imprese stanno facendo il possibile per avere forza lavoro a
disposizione e per stabilizzare gli addetti – commenta Elisa Sedda,
imprenditrice e delegata regionale di Confartigianato Imprese Sardegna
per le Pari Opportunità – ma la situazione socio-economica, che si
protrae ormai da 8 mesi, e che giorno dopo giorno si aggrava sempre
più, non consente di fare ulteriori sacrifici e di programmare
ulteriori assunzioni, a danno sia di un sistema economico che rischia
di fermarsi bruscamente, sia di tutta la platea di lavoratori che
attendono un contratto”. “I numeri di questo primo trimestre, a prima
vista potrebbero, sembrare confortanti e in parte lo sono, visti i
120mila contratti – continua la Sedda – ma ciò che preoccupa è che
solo l’11,6% degli assunti avrà un posto stabile e solo 3mila under30
saranno stabilizzati definitivamente”.

E molto incide anche la mancanza di figure professionali adatte alle
mansioni che ricercano le imprese.

“Proprio in questo periodo siamo al paradosso: il lavoro c’è, la
possibilità di assumere è buona ma mancano le figure adatte – rimarca
la Sedda – la realtà è che gli imprenditori hanno necessità, per la
loro azienda, esclusivamente di personale adeguatamente formato e
pronto a operare in tutti i settori”.

Per questo, secondo Confartigianato Sardegna, l’Isola che produce non
potrà mai esprimere tutto il suo potenziale se non si allineeranno i
percorsi formativi alle esigenze delle aziende e se non si favorirà
l’inserimento dei giovani nelle imprese artigiane.

“Da tempo ribadiamo la necessità far ripartire i corsi, teorici e
pratici aggiuntivi rispetto a quelli già previsti nei Piani regionali
di formazione professionale che potrebbero essere realizzati nelle
Botteghe Scuola – sottolinea – inoltre sarebbe utile adottare il Piano
regionale di rilevazione dei fabbisogni professionali delle imprese,
con tempi certi e brevi per l’erogazione della formazione, anche
tramite voucher, e “ripensare” l’apprendistato con un maggiore
coinvolgimento dell’imprenditore ed una formazione teorica finanziata
più mirata sul settore e sulle esigenze delle imprese, anche tramite
forme simili al praticantato nelle professioni”.

Per l’Associazione di Categoria, il lavoro nelle imprese lo si crea, e
lo si conserva, anche con i contributi a fondo perduto per sostenere
le aziende artigiane coinvolte nel passaggio generazionale, a favore
dei figli dell’imprenditore o dei dipendenti da almeno cinque anni
dell’impresa, tramite voucher per la fruizione da parte del successore
di servizi finalizzati allo start up della propria esperienza
imprenditoriale. Per questo è necessario ridefinire un sistema di
incentivi e detrazioni rivolti ai cittadini che intendono formarsi per
il conseguimento di qualifiche professionali, costi, tutt’ora a carico
delle famiglie.

“Sappiamo bene come l’apprendistato, soprattutto in artigianato, sia
uno strumento importante per l’inserimento dei giovani in azienda –
conclude la Sedda – seppure la Sardegna faccia registrare bassi tassi
di assunzione in apprendistato, notiamo una dinamica che sta
riprendendo piede velocemente. Per questo è necessario prendere, al
più presto, accorgimenti come, per esempio, valorizzare il ruolo del
maestro artigiano l’unico in grado di trasferire al giovane le
conoscenze e competenze utili per una corretta qualificazione
professionale. Inoltre c’è il bisogno di rendere lo strumento più
appetibile dal punto di vista del costo del lavoro a carico
dell’impresa, soprattutto al termine del percorso di apprendistato
laddove ci sia l’assorbimento in azienda del giovane”.


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