C’è grande visibilità nei media, la politica ha occupato un grande spazio, spodestando di fatto il giornalista che da sempre si è occupato di far cronaca e informare. E gli apripista ora non si lamentino. Game over.
Siamo nell’era dei comunicati stampa. Il politico, specie a livello locale, fa un grande uso, meticoloso e puntuale della comunicazione. Quella veloce. Sono proprio finiti i tempi in cui la battaglia politica si combatteva fra i banchi del Consiglio Comunale, nelle Commissioni. Ora c’è grande visibilità nei media, specie on line, e la politica ha occupato un grande spazio, spodestando di fatto il giornalista e chi da sempre si era occupato di cronaca e informare. Il politico fa da se. Sovente lo fa anche bene. Confeziona il messaggio, lo affida al comunicato, e in tempo quasi reale, lo distribuisce nelle redazioni. La bulimia comunicativa è evidente.
Chi amministra , deve gestire, fra l’altro, l’azione demolitiva, quasi quotidiana, di chi gli si oppone. Il disgusto che si sta provando per le offese, elargite con sapiente cattiveria, ad personam, non ha limite. Da una parte e dall’altra. La politica vissuta per gruppi e da tifosi, sta provocando sfraceli e alzato muri. Tutto è opinabile. Tutto serve. Tutto viene piegato a proprio uso e consumo. Persino sulle disavventure personali c’è un accanimento, e sebbene ci sia sforzo apparente di distinguo, il risultato finale è il frullato in un trita tutto di uomini e idee. E le critiche della politica, che sovente scivolano nell’offesa, rappresentano in maniera inequivocabile, lo spaccato della nostra quotidianità, dove si è divisi su tutto, dove una sola cosa che vada bene non c’è. Il trionfo del manicheismo.
E’ il prezzo che si deve pagare. Una volta la battaglia politica si combatteva dai banchi del Consiglio Comunale, era li il terreno di scontro, ed era lì che si aveva il “termometro” e la percezione di apprezzare la bontà di una proposta politica, o anche la sua avversione. Ed era sempre lì il luogo dove a nudo si metteva l’acume o il limite di chi faceva politica. Ora nel calderone di “tutti dentro” non si comprende più chi sia la mente e chi il peone. E la società è anestetizzata e confusa, e i suoi cittadini costretti a scegliere il campo di appartenenza da tifosi, perchè le idee, e chi le manifesta, viaggiano in un mondo virtuale, dentro un nuovo modo di comunicare. Il comunicato stampa.. appunto.
E fare giornalismo, anche nella nostra città, diventa pressoché impossibile, e il “modus operandi” dettato e imposto da qualche anno, da chi è stato apripista nella comunicazione on line, porta alla conclusione: non serve lamentarsi ora che si è stati travolti. Game over.